Canicola (Hundstage)
di Ulrich Seidl, 2001



La provincia austriaca, con i suoi viali dominati dagli onnipresenti centri commerciali e le sue villette bianche, è un posto dove è impossibile essere felici, ed è impossibile non essere infelici. Tra altarini e vite segrete, squallori quotidiani e solitudini perverse, appare una sorta di angelo della purezza, sorta di nuova visitatrice pasoliniana, capace con la sua insopportabile logorrea di far uscire le contraddizioni e i piccoli orrori quotidiani che nascondono le vite della media borghesia.



Il film di Seidl non si ferma davanti a niente nella rappresentazione impietosa del suo zoo umano, e i suoi personaggi si scaldano al sole (i titoli di testa sono straordinari, ricordano il miglior Lynch) come animali in attesa della caccia, o della morte. Magari lo fa con un po’ di scorrettezza, spingendosi nei territori del porno e della sgradevolezza ricercata a tutti i costi, ma conservando uno sguardo antropologico di rara coerenza e di impressionante crudezza.



L’affresco infernale dipinto da Seidl non cerca l’abbellimento o la ricercatezza strutturale di Inarritu o di Tarantino. Lascia invece che siano gli eventi, messi lì apparentemente alla rinfusa e solo di rado incrociati, a parlare da soli. Magari perdendo valori formali che l’avrebbero reso più digeribile, ma la patina grezza non arriva alla depravazione degli idioti vontrieriani, fa parte del progetto e non si può di certo condannare.



Canicola non è un capolavoro, è un film imperfetto e massacrante, per le ragioni suddette ed altre. Ma sa parlare, con durezza e con sardonica ironia, della vecchiaia, della perdita, e dell’impossibilità di comunicare e di amare. E ne parla direttamente alle viscere.

19 Thoughts on “

  1. me lo chiedo da solo: ma il post su kung fu hustle?

  2. già, il post su Kung Fu Hustle? Di Canicola ho dei ricordi un po’ sbiaditi, ma non credo che mi abbia colpito così tanto come sembra avere fatto con te.

    Andrea

  3. utente anonimo on 14 aprile 2005 at 15:50 said:

    Io di canicola mi ricordo la donna brutta alle prese coi cazzi. E mi ricordo che non faceva venire gran voglia di rivederlo, il che può essere interpretato come un punto a favore del film. In generale sono d’accordo con te.

    Ma Kung FuSION?

    Ohda

  4. @andrea: sì, mi ha colpito. ma da tre pallette e mezzo, diciamo.

    @gong kung fu fusion hustle aspetterà ancora un po’.

  5. io lo feci vedere ad un mio amico dopo una dura giornata di lavoro…quando non dormiva voleva uccidermi

  6. Io gli darei quattro, se non quattro e mezzo. Si, non fa molto venire la voglia di rivederlo, però l’ho visto due volte, dopo una decina di mesi dall’acquisto del dvd ho ceduto alle tentazioni della vos. Ingiustificato non vincitore del Leone d’Oro a Venezia 2001. Il vecchino a cui uccidono il cane è un mio mito personale.

  7. “la gente è cattiva”.

  8. ho linkato sul mio blog un tuo post.nn potevo evitarlo, troppo in sintonia con il mio umile parere. è che forse nn avevo il coraggio di stroncare Antonioni (Eros)?…vergognoso.

    Ciao;)

  9. utente anonimo on 15 aprile 2005 at 12:15 said:

    Bel blog,complimenti!!

    Di Canicola ricordo effettivamente scene sgradevoli,ma il regista non cade mai nello scontato.L’ho visto quasi subito dopo il bellissimo Funny Games,sempre austriaco.7 giorni dopo è stato il turno di La pianista,sempre di Haneke…..ma gli austriaci tendono ad essere sempre così crudi?Mi viene da pensare che veramente lassù non gli passi un granchè… :)

  10. utente anonimo on 15 aprile 2005 at 12:32 said:

    le tue recensioni fanno venire voglia di vedere e rivedere i film. a prescindere.

    claudio

  11. claudio e miagioia, grazie!!!

    anonimo, Funny Games però è mooooolto più bello di questo. :-)

  12. utente anonimo on 15 aprile 2005 at 14:08 said:

    ma ci sono scene di sesso non simulate?

  13. Sì sì, ma quanto di meno allettante esista

  14. sì, direi non simulate. ahah. che robe.

  15. Massacrante Hundstage (giorni da cani), e abbacinante, un po’ come lo straniero di Camus.

    E nel giorno più caldo a Vienna niente ribellione cieca contro lo stato delle cose come in Do the right thing di Spike Lee.

    Invece c’è la triste impressione di aver assistito solo a episodi che avrebbero potuto succedere in un giorno qualsiasi.

    E durante il film diventa sempre più chiaro che è la vera eroina della storia è la pazza che dice sempre la verità. E’ lei l’unica che sa come illuminare la notte (vedi finale (ok sto forzando brutalmente… cancellare l’ultima frase)).

    Ed è lei a lasciarci un briciolo di speranza quando la vediamo attraversare indenne una lunga galleria di orrori.

    Io sono rimasto folgorato da questo film, ha delle scene bellissime e strazianti. Ad esempio papa’ e mamma distanti e silenziosi sull’altalena sotto la pioggia e in mezzo a loro un altalena più piccola, vuota; il posto della figlia morta.

    C’è anche da ricordare che Seidl è per formazione un documentarista, da cui il suo stile molto crudo.

    E farei attenzione anche a non confondere i sobborghi di vienna con un qualcosa di molto più universale. Periferie piene di supermercati e vuote di vita ci sono ovunque purtroppo. E chi non conosce a memoria canzoni inutili e irritanti come i jingle delle pubblicità?

  16. ecco lo sapevo, mi faccio prendere la mano da un film ganzo e scrivo un commento logorroico e sgrammaticato :(

  17. no, hai scritto delle cose molto giuste. come il riferimento alla scena dell’altalena, l’unica davvero “emozionante” (in senso classico) nella glacialità del film, e come il discorso sul documentario (credo di averlo accennato anch’io), e come la tua visione del finale, molto stimolante (che lei sia la “speranza”, non ci sono dubbi: e guardate com’è ritratta, e guardate che fine fa)

  18. Secondo me non è che la pazza sia la speranza, quanto piuttosto un misto di poesia e verità. Ma la speranza ce la da il vederla attraversare un film terribile e vederla uscirne viva e uguale a com’era quando vi è entrata.

    Poi da come l’ho capito io lei è parte di quel mondo, così come lo sono gli altri personaggi.

    Insomma mi sbaglierò ma lei mi pare la luce che illumina quel mondo nero.

    Ho anche trovato interessante la sensazione di claustrofobia che pervade il film. Case grandi e vuote (quella del padre senza figlia) e piccole (quella della signora con tipo grezzissimo e amico peggio), giardini (quello del signore che pesa ogni pacco di farina) e persino parcheggi (quello dove è confinato il venditore di antifurti) da cui non si può uscire.

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