Winter’s bone
di Debra Granik 2010
Ree Dolly è una ragazza di 17 anni che vive nella zona dell’Altopiano d’Ozark insieme ai suoi due fratelli più piccoli, a cui deve badare perché la madre ha avuto un esaurimento nervoso e non parla più mentre il padre, un noto delinquente locale che cucina metanfetamine, è sparito da settimane senza lasciare traccia. Ma lei è una tosta, i Dolly sono tutti così. Quando un poliziotto informa la giovane che il padre non si è presentato in tribunale dopo aver indicato la casa come cauzione, per non perderla Ree si mette sulle sue tracce. Intenzionata a trovarlo, vivo o morto, per salvare l’unica cosa che le rimane.
Quando all’inizio dell’anno ho cominciato a leggere di Winter’s bone, che all’ultimo Sundance ha vinto il Gran Premio della Giuria per le opere statunitensi, si parlava di una cosa soltanto: Jennifer Lawrence. Secondo molti ormai, con questo film l’attrice ventenne, già vincitrice del Premio Marcello Mastroianni a Venezia per la sua incredibile performance in The burning plain, si sarebbe conquistata automaticamente un posto d’onore agli Academy Awards. In nomination: pochi dubbi. Ma un premio non sarebbe buttato: la sua è una di quelle interpretazioni che rimangono sotto la pelle, forse per il contrasto tra la dolcezza del suo viso e la durezza quasi inconcepibile del ruolo, forse semplicemente perché è una delle più brave attrici della sua generazione.
Ma in Winter’s bone c’è anche altro, c’è soprattutto l’affresco dolente di un’America marginale e dimenticata, l’ultima America di confine nascosta tra le colline di un Missouri freddo e inospitale, un luogo a cui sembra abbiano strappato l’anima in cui vive una popolazione con le proprie leggi e la propria morale, all’interno di uno scenario visivo che sembra uscito da qualche film post-apocalittico – e che invece è l’America di oggi, soltanto quella che pochi vogliono raccontare. E c’è una storia di orgoglio e sopravvivenza che raggiunge abissi quasi horror ma che nasconde tra le pieghe del dolore un tiepido segnale di speranza – che è tutto negli occhi di Ree, nel suo coraggio, e nella sua paura.
Non è ancora prevista una data d’uscita ma prima o poi arriverà.
Speriamo, che arrivi la data d’uscita. Sembra interessante.
CrazyS
CBCR, direi
un altra cosa che senza di te non avrei considerato
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Cavolo che bello… Hai proprio ragione, anche io ho pensato sfiori l’orrore, quello vero che non ha bisogno di sbandierare d’ispirarsi a fatti reali. Qui quasi si sente la puzza dal tanto realismo. Jennifer Lawrence e il quasi irriconoscibile John Hawkes sono devastanti.