The forbidden kingdom, Rob Minkoff 2008

The forbidden kingdom
di Rob Minkoff, 2008

Tempo fa ci dissero che Jackie Chan e Jet Li avrebbero fatto un film insieme. Intendiamoci, Jet Li & Jackie Chan è una roba che solo a sentirla tremano i muri, e nonostante il noto imbarbarimento hollywoodiano di entrambe le star, alcune prove recenti (Fearless di là, New police story di qua) ci avevano convinto che la bomba poteva ancora esplodere. Poi ci hanno rivelato l’amara verità: che il film non sarebbe stato solo (come prevedibile) finanziato dagli studios statunitensi, ma anche recitato in inglese e diretto da Rob Minkoff, regista del Re Leone e di Stuart Little – americanissimo nonostante sia sposato – true story – con una discendente di Confucio.

A questo punto il post si scriverebbe da solo, anche senza bisogno di vedere il film, così come si scrive da sé la domanda che si eleva dai resti del nostro povero cervello a pezzi: perché prendere un incontro dal potenziale così epico, unico, rimandato per lustri e lustri, e trasformarlo, non dico in una pacchianata hollywoodiana, ma in questo strano e tardivo esempio di cinema per ragazzi, in questo timidissimo e placido mischiotto di Karate kid e La storia infinita? Perché ridurre due attori e due corpi che tanto hanno significato nello sviluppo (e nella diffusione globale) del gongfupian - e non solo – a un filmetto sommariamente divertente, ma che è buono giusto per un sabato pomeriggio d’inverno? Anche se The forbidden kingdom è confezionato anche per i fan (della domenica) dei due attori – e del cinema hongkonghese tutto.

Perché di omaggi, e di cinefilia orientofila, il film (sceneggiato da John Fusco – uno che scriveva tutt’altro, ma che qualcosina la sa) è stracolmo: Jackie Chan è un godibile "drunken master", il "monkey king" di Jet Li viene dal classico testo Viaggio in Occidente (da cui sono tratti molti film tra cui Chinese Odyssey e il Monkey goes to west che si vede in uno schermo all’inizio del film), per non parlare dell’altro ruolo – quello del "monaco silenzioso". Ancora: il personaggio di Golden Sparrow (interpretato dalla scandalosamente bella Liu Yifei) è ispirato alla Golden Swallow di Come drink with me di King Hu (e a un certo punto dice pure "Come drink with me!", per dire), e la cattivissima killer dai capelli bianchi di Li Bingbing – forse la cosa migliore del film, almeno a impatto – è ripresa dalla mitica Brigitte Lin di Bride with the white hair, film che fa pure bella mostra di sé sullo scaffale della bottega dell’anziano Jackie Chan nell’incipit. Ma una volta esaurite queste scelte, peraltro non tra le più imprevedibili, che cosa rimane?

Rimangono le solite incredibili coreografie di Yuen Woo-ping, che come al soilto ci mette dentro tutta la sua esperienza, e che come spesso accade viene letteralmente castrato da una regia inetta e soprattutto colpito alle gambe da un montaggio che "tagliando" i piani ne spezza la danzante precisione. Visto che il film che ne è uscito, se senz’altro non è noioso né dannoso né tantomeno disonesto, definirlo uno Spreco è davvero riduttivo, facendo di necessità virtù Yuen (anche produttore esecutivo), più che un omaggio decadente al cinema che fu, ne ha fatto una specie di bignamino da nulla delle arti marziali nei film cinesi, utile appunto a un 12enne che ha visto giusto Matrix o Rush hour.

Allora va bene, magari uno di questi ragazzini di 12 anni esce dal cinema tutto gasato, e magari va a casa e si scarica Once upon a time in China e Project A. Ma anche, che so, The blade o Chinese Ghost Story. E magari la sua vita cambia, ecco. Allora, e solo allora, per qualche istante, nei suoi occhi pieni di meraviglia di fronte al cinema vero, ne sarà valsa la pena.

12 Thoughts on “The forbidden kingdom, Rob Minkoff 2008

  1. utente anonimo on 3 giugno 2008 at 22:36 said:

    che coraggio!

    Murda

  2. utente anonimo on 4 giugno 2008 at 07:45 said:

    Be’, comunque già sulla carta, un incontro tra Jet Li e Jackie Chan è improponibile. A maggior ragione lo era nel periodo d’oro…

    ^.

  3. Purtroppo era prevedibile che finisse così. Rimane il rimpianto di pensare a come sarebbe stato se fosse stato girato da un Ang Lee o un John Woo, quindi sempre negli USA ma almeno da gente che qualcosina la sa.

    Non sarà legendary, ma lo vedrò al più presto lo stesso..

  4. utente anonimo on 4 giugno 2008 at 13:56 said:

    io ero imbarazzato anche solo a leggere la trama. grazie per aver tolto ogni dubbio pure sul resto XD

    a.

  5. io ho fatto come da te consigliato: totalmente profano del cinema cinese, ho “prelevato” Once upon a time.. e Chinese Ghost Story. Ho deciso di dargli un’occhiata veloce e in entrambi i film ci sono tutti sti cinesi zompettanti che scalciano di qua e di la. Eppure del tuo giudizio mi fido e proverò, giuro, a vederli fino in fondo.

    Magari capirò finalmente anche i vari Bud Spencer e Terence Hill.

  6. “in entrambi i film ci sono tutti sti cinesi zompettanti che scalciano di qua e di la”.

    Facepalm.

    (grazie della fiducia, a quanto vedo dev’essere uno sforzo micidiale ^^)

  7. da sempre ho dei problemi coi film di arti marziali, picchia duro e affini e quando ho letto che questi titoli meritavano cotanta attenzione ho cercato subito di reperirli. non mi aspettavo niente del genere ma forse è giunto il momento di affrontare alcuni limiti. magari davero davero mi sto perdendo qualcosa di incredibboli.

  8. @toomuchstoned: sì.

    (non sono mica solo quelli i titoli che meritano attenzione, eh ciao. Però mi sa che è un discorso un po’ lungo.)

  9. se verrà affrontato spero di non perdermelo. salùt.

  10. Se hai tanto tempo libero puoi gironzolare sul tag “hong kong”:

    http://giovanecinefilo.splinder.com/tag/hong-kong

  11. mamma mia, alla fine l’ho visto e mi sento come dopo matrix reloaded. sarebbe stato meglio farne a meno!

    regia, dialoghi, recitazione, tutto da buttare. senza jackie chan questo film NON ESISTE. jet li vale la pena solo durante le poche scene di combattimento, che tra l’altro sono al minimo sindacale.

    che peccato.

  12. più ci ripenso e più sono distruttivo come te.

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