7 Psicopatici, Martin McDonagh 2012

7 Psicopatici (Seven Psychopaths)
di Martin McDonagh, 2012

Il secondo film del commediografo inglese dopo il sorprendente, bellissimo In Bruges è accomunato con la sua opera prima dall’assoluta distanza tra il film e l’immagine che vuole dare di sé: ancora una volta, McDonagh parte da una premessa ascrivibile al noir, per così dire, “postmoderno”, ironico e consapevole (due lestofanti che rapiscono cani per incassare le ricompense finiscono per rubare il migliore amico di un pericoloso gangster) e la trasforma di punto in bianco in un’altra opera che sembra guardare più a Samuel Beckett che a Tarantino o Guy Ritchie. Impossibile dire di più senza svelare l’imprevedibile (davvero) svolgimento della trama, ma chi ha visto il precedente è conscio del fatto che questo film non abbia nulla a che fare con la sua pubblicistica. Non si tratta però di un inganno promozionale ai danni del pubblico: Seven Psychopaths utilizza la sorpresa e l’autoreferenzialità per riflettere sul cinema dal privilegiato punto di vista di uno scrittore (in crisi personale e professionale) costretto a vivere in prima persona il proprio racconto. Convoluto e ombelicale per sua stessa natura, il film è colmo di performance clamorose (Christopher Walken è uno spettacolo) e non si può negare che il suo autore abbia un talento raro per i dialoghi, intelligenti ed efficaci. Ma con Seven Psychopaths McDonagh spinge troppo sul pedale cerebrale: terribilmente compiaciuto della sua stessa arguzia, finisce per allontanarci dai suoi personaggi, trasformati in pagine da voltare per le quali è difficile provare davvero qualcosa di autentico.

3 Thoughts on “7 Psicopatici, Martin McDonagh 2012

  1. Mi sono annoiato da morire. Vero performance di Walken spettacolare, ma sant’Iddio tutta la parte nel deserto (metà del film) è veramente uno strazio. Battutine argute, humor e undesta

    E poi non esiste che hai due fighe della madonna e il tempo complessivo in cui si vedono in scena è più basso di un pigmeo.

  2. giordano on 20 gennaio 2013 at 11:53 said:

    Ma Tom Waits com’è?
    Io è un periodo che di cinema ne leggo più di quanto ne vedo, per cui ti faccio la canzone a richiesta: Cloud Atlas?

  3. In compenso però i dialoghi sono da paura.

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