Quell’oscuro oggetto…

Quell’oscuro oggetto del desiderio


Questo post l’avrei dovuto scrivere qualche giorno fa, dopo aver visto (finalmente) questo (ennesimo) capolavoro di Bunuel. Perché? Subito spiegato: la mia memoria non funziona molto bene ultimamente (vedi esame) e tendo a dimenticare tutto. E’ anche per questo che ho creato questo blog, ed è il motivo per cui si chiama “Memorie”. La mia amica psichiatra mi ha consigliato di prendermi una vacanza (“dai miei problemi”, aggiungerei io, citando “Tutte le manie di Bob” con Bill Murray). E invece io mi curo con il cinema, come ho sempre curato nevrosi e depressioni fin da quando ero un piccolo guaglione. Fine della parentesi personale, direi.


La cosa straordinaria dell’ultimo Bunuel (“Fascino discreto della borghesia” e “Fantasma della libertà” inclusi) è la sua inventiva, la sua capacità di inserire in un testo lineare (seppur all’interno di un flashback) inserti surrealisti (e non semplicemente surreali) che non se ne stanno lì a fare bella figura isolati da quella che è la dimensione narrativa, ma la permeano e la invadono: lo stesso personaggio ha due volti diversi, senza spiegazione o giustificazione apparente, e molti più di due . Tolta la questione più “seria”, quella dell’approccio crudele e vendicativo nei confronti degli atti linguistici, e soprattutto nei confronti della tanto vituperata bourgeoisie (mi ha detto babelsifh che si scrive così), è un film incredibilmente (ma davvero) divertente.

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