Il resto della notte
di Francesco Munzi, 2008
In un periodo così prodigioso per il cinema del nostro paese (gli ultimi film di Virzì, Zanasi, Garrone, e probabilmente Sorrentino) non starà certo a Francesco Munzi fare la parte del leone: presentato pochi giorni fa alla Quinzaine di Cannes, è – in linea con la sezione – un film molto più piccolo dei suoi chiacchieratissimi coevi. E forse molto più ancorato a quell’idea di piccolo cinema italiano indipendente che ancora non sa superare certi limiti autoindotti – gli stessi che poi si additano quando si cercano i responsabili del suo scarso appeal commerciale.
Più che altro, gli interrogativi che solleva un film come Il resto della notte, soprattutta vista l’onestà dell’opera e la persistenza di cui la stessa è capace nonostante barriere di ordine tecnico/economico, sono davvero molteplici, e riguardano in primo piano il cast: perché utilizzare un Aurélien Recoing doppiato malamente invece di un qualunque attore italiano? E perché utilizzare Sandra Ceccarelli in un ruolo talmente ceccarelliano da sembrare parodico eppure privo di una qualsiasi ironia? Dall’altra parte ci sono i rumeni Laura Vasiliu e Victor Cosma, che danno invece, entrambi, una prova d’attore davvero intensa.
Gli interrogativi si sposterebbero poi sulle scelte stilistiche e tecniche della secca regia di Munzi: lo farebbero in un mondo in cui sindacare su queste questioni abbia davvero un senso. Ma appare comunque evidente, come conseguenza, che il modo di girare di Munzi, asciugato degli orpelli, spesso basato su un linguaggio fatto di campi e controcampi, e con una patina fotografica volutamente impoverita e a volte persino – oserei dire – "sciatta", si adatti alla perfezione al mondo delle case popolari in cui si svolgono le vite di Marja, Victor e Jonuz, e trovi invece ostacoli invalicabili quando ci si mette a riprendere i luoghi e i riti dell’alta borghesia. Proprio come, da suggerimento di manu, se ci trovassimo a due film distinti – l’uno disperatamente coerente (e il discorso riguarda anche il "connettore" dei due mondi Stefano Cassetti), e l’altro che stenta a prendere il volo – o meglio, a sollevarsi in piedi.
Se, non senza ironia, non si può certo dire che Il resto della notte sia particolarmente spumeggiante, perché interessato più ai rapporti tra i personaggi che non alla gestione di un ritmo che infatti fatica a ingranare anche a un livello elementare, il film gioca comunque una carta davvero vincente nello sviluppo della conclusione del film (tanto da far ipotizzare, se in cattiva fede, una costruzione pretestuale dell’intero film intorno alla sequenza finale). Quando, insomma, le strade dei personaggi si incrociano definitivamente, nel segno della Tragedia. L’idea su sui è costruito il climax della lunga sequenza (che non anticipo) richiama alla mente quella di Nue propriété di Lafosse, su cui per un attimo sembra quasi ricalcata: ma la gestione narrativa (costruzione della suspence, e rilascio della tensione accumulata) e soprattutto figurativa (l’uso ossessivo del fuoricampo, seguito da campi che abbinano ai corpi morti uno stile che sembra quasi cauterizzato dal trauma) non hanno nulla da invidiare ai colleghi europei. Di fronte a una sequenza così, ci si rammarica di dover accusare le solite tendenze ombelicali, lo scarso interesse per la ricerca formale, cose che al solito limitano opere – come questa – dall’enorme potenziale.
Un paragrafo a parte lo merita il compaesano Stefano Cassetti: nonostante le urla, l’accento, l’idea ingenua di farlo guidare sempre come un pazzo, il volto destinato ormai irrimediabilmente a rappresentare sempre e comunque personaggi borderline, il suo Marco Rancalli è una performance memorabile, sgradevole nella migliore accezione del termine, e le sue fughe con il figlio, tentativi di riscatto che leggono nei propri occhi di ghiaccio l’impossibilità del riscatto stesso, sono le parti migliori, più autentiche e struggenti, del film.
Off topic: il concerto di Feist ieri sera è stato stupendo!
daccordo, in pieno e ho apprezzato parecchio l’interpretazione del cassetti, bravissimo
daniela_elle