Sucker Punch
di Zack Snyder, 2011
Sucker Punch ha sollevato ben più che una generale curiosità, nei mesi passati: questo film era l’occasione per Snyder di mostrare finalmente di che pasta era fatto. Il grande risultato di Watchmen, film “impossibile” alla vigilia eppure riuscitissimo, era ancora vivo nella memoria; e le immagini del trailer lasciavano ben sperare, trascinate dall’immediato fascino di una partita senza precedenti di splendide fanciulle ventenni conciate come a una fiera del cosplay e pronte a menare le mani e sparare all’impazzata. Poteva essere un sublime punto d’arrivo dell’action ontologico dell’ultimo decennio, chiudendo finalmente la porta aperta da Matrix, ma purtroppo non è andata a buon fine: Sucker Punch è un film brutto e sgangherato, se non fastidioso e inutile, che spreca l’enorme potenziale visionario di Snyder in favore di una narrazione involuta e di un’estetica plastificata.
Ci sono tanti livelli su cui questo film è malriuscito, fastidioso e sgraziato, e sono curioso di leggere nel prossimo periodo letture diverse dalla mia e che magari non mi appartengono, ma per il momento mi limiterei a sottolineare una considerazione piuttosto basilare: ovvero, che un action adrenalinico dalle venature fantasy possa permettersi di essere un sacco di cose, di essere cretino, ingenuo, prevedibile, risaputo, ma non possa permettersi di essere così mortalmente noioso. Il problema è che, una volta introdotta senza troppi indugi la struttura che lo anima (una matrioska di realtà oniriche che per alcuni tratti ricorda quella di Inception), Sucker Punch “si siede” su un procedimento narrativo ripetitivo allo scopo di introdurre di volta in volta le sequenze puramente action, che riprendono il linguaggio del videogame di oggi utilizzando quello stesso interesse verso il frullato pop-culturale (zombie nazisti, castelli con draghi e orchi, samurai giganti, guardie robot, e via dicendo) ma prendendo dal videogame purtroppo anche l’idea – esplicitata nella trama – di spezzare il racconto in brevi missioni autoconclusive, ognuna con il suo scopo ben definito, affettando così il film in veri e propri “livelli” con una meccanicità tremenda che svilisce i tentativi di Snyder di costruire attorno a queste sequenze una qualsivoglia trama – che, in definitiva, si configura come un mero pretesto all’interno del quale ci si diverte forse un po’ troppo a vestire le proprie eroine come bambole per poi farle prendere a ceffoni (o peggio) dal (moscio) villain di turno.
Per capire quanto sia frustrante tutto ciò per chi fino a oggi ha difeso l’altalenante ma stimolante lavoro di Snyder a Hollywood, basti pensare a quanto è bella e incredibile la sequenza iniziale, con la cover di Sweet Dreams che Snyder fa cantare proprio alla protagonista, la pazzesca Emily Browning. Come sempre accade, l’incipit è il posto dove Snyder mette tutto se stesso, è sempre stato così, e anche stavolta l’apertura è straordinaria quanto riconoscibile: in una manciata di immagini forti e di grande impatto, segnate dai ralenti che sono tra i suoi marchi di fabbrica, Snyder riesce a introdurre uno stile, un personaggio e un mondo senza bisogno di dire una parola. Soltanto che stavolta dopo quei 10 formidabili minuti, quando i personaggi cominciano a parlare, non gli rimane nulla da dire. La colonna sonora infatti rimane un punto fermo del film e di Snyder: ben venga la sempre sublime Army Of Me di Bjork usata in questo modo così aggressivo e liberatorio, e persino la cover di Where is My Mind firmata da Yoav (sia mai che un film ambientato in un ospedale psichiatrico non ci sia quella canzone!). Invece la smania distruttiva e roboante delle sequenze d’azione, tecnicamente impressionanti ma altrettanto monotone e stordenti, finisce per nascondere la bravura più autentica di Snyder, che infatti rimane celata: non per niente il miglior virtuosismo tecnico del film (l’attraversamento dello specchio nel camerino durante un dialogo) rimane nascosto nonostante sia più interessante dei soliti proiettili che cadono dal caricatore o delle solite asce rotanti lanciate nel cranio dei nemici.
Insomma, Sucker Punch è una davvero un film di poco conto, ma quel che è peggio è che dà l’impressione di prendersi un po’ troppo sul serio, soprattutto verso la fine, con un misto abbastanza ridicolo di presunzione semiotica e fondali photoshoppati ipersaturi. A quel punto, tanto vale mettersi all’altezza del film e farsi una top 5 delle cinque battagliere protagoniste – anche perché devo ammettere che la loro presenza scenica e la loro fotogenia indecente spesso aiutano a far passare i minuti tra una mazzata assordante e l’altra.
Mi fa male leggere tutto ciò, i difetti che hai citato sono per me quasi tutti pregi del film.
Concodo sul finale però, anche secondo me finisce con l’essere noioso, inutilmente serio e con teorie pretenziose.
Però tolta l’ultima mezz’ora il resto l’ho trovato altamente godibile, una sorta di Moulin Rouge! dei film/anime/videogiochi fantasy con quel pastiche delirante. Zack Snyder come Baz Luhrmann.
azz…peccato! poteva essere divertentissimo…
lo vedrò comunque
Visto ieri sera e parecchio deluso.
La cosa peggiore che si possa dire di questo film è che, quando a metà del secondo tempo la tizia dice che sono a metà strada, ti venga in mente “COME, ANCORA NE MANCANO 2?”
E non c’è niente di nuovo neanche nelle scene d’azione, una sembra un plagio di Io Robot, il resto visto e stravisto.
Un ultimo appunto: come si puo fare quella tirata sul rapporto dei personaggi con autori/registi e poi con il pubblico nel finale, quando di narrazione non se n’è vista neanche l’ombra?
Lo rivedrò in lingua originale, non appena possibile, ma davvero davvero deluso.
Il mio vicino di posto più o meno a metà ha cominciato a russare fragorosamente e, poverino, non mi sembrava proprio il caso di disturbarlo.
Che poi quale mente malata fa il casting di 5 fighe e non fa vedere neanche mezza tetta?
Faccio la versione nerd/molesta: quale mente malata veste 5 f come cosplayer e poi le trucca come sciaquette?
(risposta: i ‘meriGàni)
Per rispondere alla domanda di Michele, non è stata una “mente malata” ma il sistema di rating americano a spingere quell’ipocrita di Snyder a non fare vedere mezza tetta come sostieni tu (ti credo sulla parola, non avendo ancora visto il film).
Probabilmente ciò è stato necessario per potere ottenere dalla censura un blando PG-13 (che non compromette il pubblico adolescente, target maggiore di questi film) ed evitare i pericolosissimi (per il boteghino) R o NC-17).
Un tizio ha detto che il titolo giusto dovrebbe essere “Zettai Ryouiki – The Movie”
Sarà bello rivedere Jena Malone milioni di anni dopo donnidàrco
Non so dove scriverlo, hai 3 blog (megalomane) ma sarei comunque fuori tema, per cui te lo dico qua: consiglio spassionatamente la visione di Blue Valentine, un gioiellino raro. Voglio una tua recensione.
Michelle Williams è diventata incredibilmente brava.
Oh almeno Snyder si è sfogato. Ha sparato tutte le cazzate che gli frullavano per il cervello. Ora forse si darà una calmata.
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Non ho ancora visto il film e quindi non mi pronuncio, ma volevo controbattere l’opinione fatta nei primi righi su Watchman.
E’ un grande film (secondo me il migliore insieme ai batman di nolan su supereroi), ma non è vero che, come spesso capita ai film d’autore, è stato un “grande risultato, film “impossibile” alla vigilia eppure riuscitissimo”.
Non solo non ha avuto molto successo e gli incassi hanno deluso la produzione, ma anzi era un film attesissimo.
Gabriele, forse mi sono espresso male, con “impossibile alla vigilia eppure riuscitissimo” non mi riferivo ai suoi risultati commerciali, ma al fatto che era una sfida fare un film così bello da un libro come Watchmen. Chiaramente è solo un’opinione personale, ma mi sembra che anche tu la condivida
Si, scusa tu. Avevo frainteso.
Mi piacciono i tuoi giudizi.
Se ti serve una mano a scrivere recensioni… =)
Uno dei peggiori film visti negli ultime tempi. Il compedio della peggiore involuzione visivo/narrativa subita da una parte consistente del cinema moderno. Più vicino ad un gioco per xbox che ad un lungometraggio. Eppure l’idea di partenza non era male, ed il piano narrativo, per quanto per nulla originale, poteva apparire intrigate. Ma gli sviluppi sono stati disastrosi.
Complimenti per la bella recensione, anche io ho visto il film (con grandi speranze) e faccio ancora fatica a credere di essermi beccato qualcosa di così insulso e noioso…
Peggio del Dylan Dog versione USA.