Dark water
di Walter Salles, 2005
Per girare un remake di uno dei migliori horror giapponesi degli ultimi anni, forse il capolavoro di quella "nuova onda" che ha investito – più con schizzi di rimando che con flusso diretto – anche le "nostre" coste, non si poteva pensare a regista più inadatto. Non per qualità, che non giudico avendo visto solo un suo film (che comunque non mi piacque affatto), ma per il connubio tra esperienza e attinenza. Siamo sempre portati a pensare che, se proprio devono propinarci remake di film che amiamo tanto, debbano dirigerli Romero o Carpenter.
Ci sbugiardano, con la sorpresa delle sorprese: il Dark Water di Walter Salles non è affatto male. Anzi. Ve lo dice uno che appena sente puzza di remake corre ai ripari della protesta. E invece Salles è riuscito a fare ciò che era già riuscito a Verbinski con il primo remake di The Ring: portare in occidente l’horror nipponico, che ha delle caratteristiche precise e ineliminabili, utilizzando il principio dell’adattamento, e non quello della banalizzazione o dell’appiattimento in vista di un pubblico instupidito dal burro d’arachidi. Forse per questo non ha avuto molto successo…
Le mani del cinquantenne regista brazilero si rivelano, con nostro grande stupore (nonostante Pier Maria Bocchi ci avesse avvertito), più che adatte: con classe e maturità intellettuale non indifferente gestisce la storia dolorosa, oscura e "umida" di Dahlia/Yoshimi, una storia di due (tre) madri e due (tre) figlie, di responsabilità e sacrifici, di lacrime che diventano "pioggia sporca", non finalizzando il tutto al banale spavento, ma prendendo tempo e facendo maturare un’angoscia letteralmente nakatiana, giocando bene con le location e con i personaggi di contorno (Tim Roth su tutti) e costruendo persino scene di grande suggestione, come tutto il crescendo dei due – coerentissimi e coraggiosi – finali.
Non riesce a Salles il mezzo miracolo di quasi-eguagliare l’originale come accadde a Verbinski, e quindi Honogurai mizu no soko kara rimane su un altro piano, perché qualche piccola cantonata Salles la prende, ma è roba da poco (qualche chiacchiera di troppo?), perché più di così era davvero difficile, impossibile chiedere. E ci sentiamo persino un po’ in colpa per averlo deriso per mesi e ignorato alla sua uscita nelle sale. Shame on us.