Sweeney Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street (Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street)
di Tim Burton, 2007
Generalmente non do retta alle parole dei registi, ma mi ha colpito molto il fatto che Burton abbia detto di aver pensato al musical di Stephen Sondheim, da cui è tratto questo suo ultimo fenomenale lavoro, come a un film muto. E allo stesso modo ci ha lavorato: eliminando quasi del tutto i dialoghi e, grazie anche a una direzione degli attori che predilige mimiche esplicite e teatrali (mai stata così brava Helena Bonham Carter, gigione ma profondissimo Depp), traendone l’effetto di una traccia sonora sovrapposta, e non amalgamata, al supporto visivo. Il lavoro di selezione, poi, è stato durissimo e si vede (ne ha fatto le spese l’intero "coro" di fantasmi, tra cui Christopher Lee, spariti dal film) e quello che rimane è davvero di un’essenzialità e di una crudezza scheletrica difficile da descrivere. E a cui è difficile resistere.
Tutto questo, insieme alle scenografie di Dante Ferretti, che riproducono una Londra da incubo tanto lontana dall’immaginario vittoriano quanto vicina all’immaginario horror-gotico della città stessa (quindi una città esclusivamente cinefila, e come i suoi personaggi estremamente teatralizzata), risulta in un’evidente "confezionatura" del film, quasi che Sweeney Todd volesse contrapporre alla sua stessa veemenza tragica, all’espressione acuta e melodrammatica dei sentimenti dei suoi personaggi, una cornice contestuale più sostenuta, glaciale e stilizzata come il sangue che schizza arancione dalle gole dei borghesi vittime del demoniaco barbiere. Un film sospeso su un limite ben più sottile, una bellissima statua di porcellana sull’orlo della mensola, apparentemente pronta a cadere in mille pezzi, ma ben sostenuta da fili invisibili.
La tentazione immediata è quindi quella di inserire Sweeney Todd nel corso del cinema di Burton che segue La fabbrica di cioccolato: se dall’altra parte c’è il cinema più carnale e immediato di Burton, quello di Big Fish e di La sposa cadavere per esempio, più catartici e apertamente emozionali, da questa vi è un cinema più controllato, quasi "plastificato", appunto – nel senso che può avere un foglio di cellophan stretto contro la vostra faccia, ad impedirvi il respiro – che ha le sue radici in Mars attacks e Sleepy Hollow ma anche già nel noto manicheismo scenografico di Edward. Un cinema forse più geniale, nei suoi risvolti: a uno non resta che sceglier da che parte stare. O meglio, quale parte adorare di più. Perché poi, al di sotto, il sangue che scorre e le pulsioni sono le medesime.
Come questo post, dopotutto: vi sembra che sia freddo e poco entusiasta, ne sono certo. Ma non giudicate il libro dalla sua copertina, ché sotto queste righe pigre batte un cuore entusiasta, batte di un amore sconsiderato e violento che non si ferma di fronte a nulla, quello per tutta la seconda metà del film – senza troppo levare alla prima, più preparatoria – che è assolutamente sublime, inarrivabile e perfetta, e impreziosita da una lunga sequenza musicale "a colori" (con la canzone By the sea) che è tra le cose più sensazionali (e divertenti) mai girate dal folletto di Burbank. E anche, perché no, quello per la ritrovata vena "nera" – ma davvero nerissima – di quello che è uno dei migliori registi dei nostri giorni.
Incredibile poi che sia venuto così spaventosamente bene da uno spettacolo che musicalmente si presenta così debole e irrimediabilmente invecchiato: insomma, sulle canzoni – soprattutto nella prima metà – qualche riserva ce l’ho. Ma come biasimare Burton per questo? E in fondo, chi se ne frega? Però, a parte By the sea, per dire, la perfida A little priest – perno crudele e sardonico di un massacro di classe che si affianca alla più pregnante vendetta melò - funziona ancora alla perfezione: segnatevela.
Nei cinema dal 22 Febbraio 2008
SIIIIIIII!!!!!!!!! Voglio di nuovo BurtonBlake. Scorrerà il sangue!
Non vedo l’ora. Non c’è altro da dire.
Tu parli delle canzoni da segnare e io tremo già per gli adattamenti italioti…
Noodles, vai tranquillo: le canzoni saranno in lingua originale con sottotitoli.
Da parte mia, però, trovo stupido (come si evince dal trailer italiano, visto in sala ieri) che abbiano doppiato i “passaggi” non cantati – davvero pochi. Era una buona occasione per distribuire un film in lingua originale? Sprecata.
(altra nota: dal trailer non si capisce che è un musical, ma occhi, questa è una furbata globale. Il trailer è infatti internazionale, e già negli States ha suscitato qualche polemica).
Bene bene, sono molto rinfrancato, temevo un parziale buco nell’acqua.
Però non mi trovo molto d’accordo con la tua divisione dei film di Burton.
Personalmente metterei Ed Wood alla stregua di Big Fish, e secondo me da Mars attacks traspira una genuinità che Sleepy Hollow non possiede (considero anzi quest’ultimo un mezzo – mezzo! – passo falso).
Ah ecco meno male. Anche se da ciò che scrivi mi pare una condanna, anche quando la distribuzione nostrana prende una scelta giusta (sottotitolare le canzoni) poi non fa un piccolo passettino di coraggio in più per sottotitolarlo tutto, se come dici le parti parlate sono poche.
Ma si sa, film sottotitolato vuol dire tranciare via una grossissima fetta di pubblico. E per un film così, per Burton, per DEPP soprattutto, le folle (di adolescenti) corrono.
@DottorCarlo: ok però mi sa che non ci siamo capiti molto bene, la “divisione” (comunque un giochino sterile come la maggior parte delle categorizzazioni) non era di natura “qualitativa” ma si parlava di composizione, di confezione. Del pacco, non del regalo.
@Noodles: non è che sia una scelta così “giusta”, sottotitolare le canzoni, semmai è una scelta obbligata: il 95% del film è cantato. E sì, parlavo appunto di “passettino di coraggio”, e infatti non è che sia una condanna, semmai – appunto – scoraggiamento.
“film sottotitolato vuol dire tranciare via una grossissima fetta di pubblico”.
Esattamente: e infatti non glielo dicono. Ci sarà da ridere, quando gli adolescenti in questione se ne accorgeranno.
there’s no place like londonnnnnnnnnnnnnnnnn!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
non vedo l’ora di vederlo sto morendoo……….lieta che ti sia piaciuto!un motivo in + per vederlo..anche se in ogni caso niente mi avrebbe trattenuto dall’andare al cinema x il solo fatto ke si tratta di burton….ebbene si per me la firma è già in parte una garanzia….
SwEeNY iS wAiTiNg….ahahahah
-Alessia-
Va bene qualsiasi Burton, purché sia Burton. Ce ne fossero così – e non intendo cloni, intendo registi con una personalità, con una mano fatata come la sua.
Sto aspettando questo musicalllllll!!!
Sì sì, avevo capito invece il senso del “giochino”, non qualitativo ma di modalità di presentazione; e proprio su questo avanzavo delle perplessità.
Posto che tutto il cinema di Burton sia comunque ben riconoscibile, *marcato*, per così dire, secondo determinati e ricorrenti stilemi, trovo che un Ed Wood sia più carnale di un artificioso Sleepy Hollow, e che Mars attacks sia meno mediato rispetto alla Fabbrica di cioccolato.
Ma queste sono impressioni che occorrerebbero di maggiori argomentazioni. Per ora le lascio così.
(Fermo restando che ovviamente hai ragione sulle categorizzazioni – che tuttavia possono servire.)
@Dottorcarlo: sì, ma guarda che stiamo dicendo le stesse cose:
Mars Attacks a parte (su cui divergiamo, perché per me è secondo solo alla Fabbrica in quanto a plastificazione burtoniana), se leggi bene, anch’io ho messo Sleepy Hollow nel contenitore della “plastica”, mentre Ed Wood – che non ho proprio nominato! – sarebbe nello stesso contenitore “organico” in cui lo metti tu. Ahah, no dai, sta diventando una ridicolaggine, chiudiamola qui. ^^
Comunque il termine “artificioso” non tende a spostare troppo il baricentro su questioni di valutazione qualitativa (soprattutto per un film formidabile come Sleepy Hollow)? Probabilmente è una mera questione terminologica.
OK!!!
(Ed Wood me lo ero sognato… mea culpa)
Ma tu dove l’hai visto? Io non sto più nella pelle!!!
Per i liguri: a Nizza lo proiettano in una marea di sale, e pure in italiano.
Ho sempre mal digerito i film musicali, i film cantati e Depp che gigioneggia oltre misura, quindi non mi sto per niente esaltando ma confido nella mano santa di Burton.
Per la cronaca… io sto decisamente dalla parte Big Fishiana!
E poi vengo preso in giro io perchè vedo i film prima e gratis….
Cazzo, sono sempre più in attesa spasmodica!!!
Chimy
p.s. mi sono permesso di citarti nella mia rece di “Cloverfield”
mi piacciono le categorizzazioni burtoniane. secondo me, con Sweeney Todd Burton tenta un incrocio preciso tra il camp infetto de La fabbrica di cioccolato e le fiabe in stop-motion. L’iperartificiosita’ di scene, costumi e anche messinscena sono una specie di cartoonizzazione della forma. Mentre in Sleepy Hollow erano (mi assumo le mie responsabilita’) maniera devitalizzata. Cosi’ come anche, un po’ meno, ne La sposa cadavere.
“maniera devitalizzata”: definizione che trovo perfetta, a mio modestissimo parere.
Un po’ meno d’accordo sulla Sposa cadavere, ma in effetti la stop-motion mi ingenera una fascinazione che mi offusca la lucidità..
I miei più vivi complimenti…
Non so come tu sia riuscito a fare una recensione tale… Sono allibito e piacevolmente sorpreso..
Soprattutto perché io uscito dalla sala, mi son detto: “Ma basta, che palle, cos’é sta regressione? Ancora una volta il Burton gotico post-adolescenziale…”
eazye
P.S.
Coen e Penn sta stagione danno lezioni…
l’ho a d o r a t o . Penso anche che me lo rivedrò.
ps adesso so perché sacha baron coen ha detto subito sì, perché poteva portare i pantoloni stretti e far notare ancora a Tutti il suo Grande Pacco (eccovi servito il trivialmomento)
E’ BELLISSIMO.
Nel senso BELLISSIMO.
Our caps are locked.
- nonna speranza –
sì! evviva! il! 2008!
ecco, ora lo posso dire, completamente d’accordo con quella bomba messa di là nel non-prejudice.
i’ll steeeeeaal yoooou, keeeeekkooozz.
i’ll steeeeeaal yoooou, garrieeeeeeleeeeeeee.