Il dubbio, John Patrick Shanley 2008

Il dubbio (Doubt)
di John Patrick Shanley, 2008

Se c’è una cosa che ho sempre pensato non giovasse al cinema, è il teatro. Intendiamoci, non ho nulla contro il teatro in sé, e non c’entra più di tanto il fatto che io non lo mastichi né lo frequenti – la considerazione essenziale è però che il teatro e il cinema vivono di linguaggi ed esigenze differenti, sotto ogni aspetto, e in tal modo andrebbero considerati da chi il teatro e il cinema lo fa. Detto questo, Il dubbio è all’apparenza un caso abbastanza esemplare di film che prende la direzione sbagliata, in questo senso: il testo teatrale viene fondamentalmente replicato, e dal suo stesso autore.

Ma la bravura di Shanley sta proprio nell’evitare che il suo Dubbio diventi mero teatro filmato. Come? Paradossalmente, proprio misurando la sua regia, infilando qua e là dei timidi ma efficaci momenti di cinema (Meryl Streep tra le foglie trascinate dal vento) e giocando molto sul senso di oppressione portato delle (ottime) scenografie d’interno, sul rigore inquietante della fotografia, sul contrasto tra gli sguardi – tra quello della compassata e insicura ferocia di una gigantesca e gotica Meryl Streep e quello dell’innocenza, violata, della sempre più brava Amy Adams. In questo modo, mettendosi solo apparentemente da parte ma lavorando sodo ai margini della pellicola, riesce ad evitare il disastro – o meglio, piuttosto, il nostro completo disinteresse nei confronti del film.

Che invece è tutto sommato un’opera stimolante e interessante, che ti accende il cervello e mette in funzione quell’affascinante meccanismo razionale che dà il titolo al film stesso. Se non altro perché il testo di partenza, ammettiamolo anche se non può e non deve bastare a se stesso, è davvero una bomba – ci sono almeno due lunghi dialoghi da pelle d’oca, e non serve che io dica quali. E perché i quattro attori sono davvero formidabili – anche doppiati, non potendone fare a meno: tanto basta un mezzo sguardo, un gesto, una lacrima.

9 Thoughts on “Il dubbio, John Patrick Shanley 2008

  1. post esemplare.

    Concordo sul fatto che, convinzione che sopravvive al cinema stesso, se il testo è una bomba, difficilmente si riesce a rovinarlo completamente.

    Il problema è quando non c’è il testo.

    Ma parliamo di altro tipo di cinema.

  2. Buon film e nomination strameritate.

    Però la regia… non mi ha convinto completamente.

    Un saluto,

    Mr. Hamlin

  3. Però quei primi piani dal tombino, quelle panoramiche sghembe… c’è senz’altro un termine tecnico per chiamarle, ma lo ignoro… boh, mi sono sembrate un po’ artificiose.

    Poi è curioso che mentre io non abbia mai pensato neanche un istante che fosse colpevole, la mia donna abbia maturato una certezza indissolubile. Due spettatori=0 dubbi.

  4. Il film è effettivamente pieno di inquadrature sghembe. Curiosamente, ho letto nella cartella stampa che è stata una scelta voluta e c’era anche una spiegazione del perché, che non ricordo, ma sostanzialmente hai ragione tu.

    Cioè, che fanno un po’ schifo.

    (io invece sono stato divorato per metà film dal Dubbio, anche se poi mi sono risistemato sulla tua posizione – però, diavolo, con quella facciotta lì… un po’ ti viene)

  5. E’ vero, lei è incredibile.

    Ma lui è sempre più impressionante.

    Basta la sua presenza in scena e tutto il resto non conta più.

  6. naaaaaa, quel prete lì pedofilo è.

  7. Un’opera che induce a riflettere e discutere (e basterebbe già solo questo per renderla meritevole di essere vista).

    104 minuti che attanagliano la nostra attenzione, ci coinvolgono come raramente accade senza concedere la minima possibilità di distrazione.

    Bellissimo testo, grandissima interpretazione da parte dell’intero cast (è raro che quattro attori dello stesso film siano contemporaneamente candidati all’Academy Awards).

    Di Meryl Streep giustamente Movieplayer ha scritto: “…non ci sono più aggettivi capaci di renderle il giusto merito. Quante attrici sarebbero in grado di interpretare nello stesso anno un film spensierato come Mamma mia! e poi di catapultarsi anima e corpo in un dramma psicologico di questa portata? Nessuna”.

  8. Intensa l’atmosfera, in linea con il tempo della narrazione. Forse un pò lento ,ma anche qui giustificato dall’argomento in oggetto.

    A me non dispiace affatto, sarà che non mi stanco mai di assistere alle interpretazioni impeccabili della Streep?

  9. utente anonimo on 4 aprile 2009 at 01:52 said:

    M quindi alla fine… chi era il colpevole??? Eh eh eh… D’altronde un film con un titolo così… Non poteva che finire in questo modo…

    Comunque il film è bello, forse mi aspettavo qualcosa di più, in ogni caso concordo pienamente sulla mostruosa bravura degli attori (di Meryl Streep è scontato parlare, mi riferisco soprattutto a Philip Seymour Hoffman e più che mai a Amy Adams) e sulla difficoltà fin troppo evidente di staccarsi dalla piece teatrale (d’altronde essendo l’autore il medesimo era scontato che accadesse). Ma forse, se il film non avesse avuto questo difetto, il livello alto di recitazione non sarebbe stato tanto evidente.

    Magnifica la ricostruzione degli interni della scuola parrocchiale, mi hanno fatto tornare in mente in maniera quanto mai vivida i (pochi per fortuna!) momenti della mia prima infanzia passati tra le suore.

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