W.
di Oliver Stone, 2008
Non parla a favore del nuovo film di Oliver Stone il fatto che sia estremamente più interessante tutto il percorso che l’ha portato a essere proiettato in prima serata su La7 invece che in sala, piuttosto che il film in sé. Dice molto dello stato delle cose, di come da una parte ci sia ormai una paura diffusa di scottarsi le mani a prescindere dal calore effettivo dell’opera in questione (qui assai limitato, per esempoio), e di come dall’altra parte ogni cosa che faccia in cotal modo paura, anche in un’ottica provinciale e fantozziana come quella del dibattito a presenza del regista che ha preceduto il film in tv, possa diventare un bianco lenzuolone da sbandierare con la pretesa dell’evento che non c’era. O peggio, di un’indipendenza che non esiste. Oppure, meglio, che esiste – ma che non cambia molto le cose. Né del panorama televisivo né, tantomeno, di quello politico.
Su W. invece non c’è così tanto da dire – ed è il motivo, forse, per cui se n’è parlato molto più prima, che poi. Un film medio, forse mediocre o forse semplicemente dimenticabile, che ha indubbiamente i suoi punti di forza: Josh Brolin, il tono politicamente ammiccante ma non aggressivo (come molti avrebbero voluto: ma a che pro?), l’idea straniante di fare della vita di GWB una sorta di commedia grottesca con tocchi dalle pretese surrealiste (non solo il finale, ma anche la scena della camminata nel campo, citazione apertissima di Il discreto fascino della borghesia di Bunuel, per tacere del feroce salatino), Josh Brolin, Josh Brolin, Josh Brolin, e la correttezza con cui sono riportati alcuni momenti essenziali della carriera dell’ormai ex presidente.
Ma se dal punto di vista storico W. ribadisce molte cose già arcinote in una prospettiva candida che ha fatto inferocire gli spettatori più ferventi (la riduzione al martirio intellettuale del ruolo di Colin Powell è un esempio calzante) e che a volte si limita all’imitazione pedissequa e inutile à la Pingitore (l’imperdonabile Condie Rice di Thandie Newton), il film che rimane sotto le polveri del bignamino politico, che di per sé, come ogni bignami, è buono giusto per chi negli ultimi 10 anni ha dormito o ha visto solo i telegiornali locali e/o il TG4, è davvero una cosetta da poco.
Per fortuna che Josh Brolin c’è.
Il feroce salatino è splendida… rido.
Del film salvo solo Brolin, perfetto. Il resto è cattiva televisione. Ma poi io Stone lo reggo poco, anche quando – come qui – se non altro ha limitato il testosterone stilistico.
Ecco infatti nel post non l’ho scritto: non sarebbe il caso che i media (almeno i nostri) la smettessero di trattare Oliver Stone come il grande regista che non è?
A me non è dispiaciuto.
Sicuramente non è un capolavoro ma come analisi della vita di un personaggio è ben fatto.
Le mie considerazioni al momento del passaggio su La7 http://www.soloparolesparse.com/2009/01/w-la-vera-storia-di-george-w-bush-secondo-oliver-stone/
soloparolesparse
Caro signor Checcozzo, mai come questa volta mi trovo di comune accordo con vossignoria.
http://www.smeerch.it/2009/01/21/w/
sì, ecco, hai detto tutto tu. si salva praticamente solo per Brolin che comunque è una gran bella prova per Brolin, quindi anche solo per Brolin, vale a pena di vederlo, Brolin, no?
non da avercelo nella videoteca, ma finché è gratis su La7 per me è grasso che cola.
kaw
tutto vero.
che nostalgia per quando da ragazzino vedevo JFK a ripetizione
“Sì, è un po’ come According To Jim” (cit.)
vb
Tutti d’accordo, quindi, Stone era e rimane un regista mediocre. Condivido.
Banjo
“ha visto solo i telegiornali locali e/o il TG4″
C’e l’hai con Fede per caso? lol
Ho visto il film in modo un po’ distratto, quindi per ora sospendo il giudizio.
Però, per quanto ricordo, davvero bravo Josh Brolin. Sta inanellando una serie di ottime prestazioni!
Scordavo la firma, scusa…
Mr. Hamlin
i nostri media hanno sempre considerato stone un grande regista semplicemente perchè ha realizzato molti film “politici” (e alcuni di discreto livello)….
finalcut