La terra dei morti viventi (Land of the dead)
di George A. Romero, 2005
Un arretrato: ho visto il film quasi un mese fa, è dura essere lucidi. Ma qualche riga è doverosa.
Era difficile per Romero riprendere in mano i suoi zombie dopo la celebre trilogia: uno dei film più decisivi degli anni ’60, il capolavoro assoluto del genere, e un terzo capitolo ancora più estremo e spaventoso. Ancora più difficile, dopo le riletture minori ma interessanti di Snyder, Boyle e Anderson (solo per citare le filiazioni più dirette). Quasi impossibile dopo il declino l’ascesa e conseguente cannibalizzazione dell’horror nipponico.
Eppure, Romero ce l’ha fatta: ha ridato vita a un genere, l’horror americano, ormai morto e sepolto (per molti a causa delle goliardate teoriche di Wes Craven, per qualcuno a causa di una realtà che supera in orrore la fantasia in pellicola), e l’ha fatto con situazioni e facce da serie B che sono come aria fresca: soltanto Romero e forse Carpenter avrebbero potuto concepire un film simile (che, non per niente, è spesso molto "carpenteriano"). Ma l’ha fatto soprattutto con un arma che, visto il pessimo trailer, sembrava perduta: la coerenza.
Così, al di là degli spaventi (che ci sono, in buona quantità), il film ha un grande valore per il modo in cui si inserisce con miracolosa arguzia all’interno dei percorsi dell’autore, che non smette di voler parlare degli Stati Uniti, della decadenza del sogno americano, e soprattutto di una società bene che maschera con l’isolamento una forza sommersa e violenta pronta ad esplodere dai suoi confini, quella degli emerginati e degli allontanati, evoluti in fretta fino all’autocoscienza, e affamati di vendetta.
Romero riesce comunque a non essere didascalico o moralista, e alle scelte politiche e a uno stile ridotto all’osso aggiunge la ribadita purezza del suo sguardo visionario, con sequenze come quella (splendida) del guado del fiume, o quella (tra le più significative) in cui i furiosi walkers imparano a non fidarsi del luminescente inganno degli ultimi uomini barricati e sopravvissuti, avanzando implacabilmente verso il loro banchetto di morte.
E poi c’è Tom Savini zombizzato, che fa sempre la sua porca figura.
la corrente ha deciso di saltare mentre stavo per pubblicare il post, così l’ho riscritto senza nessuna voglia e alla cazzo di cane.
io lo odio.
Beh dai, non è venuto affatto male. Concordo su tutto: meraviglioso.
sono riuscito finalmente a vedere questo parto dell’adorato romero solo ier sera ed è stata una delusione mostruosa. tutta l’asciuttezza e la cura dei tre precedenti film buttate via fin dalle primissime battute. se pure c’e’ qualche idea tutt’altro che malvagia (e della scenggiatura e di messa in scena) e c’e’ trippa che salta fuori in modi piuttosto stravaganti (cosa che negli zombiefilm degli ultimi anni è sempre difficile trovare) è tutto così scoperto…dalla metafora politico-sociale (evvabbuo’) spiegata per bambini – spiegata, è quello il problema – al più semplice nodo di trama (l’apertura con fuochi d’artificio e il bla bla per spiegarlo, potevano anche raccontarci la stora di quando se ne sono resi conto la prima volta, dico io) tutto viene ribadito dal beneamato protagonista umano. anchese Big Daddy alla fine ha tutta la mia simpatia.
Mi sono molto intristito.
(ben tornato dalle vacanze).
LG
“a ridato vita”
Purtroppo i cinema palinurensi non mi hanno dato la possibilità di vedermelo, comunque sabato torno a casa e provvederò a recuperare (sia questo che la Guida Galattica…). Comunque ben tornato dalle vacanze, mi ha riempito il cuore di gioia rivedere questo mondo riaperto dinnanzi ai miei occhi. Appena torno metto anche giù il piano Sushi e ti faccio sapere. P.S.:Attiva MSN
Purtroppo non è vero che “Romero riesce a non essere didascalico”.
ecco, lo sapevo che tutte le mie parole erano inutili. ben detto gokachu.
LG
Beh stavolta non concordo con te, il film è didascalico e vuole esserlo, proprio perché orecchia quella violenza sotterranea che dall’11 settembre in poi negli USA è ancora più esplosiva, coagulo strano di bassifondi homeless stranieri di altre religioni ecc… è una metafora banale sul conflitto di civiltà e anziché immergerci in una visione si accoda stancamente ai telegiornali, e allora la forza visionaria – che è quella del guado ma anche nelle scene di accerchiamento al castello dell’orco cattivo – quella violenza svapora, sono insopportabili le scene degli zombi che ‘imparano’, e tutto il manicheismo che di solito negli horror funziona se sfumato nel sogno qui risulta decisamente pesante; Sembra che Romero abbia cominciato a sognarlo il suo film, ma ad un certo punto abbia pensato di svegliarlo nella realtà, quasi avvertisse un bisogno di corretteza politica; ma non possedendo lo spessore drammatico di un Mamet né la secchezza narrativa di uno Stone (per restare ai film political USA) ne è venuto fuori un ibrido che non spaventa abbastanza e non propone riflessioni di alcun tipo.
ciao giovane cinefilo!!! Quest’anno lavorerai alla mostra del cinema di venezia? Se si io ci vado il 7 e 8 settembre… mandami una mail ad antofazio@hotmail.com così ci mettiamo d’accordo e ci si becca là!!! CIAOOOO
mi scuso per il refuso infame, chi mi conosce sa che è distazione e non ignoranza. non arrivo a questi livelli. comunque, prontamente corretto.
@gokachu, LG, blueout: un massacro, insomma. non c’è qualcuno in giro d’accordo con me, a parte director77 (a cui è piaciuto MOLTO di più)? :’-( piango crogiolandomi nella mia “solitaria” soddisfazione…
@edo: sono ancora a spasso per l’italia, ma ci attendono lunghe chat..
@anto: di sicuro non ci lavorerò, e sulla “presenza” non so ancora nulla…
@comunicazione di servizio:
Puoi aggiungere il link al mio post su la Samaritana nel blog cinebblogger?
Grazie.
Rob.
Sarai isolato tra blogger e affini, ma in generale direi di no.
Ciao kekkoz, sfrutto il tio blog per scansare la mancanza di soldi nel cel… dunque ci rivediamo a venezia, eh sì ho vinto il concorso, su Tarkovskij non potevo fallire… non so niente del controfestival, io sono sempre in colonia ad alberoni e l’unico scopo della mia vita sarà fermare Terry Gilliam!
ah, dimenticavo, mi hanno anche preso a lavorare alla settimana della critica, a dare le schedine per votare i film..
ci risentiamo dal 31, un abbraccio!
Enrico
amici mi hanno infamato per averglielo consigliato… a me è piaciuto un botto.
chissà se ti ricordi ancora di me, la bresciana che una volta abitava splinder?! Una certa Ceres… mmmh, chissà!
Mi piace leggere le tue recensioni..anche io ho visto two sisters… ma non l’ho capito.. non mi daresti qualche delucidazione?! ti lascio la mia mail scarletangelx@hotmail.com
bacio
Ceres, la bresciana, come te
luke sono tuo padre.
mmhh… ho capito. Beh cmq se ci vai fammelo sapere! Ciao ciao
@rob: fatto.
@gokachu: in realtà anche a molti blogger è piaciuto, ma non commentano per sostenermi!
@enrico: un po’ ti odio. se riesco ad andare, dovrò fare i salti mortali per non morire di tifo.
@murdamoviez: non badare a lor, ma passa e va (lo so, non è così, e chissene).
@ceres: certo, uno
@lillo: e io sono il fidanzato della madre dello zio della donna delle pulizie di tua sorella.
Be’, a me non è che sia del tutto dispiaciuto, la sufficienza gliela darei tranquillamente. Però se neghi il fatto che sia didascalico, allora per coerenza troverai assolutamente ben celato il messaggio politico dei film di Loach.
no. assolutamente.
il film abbandona il filone morale di romero e diventa un action movie di terza categoria. protagoinista un attore di telefilm monoespressivo e belloccio e la asia, che ho detto tutto.
la storia è prevedibile ma incasinata.
la morale doppia o tripla o non c’è. il cattivo – hopper – è cattivissimo. ma accidenti, esiste una giustizia e lo uccidono! sono lontani i tempi del primo film, quello sì che era desolato e vero.
uhm che noia sto film:) ho sonnecchiato tutta la visione:)
pensa, romero è tra i miei preferiti.
Carino trovare il tuo blog proprio nel mezzo di una ricerca su romero, mi sa che non ti perderò di vista.
Grandioso! il film più politico dell’anno, dopo la Vendetta del sith… Hopper-Bush è da brividi, l’avanzata degli zombie ricorda Novecento di Bertolucci e la forza cinematografica del benzinaio nero a capo della rivolta proletaria ci ricorda di un certo cinema militante che oggi, purtroppo, si è perso…
concordo con la tua recensione, però devo dire che secondo me Romero ha sfoderato in qualche momento un’ironia banalotta che non è nel suo stile: i siparietti comici col poliziotto samoano erano fuori luogo, e anche il personaggio interpretato da Dennis Hopper risultava quasi una “macchietta”. Tutto ciò rovina un pò l’atmosfera livida dell’insieme, e anche il finale è un pò troppo ottimista. L’interprete più calato nella parte è senz’altro Leguizamo.
A parte ciò, complimenti, bel blog!
Ciao,
invito tutti a leggere il mio giudizio sul film a questo link:
http://camerasintetica.splinder.com/post/5928909
Bel blog, lo metto tra i preferiti