Il calamaro e la balena (The squid and the whale)
di Noah Baumbach, 2005

Scritto e diretto dallo sceneggiatore di Steve Zissou sulla base di fatti autobiografici e ambientato negli anni ’80 a New York, The squid and the whale è un gran bel ritratto di una famiglia in frantumi, sulla scia della competitività professionale e interpersonale che lega a doppio filo – attraverso le note "lottizzazioni" sentimentali e psicologiche – i genitori con i figli, e sull’ovvio peso che le conseguenze di tutto ciò portano sulle spalle di questi ultimi.

Delicatissimo e intelligente, fieramente indie ma scritto con professionalità, colto ma senza troppa spocchia (il ricordo di À bout de souffle) , e impreziosito da un piccolo ma eccezionale cast (su di tutti la performance misuratissima eppure "passionale" di Jeff Daniels), il film di Baumbach riesce a stare attaccato a tutti e quattro i membri della famiglia Berkman, soffermandosi in particolar modo sul suo alter ego Walt, e raccontando la storia della sua esorcizzazione inconscia. Ma a rendere il tutto ancora migliore è una scelta, ben precisa, del suo autore: non insistere mai sulle scene-madri, non indugiare sul melodramma, spezzando invece tutti i climax. Come un nuovo Wes Anderson (qui produttore), magari senza la sua arguzia ma anche senza alcuna maniera, e con freschezza e spontaneità.

Il film è poi difficile da spiegare senza banalizzare, perché è perlopiù fatto di piccole cose, frasi dette o non dette, frasi lasciate cadere, immagini, ricordi, rimpianti, Pink Floyd, partite di tennis, ma – nonostante la periodizzazione sia poco più che un pretesto – si riesce persino a dire qualcosa sugli anni ’80 e sulla famiglia americana, e senza sembrare fuori tempo massimo. E la cosa più importante è che The squid and the whale – almeno, in lingua originale – fa piangere, fa piangere davvero. E appena finisce (è molto breve) vorresti che ricominciasse subito, daccapo. Tempo di asciugarsi le lacrime. Stop. Play.

14 Thoughts on “

  1. Non potevi -sul serio- non potevi mettermi più voglia di vederlo. O meglio, potevi, dicendomi che c’era anche un Mostro. Ma così può bastare. Rimedierò.

    Viva Jeff Daniels.

  2. in realtà il Mostro Grosso c’è, eccome, anche qui.

    anzi, due.

  3. utente anonimo on 13 giugno 2006 at 23:30 said:

    L’avevo detto io! :D

    Concordo pienamente con le ultimissie righe.

    John Trent

  4. domanda forse da ignoranza banalissima: ma come fai a beccarli in originale? [penso tu li veda in sala, altrimenti la domanda è inutile :D ]

  5. Il film devo vederlo da giorni. Spero di riuscirci stasera.

    L’hype per il Mostro Grosso sta montando pericolosamente.

  6. utente anonimo on 14 giugno 2006 at 12:46 said:

    d’accordissimo.

    soprattutto sul jeff daniels, anche se spesso quando è in scena sembra apparire il sottotitolo “volevamo bill murray ma era impegnato”.

    bellissimo comunuque.

    Fmc

  7. ok, chiarissimo :p

  8. l’ho visto con… sistemi alternativi [visto che qui non è uscito

  9. riscrivo il msg, che splinder me l’ha mezzo mangiato -_-”

    dicevo sembra una sorta di incrocio tra una certa “staticità” di anderson e le nevrosi di allen. molto figo.

  10. utente anonimo on 30 giugno 2006 at 16:55 said:

    il film è una straordinaria operazione di sceneggiatura. Io direi a quanto detto si può aggiungere un elemento interessante. Il figlio piccolo scopre la fecondità, lo sperma. E lo sparge, vitale, vivo sui libri (morti) e sugli armadietti della scuola. Il figlio maggiore disperde il seme in una eiaculazione precoce mentre fa petting in modo imbranato. Il figlio piccolo ha un rapporto con la vita, quello grande – come suo padre – no. Due impotenti da una parte (figlio grande e padre) due vitali dall’altra (figlio piccolo e madre). Due persone che si nutrono di stereotipi e frasi fatte, proteggendosi dal mondo ma rinunciando a vivere e crescere, e due persone che vivono nel mondo.

  11. mh, interessante.

    (visto che stai commentando parecchio, potresti anche presentarti eh. o l’hai fatto e mi è sfuggito?)

  12. scusa pensavo di averlo fatto. non volevo essere anonimo ma non avevo ancora vuto tempo di registrarmi

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