Adventureland
di Greg Mottola, 2009
Ci vuole un bel coraggio, a fare un film come Adventureland dopo un film come Superbad, per fare un film così intimo e personale dopo aver diretto una delle perle del dominio produttivo e semantico del metodo Judd Apatow sulla commedia americana. Si parla ancora di formazione, di scelte, di amicizia, di malinconia per la fine dell’adolescenza: ma questa volta Mottola, anche sceneggiatore sulla base evidente di memorie autobiografiche, riesce a (e ha il coraggio di) mettere da parte l’intero impianto triviale e post-demenziale per raccontare unicamente la sua storia, con una delicatezza inaspettata e a tratti davvero emozionante.
Che storia è, quella di Adventureland? Perché è piaciuto tanto a così tante persone? Perché la storia che racconta, quella di un ragazzo che impara a misurare la distanza tra i propri sogni e la realtà, tra le aspettative degli altri, la spietata casualità della sorte e la presa di coscienza sul proprio destino, è una storia che molti di noi hanno vissuto, e che tutti noi conosciamo. E il momento in cui impariamo (oppure non impariamo più) a bilanciare i fatti della vita, ad accorgersi che oltre alla nostra vita sentimentale che va inevitabilmente a rotoli ci sono gli amici che non hai saputo ascoltare, ci sono le cose che non hai saputo vedere, ci sono le bottiglie di whisky nascoste sotto il sedile della macchina. E il periodo nella vita in cui facciamo le cazzate più assurde, gli errori più inetti e sciocchi – quelli che, ci giuriamo in lacrime, non ripeteremo più. Mai più. Perché abbiamo imparato la lezione.
E ci vuole un bel coraggio, inoltre, o forse solo un gran talento e una notevole sensibilità, per fare un film ambientato nel 1987 che non sembra il solito film sugli anni ’80 ma che semmai sembra un film degli anni ’80, forse perché fatto da uno che di quegli anni ha un ricordo completamente individuale, soggettivo ma non meno suggestivo – un ricordo che non vedeva l’ora di condividere con noi. Il ricordo indelebile della paura di rimanere intrappolati dentro Rock me Amadeus e su una giostra di provincia, e il ricordo altrettanto indelebile di un atto di coraggio, di una fuga necessaria. Scappare a costo di rischiare, di lasciare tutto alle spalle.
Un film piccolo e onesto che parla di noi con la profondità e la semplicità di un classico.
ben detto.
Non mi aspettavo così tanto, pur essendo curiosa di vederlo ugualmente. A quanto pare devo affrettarmi, dunque.
Bella recensione, davvero.
andrò a vederlo presto a questo punto.
P.S: Ma “exiled” in uscita?
vespertime.
Al multiplex non c’è, c’è invece St. Trinians. Dovrò aspettare il noleggio, che bello.
Crazy Simo
ben scritto. Non posso condividere il tuo entusiasmo, ma ho letto con piacere.
L’impatto triviale non è troppo presente (ma Frigo?) e cmq anche qui si vomita parecchio e ci si dà spesso colpi sulle palle (un po’ l’equivalente degli urletti femminili).
Hai ragione a dire che il coraggio (o la furbizia) di Mottola è stata quella di non parlare ai 35-40enni come lui, a quelli che c’erano, ma agli adolescenti di oggi che sono quelli che poi vanno a vedere il film in sala (almeno in USA).
Come in Superbad abbiamo la notte che impera, quel cielo grigio su, foglie bianche giù, quel mood tristissimo generale.
Decisamente bella però la sequenza dei fuochi d’artificio, lì ho fatto un balzo sulla sedia e un balzo di 20 anni, rimpiagendo improvvisamente l’autoscontro. Un saluto.
un omaggio alle teen comedy di Joh Hughes anni ’80 rilette alla luce della moderna commedia americana, finalmente tornata grazie ad appatow…
colonna sonora fantastica.
Greg Mottolo in Celebrety di Woody Allen, interpretava il ruolo del regista che dirigeva Melanie Griffith.
Albert
“..che non sembra il solito film sugli anni ’80 ma che semmai sembra un film degli anni ’80.”
Ehhhhh?….anche la fotografia e le musiche?
Scusa, ma non ho capito.
Lo vedrò, penso. Non mi incuriosisce minimamente ma una bella boccata di cazzate ogni tanto serve a lenire le sofferenze del cinema impegnato.
Ma non capisco la differenza tra il fare, nel 2009, un film sugli anni ’80 o fare, sempre nel 2009, un film che “sembra” degli anni ’80.
Cioè, o uno gli ha vissuti quegli anni e ti può realmente raccontare delle cose e fartele sentire, oppure no, e farà una cagata di film. No?
like it lillo
(uff, inventatevi delle firme, ve ne prego)
brevissimamente, che non ho voglia: intendevo dire che il film non fa “pesare” il fatto di essere ambientato negli anni ’80 attraverso luoghi comuni e topoi tramandati di quel decennio, esempio a caso, con una colonna sonora troppo “spiccata” (come è il caso di Donnie Darko, per dirne una a random). In realtà non ha granché a che fare con la qualità del film. Era solo una considerazione.
(ah: ciao lillo! mitico lillo!)
“Un film piccolo e onesto che parla di noi con la profondità e la semplicità di un classico”
cos’è, l’albero degli zoccoli?
mm1
In realtà Greg Mottola è l’autore di un capodopera del cinema indie, girato nel 1996 ed intitolato “The daytrippers”. Dopo quello un lungo silenzio cinematografico e poi Superbad, un film completamente differente da quello d’esordio. Adventureland è un ritorno alle origini, seppur segnato dalla lunga latitanza con un certo genere di cinema.
nickoftime
sono andato a vedere il film perchè mi ha incuriosito la tua recensione.
potevi scriverlo che il protagonista è uno di quei personaggi di una pesantezza inenarrabile e che ogni volta che parla con la tipa avresti voglia che entrambi morissero lì, sul colpo, senza motivo. (mentre i personaggi di contorno spaccano)
john gimmebackmyeuro
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