My name is Bruce
di Bruce Campbell, 2007
Prima di tutto, va chiarito che se non sapete chi sia Bruce Campbell potete con tutta tranquillità saltare questo post, ignorare questo film – ed eventualmente, già che ci siete, farvi un giretto in videoteca (o, ehm, simili), recuperare Bubba Ho-Tep, la trologia di Evil Dead diretta da Sam Raimi (La casa, La casa 2, L’armata delle tenebre), tenere gli occhi aperti durante la visione della trilogia di Spider-man, di Fuga da Los Angeles di Carpenter, di parecchi film di fratelli Coen. Fatto ciò, potete tornare qui.
E’ il prezzo che si richiede per potersi godere al minimo My name is Bruce – il massimo piacere è riservato a quelli che hanno visto tutti i film elencati nell’incipit, e mi tocca, ahimé, purtroppo, chiamarmi fuori – il secondo film da regista dell’ormai cinquantenne Campbell (il primo Man with the Screaming Brain è pressoché invisibile), che ha fatto il giro dei festival per un anno e mezzo – ultimo dei quali, l’approdo al Noir InFestival di Courmayeur, prima di arrivare con un’uscita limited nelle sale USA, un paio di mesi fa.
Il film ha come protagonista Campbell nella parte di se stesso – o meglio, di una dramatis persona ritratta dalla divertita sceneggiatura di Mark Verheiden come un fallito borioso, sociopatico e alcolista – che viene spinto da un giovane fan a combattere contro il demone di un generale giapponese cinese che terrorizza un minuscolo paesino della periferia rurale americana. Ovviamente, Campbell è convinto che sia tutta una messinscena, organizzata per il suo compleanno dal suo viscido agente.
Già di per sé Campbell mostra di non temere lo sberleffo e di avere autoironia da vendere – ma questo lo potevamo sospettare, affettuosamente, senza guardare il film. Quello che stupisce è che il film è effettivamente un gran divertimento: citazionista senza velleità snob, realizzato meglio di quanto si creda (addirittura molto meglio se si tiene conto della sua natura di b-movie, e c’è sempre la giustificazione dell’omaggio dietro l’angolo), è stupidotto ma possiede un garbo e mostra un rispetto nei confronti delle strutture più tradizionali del racconto che sembra miracoloso vista la demenzialità dell’assunto.
E poi, soprattutto, c’è Bruce Campbell, prevedibilmente più irresistibile davanti che dietro la mdp, che dà il meglio di sè dall’inizio alla fine, facendo a brandelli se stesso (e la vulgata di se stesso) non solo da un punto di vista intellettuale ma anche fisico: bevendo urina altrui, andando a sbattere praticamente ovunque, ma salvando infine la baracca – con una svolta dello script gustosamente meta – proprio grazie a un simulacro. Hai detto niente.
Del tutto improbabile un’uscita italiana in sala. Il DVD inglese esce il 2 Marzo 2009.
Ma vah? ‘Sto cacchio de Brius… Tocca ravana’ in rete, allora…
Nel frattempo, auguri di buone feste. Ovviamente in fila per “Natale a Rio”, che te lo dico a fa’…
Non sapevo che campbell fosse stato sdoganato dalla critica. E pensare che quando 10 anni fa guardavamo 2 volte al mese l’armata delle tenebre ci davano degli imbecilli. Campbell sta al cinema americano come Abatantuono a quello italiano?
E chi ha detto che è stato sdoganato dalla critica?
cinese, è un dio della guerra cinese, come il tofu (qualsiasi cosa sia) [gb]
I beg your pardon, confusione imperdonabile (…), corretto.
ora sta’ a vedere che se era il dio protettore del sushi era la stessa cosa, zut zut [gb]
Spero di far cosa gradita, comunicando che sono disponibili i sottotitoli italiani su http://www.subsfactory.it
enojoy!