False verità (Where the truth lies)
di Atom Egoyan, 2005
Con un occhio, quello del canadese che vive la cultura del vicinato, e con l’altro, quello dell’outsider armeno che può permettersi un maggiore distacco, Egoyan racconta un triangolo sensuale di misteri e menzogne per parlare della cultura americana, della smania (e della paura) di apparire, dell’incapacità (e dell’impossibilità) di amare. La prima parte sembra uno Scorsese sotto tono (quello stesso uso degli spazi, gli stessi scatti di rabbia, la stessa voce off – però una voce sussurrata in una stanza), la seconda si accomoda sui più tipici dettami del film a incastro / film a sorpresa.
Peccato che il film di Egoyan sia allo stesso modo un film che funziona solo a metà: la sceneggiatura ondivaga tra passato e presente è ben concepita ma è confusa, e i suoi pezzi a volte sembrano appiccicati a casaccio, addirittura forzati nel finale; i dialoghi sono affascinanti ma peccano di presunzione e sono – spesso – eccessivamente letterari e didascalici, gli attori sono molto bravi (Bacon soprattutto Firth: la Lohman è una presenza angelica ma del tutto inconsapevole) ma alla lunga le loro performance sono ripetitive; i finali si susseguono – appunto, come da tradizione – stancamente e con un notevole calo d’interesse.
Comunque sia, grazie anche alle luci sovraesposte di Paul Sarossy e alla regia molto misurata di Egoyan (che pure sferra un attacco alla MPAA – coerentissimo con i temi del film – con scene di sesso assolutamente insolite per un film nordamericano), ne esce un ritratto delle bugie radicate in una cultura – che diventa poi un affronto alla sua ipocrisia omofoba – morbido e insinuante. Era forse consentito attendersi di più?
Scusa se uso questo tuo post per fare il mio “ingresso” nel tuo blog…
Ti faccio i miei complimenti : adoro il cinema e tu mi sembri ferratissimo riguardo a tutto ciò che è cinema…quindi ti linko e do uno sguardo alle tue recensioni dei film che più mi gustano…Ti farò sapere
…non si poteva attendere di, più date le premesse, da Egoyan questa volta. E comunque è un film che si fa vedere, fatto con intelligenza e raffinato. Un film su commisione sopra la media. Ce ne fossero di film così, comunque. Bellocchio è un trip, un Promessi Sposi in acido. Figo. Ora mi manca solo Mission Impossible III…mah!
io da quello del “viaggio di felicia” non mi aspetto di più.Già sento le grida di scandalo, ma so che tiu invece concordi
alp
li mortacci li mortacci
Io aspetto impaziente la recensione di Romance & Cigarettes!