Mio fratello è figlio unico
di Daniele Luchetti, 2007

Pur apprezzando molto il cinema di Luchetti, tutto il tempo atteso dall’uscita di questo suo ultimo film, tratto da "Il fasciocomunista" di Antonio Pennacchi, mi aveva convinto, in qualche modo, di non essermi perso niente di che. L’ho recuperato quindi pigramente, senza troppa curiosità e senza troppo entusiasmo.

Invece ho trovato un film che, pur con qualche limite (dovuto, per fare un esempio, all’accostamento del solito eccellente Elio Germano alla decorosa legnosità di Scamarcio), racconta una storia italiana in cui la politica e gli ideali vengono svuotati della loro aurea mi(s)tica, ritratti più come un pretesto per sopravvivere, per sfuggire al grigiume della povertà e della provincia, per trovare un posto nel mondo. E che ha il coraggio di costruire la figura di Accio mescolando antipatia ed empatia, con una malinconia che diventa, nel sommesso e bellissimo finale, sottile disperazione.

Qualunquista e disilluso? Semplicistico? "Rossi e neri son tutti uguali"? "Ve lo meritate Alberto Sordi"? Forse. Ma quello che ci ho visto io, o che ci ho voluto vedere, è stato soprattutto il recupero di un gusto e di una piacevolezza del racconto (anche grazie alla scorrevole sceneggiatura scritta da Luchetti insieme a Rulli e Petraglia, che a sessant’anni sanno scrivere script di una freschezza che la maggior parte dei conterranei si sogna) che non riscontravo da tempo nel nostro cinema.

12 Thoughts on “

  1. Io entrai in sala fiducioso in Luchetti e fui premiato devo dire. Germano straordinario. e per una volta la linearità dlela storia premia.

  2. Piacque anche a me..

    Germano fa ben sperare, dieci anni fa ci sarebbe stato Accorsi e il film sarebbe stato una sòla.

  3. Secondo me Daniele Luchetti ha fatto è sa fare di meglio, io, che quegli anni li ho un po’ vissuti, dico che il film è un semplicistico ed arruffone, e che se non pretendiamo di più dai registi italiani di talento, e Luchetti lo è, siamo messi male.

    Across the Universe allora? Quello si che è un capolavoro in chiave musical su quegli anni senza sbavature e con un montaggio che levati, andiamo.

    Con stima.

    Rob.

  4. Su questo ci siamo. Alla grande!

    (leggi qui)

  5. Bello, molto bello!E quel finale meraviglioso…Grande Elio!

  6. hai detto tutto!

    deneil

  7. Mi hai fatto venir voglia di vederlo ma per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare quei programmi demenziali con tribune elettorali e neanch i film italiani almeno che TUTTE LE FONTI UNANIMI, possibilmente anche straniere, giurino che si tratti di capolavoro inaudito.

    Detto questo, devo dire che scrivere “mi(s)tica” dovrebbe essere penalmente perseguibile.

  8. non ho resistito, zio, ma giuro, non lo faccio più.

  9. Piaciuto anche a me. Nonostante Scamarcio. E poi… il lenzuolo con l’effige del duce.. troppo burino!!!

    Forse una sforbiciatina di dieci-quindici minuti l’avrei data, ma e’ un ricordo vago del mio pensiero all’uscita dal cine.

    Ciao

  10. bellino tanto, nevvero?

    lessi il libro anni fa e mi piacque di brutto.

    lo comprai alla Feltrinelli di Via dei mille a Bologna e quando chiesi il titolo al commesso, questo, con aria piena di disprezzo se ne uscì con la perla: “ora vogliono farci credere che fascismo e comunismo sono la stessa cosa…”

    il libro, in unica copia, era ben nascosto dietro molti altri… sono contento che Luchetti sia riuscito a raggiungere quello scaffale…

    :-D

    gudbai

  11. Germano grandioso.

    Il resto mi ha fatto piangere dalla disperazione (dialoghi da soap opera compresi).

  12. Decorosa legnosità, perfetto ossimoro per Scamarcio. :-)

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