I guardiani del destino (The Adjustment Bureau), George Nolfi 2011

I guardiani del destino (The Adjustment Bureau)
di George Nolfi, 2011

Attenzione a non scambiare The Adjustment Bureau per un thriller: l’opera prima dello sceneggiatore George Nolfi, che lo stesso regista ha tratto da un racconto di Philip Dick con grande libertà ma senza tradirne lo spirito, è un’autentica commedia romantica in cui le suggestioni e le paranoie sci-fi e il contesto tipicamente dickiano della scoperta di una realtà nascosta dietro il velo di Maya servono più che altro da pretesto per una convincente e persino commovente love story con contorno di eminenze grigie. Non a caso i punti di forza del film, più che nell’assetto di genere (costruito comunque con classe e con una spiccata predilezione per l’understatement) sono proprio nei molti dialoghi, brillanti ed efficaci, nella recitazione dei due protagonisti (soprattutto un’illuminante Emily Blunt e l’azzeccatissimo John Stallery) e nella leggerezza del tocco di Nolfi nel raccontare un amore talmente potente e necessario da arrivare a sfidare sé stessi, il Fato, e Dio in persona. Quindi, se pure ci sono qua e là alcuni stalli nello script, per il desiderio di spiegare nei dettagli la sua mitologia e di intrecciarla con un discorso più ampio sulla trascendenza, sul caso e sul libero arbitrio, The Adjustment Bureau è un’opera così favolosamente romantica da far perdonare qualche passeggera ingenuità. Un film che si presenta tra l’altro con un ottimo biglietto da visita, ovvero il magistrale incipit che presenta in breve tempo il personaggio di David grazie al montaggio serrato e intelligente di Jay Rabinowitz, e che continua riuscendo a trovare un equilibrio delicato tra quest’anima sentimentale, le necessità della narrazione fantascientifica e la pura piacevolezza del racconto. Bellissima sorpresa.

Nelle sale dal 17 giugno 2011.

12 Thoughts on “I guardiani del destino (The Adjustment Bureau), George Nolfi 2011

  1. Primo! :-)
    Mi trovo fortemente in disaccordo, anche se inizio a credere di essere l’unico o quasi, visti i commenti in giro…
    Se è vero che il personaggio della ballerina è ben scritto e ben recitato, e quindi a favore della tua tesi sulla commedia romantica, bisogna anche riconoscere che buona parte del minutaggio ha come protagonista il senatore da solo, con i suoi tentativi di combattere il destino, comprendere i piani dei cospiratori e sfuggire dalle loro azioni.
    Non puoi dirmi che tutto ciò non sia un thriller, tenendo conto che la parte dedicata alla storia d’amore è davvero breve, e io infatti mi lamentai dell’apriorità del rapporto tra i personaggi (si vede davvero poco, bisogna crederci quasi per fede)
    E il pippone finale sull’amore e la fiducia in se stessi, no, dai…di Dick rimane davvero solo lo spunto iniziale (e ciò è male)
    Attendo una tua risposta,
    sempre con stima

    fatecomevipare

    • Chiaramente non sono d’accordo, ma la mia risposta non servirebbe… visto che ho scritto un post a riguardo e ho già detto come la penso ;)
      Allo stesso modo in cui David prende lo stesso autobus per tre anni per sperare di reincontrarla, la storia d’amore è in tutto il film, non soltanto nelle scene in cui i due interagiscono, questo mi pare un bel fraintendimento. Lui sarà da solo, ma i suoi “tentativi” non hanno a che fare con la scoperta della verità sul Bureau, con il desiderio di conoscenza, con l’impulso alla libertà, vanno sempre in una sola direzione, quella di poter scegliere Elise su tutto il resto. Comunque: ma certo che l’elemento thriller esiste, dico solo che non è l’elemento determinante e identificante del film.
      Ma se non ti sei smosso nemmeno un po’, che so, nella scena della Statua della Libertà, mi sa che abbiamo solo diverse priorità ;)

  2. Mmmmh, mi sa che stiamo su due autobus diversi! ;-)
    se dovessi descrivere il film direi “thriller dalle pretese metafisiche con storia d’amore attaccata con il superattack”, però ho capito come la pensi, e boh, riconosco che parte del mio atteggiamento deriva dalla venerazione per Philip K. Dick (se non l’hai letto ti assicuro che il racconto di partenza offre ben altre suggestioni)
    Alla prossima! :-)

    • Tranquillo, ho letto tutti i racconti di Dick quando ero alto così ed è probabilmente il mio scrittore preferito di sempre. Però allo stesso tempo non credo nel reato di lesa maestà: preferisco gli adattamenti liberi ma riusciti a quelli fedeli ma inutili.

  3. kekkoz, io ti stimo molto… ma “un’equilibrio” non vuole l’apostrofo…

    p

  4. sottoscrivo in pieno, K. bello, con ingenuità e tanto ammore. Ps.: hai anche scritto Stallery. io non correggerei, è bello ;)

  5. Me ne uscirei con un “Fantascienza anni ’50 e con molta classe”.

    Il problema è che ad un certo punto m’ha ricordato (dannato liceo e GooGooDolls) City of Angels.

    Ma d’accordo con il buon adattamento.

  6. è piaciuto un sacco pure a me, e concordo è un film profondamente romantico e il contesto (thriller fantascientifico) rende molto originale il racconto d’amore.

    Peccato solo che gli americani non resistano a spiegare i film come se fossimo bambini, ma voi over didascaliche a parte è proprio un bel lavoro.

    PS pedante
    «azzeccatissimo John Stallery» –> a me risulata John Slattery

  7. Michele on 5 luglio 2011 at 13:30 said:

    A me turba che i distributori italiani abbiano perso l’incredibile occasione di chiamarlo “I guardiani dell’amore” o “Un destino d’amore”. Stanno cominciando a perdere colpi.

    Riguardo al film, a me è piaciuto, ma senza entusiasmi. Cala bene la storia d’amore nel contesto fantascientifico, dopodiché per il finale infrange tutte le regole del gioco dettate fino a quel momento, e una cosa del genere non mi va tanto giù.

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