I testi, oppure più nello specifico i film i cui personaggi viaggiano nel tempo si possono dividere, a sentirne il desiderio, in due categorie: ci sono film sul viaggio nel tempo, e poi ci sono film col viaggio nel tempo. La distinzione tra le due sarebbe piuttosto chiara, in verità non è quasi mai marcata; si tratta perlopiù di un’oscillazione percentuale. Nel caso di About time ci troviamo invece di fronte a un caso estremo della seconda: l’artificio del viaggio nel tempo viene utilizzato come pretesto narrativo per sostenere lo sviluppo psicologico dei personaggi, tanto che persino le norme stesse che lo disciplinano vengono piegate, a più riprese, alle esigenze della trama. A dire il vero, About time passa persino troppo tempo a spiegare le regole, visto che poi fa puntualmente di testa sua, ma l’atteggiamento che altrove sarebbe difficile da digerire (infatti il film è mal tollerato dagli amanti del “genere”) nelle mani esperte di Richard Curtis si trasforma in una variazione rinfrescante sul tema, che sorpassa con nonchalance i “buchi” per andare al centro dei sentimenti – che poi sono quello che gli interessa davvero. L’autore di due pilastri della tv inglese degli Anni 80 (Blackadder e Mr Bean), tra i più celebrati sceneggiatori della Working Title per quasi vent’anni, si confronta qui per la prima volta con il fantastico ma si comporta come se nulla fosse, anche perché la sua padronanza della commedia è superiore a qualunque puntualizzazione di genere. Abilissimo a nascondere un film sugli affetti famigliari e sul valore della quotidianità dietro alle parvenze di una storia più banalmente “romantica”, Curtis sa sempre quando farti ridere e quando farti piangere e non ha problemi a comunicartelo apertamente; sa sempre dove piazzare la faccia giusta (Rachel McAdams è fin troppo stupenda per il ruolo un po’ impacciato di Mary, ma è ugualmente incantevole) e la canzone giusta (due esempi di questo caso: Nick Cave e Jimmy Fontana) e la scelta di usare la tenerezza come ago della bilancia tra dramma e farsa si rivela un impeccabile meccanismo emotivo, a patto di gradire l’idea di venire spudoratamente manipolati in questo modo. Da uno così bravo, io mi faccio sempre manipolare volentieri.
Ottimo blog ma come mai non mette I trailer in ogni post? È una scelta molto naturale per il lettore di voler vedere il trailer appena finisce di leggere una recensione… sono in perenne ricerca di un sito o blog che coniugasse una buona scelta di film con la presenza di trailer in ciascuno dei post… se fino ad ora non ho cominciato ancora a seguire nessun blog/sito cinematografico in particolare, è proprio perchè mi costringono a cercare avanti e indietro tra trailer, recensioni (cerco una selezione affidabile di film, non I siti che includono tutto), e programmazioni nelle sale.
spero che questo commento venga accolto come suggerimento e non come critica fine a se stessa… grazie
uhm…mi trovo in totale disaccordo: una delusione profondissima, un film di ben 2 ore in cui praticamente non succede NIENTE. Di rara antipatia il cast, a parte il bravo Bill Nighy. Ribadisco: come regista Richard Curtis non ci da fare