Lønsj, di Eva Sørhaug
Venezia 65, Settimana della critica
Scritto da Per Schreiner (lo stesso del bellissimo Den brysomme mannen), il film segue le vicende – in qualche modo intrecciate – di tre personaggi (più una pletora di facce che girano loro attorno), attraverso capitoli che ne restituiscono una sorta di unità strutturale. Da queste parti si è sostenuto più volte, alcune con forza e altre con (auto)ironia, l’impatto e la potenzialità espressiva del cinema norvegese, con l’ormai desueto slogan "norvegia nuova corea". L’opera prima di Eva Sørhaug non fa che confermare questa impressione positiva: si tratta di un film medio e dalle conseguenti ambizioni, d’accordo – e si tratta di un film corale, categoria in cui sembra essere già stato detto tutto e il contrario di tutto. Eppure Lønsj, oltre a essere visivamente davvero stupefacente, e ad azzeccare la durata giusta (immagino che con tutti quei personaggi un film di due ore e un quarto fosse una tentazione suicida), possiede una piacevolezzae un’ironia diffusa che fanno immediatamente dimenticare qualche vezzo stilistico di troppo da parte della regista. Particolarmente intelligente (e divertente) il modo in cui sono costruiti i capitoli – i cui titoli prima seguono l’effettivo svolgimento delle trame, per poi diventarne una sagace negazione, con un cinismo e un pessimismo disilluso tipicamente nordico, che si accompagna perfettamente alla messa in scena: dettagliata, algida, glaciale. Bello e crudele.
una delle cose migliori del festival anche per me. no, dico, ma chi è ache arreda le case in nord europa, dio in persona?