Silent Hill
di Christophe Gans, 2006

A dispetto di un trailer che aveva fatto alzare a molti – me compreso – le orecchie dall’entusiasmo pregiudiziale, anche per la prestigiosa firma dello script a cura di Roger Avary, l’adattamento del celeberrimo videogioco della Konami non è stato accolto alla sua uscita nel migliore dei modi. Anzi. Eppure, così com’era successo nell’interessante versione cinematografica della nemesi storica di Silent Hill, ovvero il Resident Evil della Capcom diretto da Paul Anderson, anche il film del francese Gans fa meno danni di quanto si potesse temere. Questo perché, nonostante la durata davvero eccessiva (due ore di survival game che non fa nemmeno troppa paura sono un po’ indigeste) e una parte centrale in cui si tende a ripetersi e a fare dell’horror risaputo (molti si lamentano dell’eccesso di bimbe dai capelli lunghi neri, e non a torto: qui c’è pure l’odiosa bimba di Tideland), Avary e Gans riescono a cogliere più volte nel segno.

Il primo grazie a intelligenti invenzioni narrative che incastrano tra di loro le suggestioni di tutta la serie ludica non limitandosi a "rifare" il primo episodio (il non-incontro tra Rose e Chris nei corridoi della scuola, la polvere che sale da terra come i rewind di Rules of attraction, il flashback un po’ didascalico ma inquietante), restituendo così l’originale senso di inquietudine dell’opera originale e parlando (senza strafare, ovviamente) di come di fronte agli abissi dell’essere umano persino il diavolo sia un male minore. Il secondo grazie ad una messa in scena a tratti inetta e esagitata ma altre volte davvero fulminante (le infermiere-zombie, l’uomo con la testa a piramide e lo spadone), che inizia con la riproposizione della nebbiosità tipica del gioco e che termina con un pre-finale che più barocco non si può. Chiude il tutto un finale silenzioso e malinconico che sembra uscito da un film coreano, e che si fa apprezzare non poco.

Non sono qui a sostenere che tutto vada per il verso giusto, perché ci sono mucchi di banalità, cumuli di ingenuità e parecchia noia, frasi insulse e senza significato messe in bocca ai personaggi solo perché suonano bene o perché suonano minacciose. Siamo ancora lontani insomma da un’interazione artistica compiuta tra cinema e videogioco sul grande schermo, persino in casi (come Silent Hill, appunto) che si presterebbero alla perfezione. Forse la sintesi migliore la si è ottenuta non allontanandosi troppo dalle dinamiche videoludiche (e sto parlando di Advent Children). Ma senza dubbio lo spettacolo non manca di un certo fascino.

7 Thoughts on “

  1. entro oggi (forse) il post su Superman Returns

  2. Riconosco che il film inizia e procede molto bene essendo ben girato (dal patto dei lupi che era inquardabile il salto di qualità è più che notevole): ottima la scenografia.

    Credevo però di poter assuggere Silent Hill come film che aprisse, o cmq reinverdisse, un nuovo genere; dopo gli horror massacro on the road (non aprite quella porta, wolf creek, wrong turn ecc) e l’infinita serie degli horror dell’ infazia rubata (The ring, Dark water, the eye ecc ecc ecc. ) eccone uno che basandosi su dimensioni parallele ed estranee va a parare, appunto, altrove. E invece no. Siamo ancora li: la bambina maltrattata che serba rancore trasformandolo in energia negativa, malefica e rancorosa (Samara!?), la madre che deve salvare la figlia (dark water!? The ring?!)…. E che palle. Basta! Aria nuova. Ma questo probabilmente è un vizio di fondo del videogioco.

    Tra l’altro il film mutua dell’universo videogioco tutto: procede per schemi, prima una location, analisi location, trova oggetto, prendi oggetto, esplora, usa oggetto, incontra persona, parla. Mi sembrava mancasse solo la grafica che permettesse il selvataggio della partita e il controllo dell’equipaggiamento; e questo per i fan del videogame può essere friccicarello, ma un film è un film e un videogame è un videogame. Forse dovevan farlo girare a Pitof: perchè se si sceglie una strada la cosa migliore e sempre premer l’accelleratore fino in fondo.

    La migliore pellicola del genere “videogioco”, tra quelli che ho visto io, credo possa essere Resident Evil (il primo!): completamente affrancato dal formato originale e ottimo esempio di cinema d’azione.

    Scena finale nella chiesa sul baratro del ridicolo abissale.

    E’ sippur vero che ho amato alla follia le infermiere.

  3. IMHO è proprio Avary ad appesantire il film… Comunque sì, a tratti affascinante, ma alla lunga noioso… Forse l’avrebbe dovuto dirigire proprio Avary, chissà…

  4. Troppo troppo buono ;-)

  5. L’unica cosa che mi è piaciuta è che per la prima volta c’è un eroina con il telefonino indosso…

  6. che poi non c’è campo.

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