Ne le dis à personne (Tell no one)
di Guillaume Canet, 2006
Piccole stranezze della distribuzione nostrana: il lungometraggio di Canet, talentuoso attore francese, dietro la macchina da presa per la seconda volta, è uscito nel paese d’origine quasi due anni fa, nel Novembre 2006. Per poi conoscere nei mesi successivi un successo senza precedenti: quattro Cèsar (regia, attore, montaggio e musiche) all’inizio del 2007, distribuzione globale, persino una recente uscita limited nei teatri statunitensi che ha suscitato non pochi entusiasmi da parte della critica.
Ma che fine ha fatto, in Italia, Ne le dis à personne? Sorprende che, nonostante la facilità fraterna con cui accogliamo spesso e volentieri opere d’oltralpe che poi vengono tacciate di eccessiva "francesità", si sia dimenticato per strada questo thriller mozzafiato. Che, se non è il capolavoro da molti sbandierato (perché è troppo lungo, o meglio perché si dilunga troppo) è ben più che un titolo interessante. Soprattutto perché Canet, nonostante la scarsa esperienza, è proprio un regista sorprendente. Furibondo e insieme misurato: doverosamente egocentrico nello sfoggio di una tecnica notevole (come nelle lunghissime fughe a piedi della parte centrale), così come sa tirare fuori i muscoli quando è il momento, allo stesso modo sa mettersi da parte in caso contrario.
Il resto lo fa l’ottimo cast, François Cluzet in primis, e una storia che va a scavare nei segreti e nelle bugie senza però essere morbosa o torbida – e significativo di un interesse morale nella vicenda è il piccolo ruolo che Canet si è ritagliato nel suo stesso film. Ma Ne le dis à personne non è solo tesissimo e ricco di colpi di scena, grazie a una sceneggiatura tra le più intricate che io ricordi ma con un’intelligente e coesa doppia risoluzione, ma mostra con il suo straziante e romantico finale il coraggio di essere catartico solo a metà – macchiando con le lacrime di compromesso una felicità raggiunta con il sudore e con il sangue, a rischio della propria vita. Hai detto niente.
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