28 giorni dopo


[Nota personale: l'ho visto due volte ieri sera. Mi spiego: ho visto i primi 70 minuti del film. Poi è arrivato il mio amico/coinquilino e l'ho ricominciato da capo, per poi finirlo 100 minuti dopo. Masochismo? Beh, evidentemente mi è piaciuto...]


La cosa che mi interessava di dire su questo bell’horror “fuori moda” (e di questi tempi è un termine molto positivo per un horror) è il suo rapporto con il cinema di Romero. Che è ovvio, lo scrive persino quell’enciclopedia di ovvietà che è (spesso, non sempre) il Mereghetti. Sarà che l’ho visto in lingua originale (non esiste che mi noleggi un dvd di un film inglese e me lo guardi in italiano!), ma “28 giorni dopo” sembra la prospettiva britannica del cinema di Romero, anche se non possiede la tipica spocchia del remake cinefilo. A volte però i riferimenti sono davvero palesi: lo zombi tenuto vivo dai militari e i militari stessi vengono da “Il giorno degli zombi”, certi assedi, certe ombre dal primo “La notte dei morti viventi”, e soprattutto la scena del supermercato viene da “Zombi”, a mio avviso uno dei migliori horror di tutti i tempi, secondo a pochi altri.


Ma dove Romero rifletteva sulla società americana (la trilogia corrisponde a mio avviso – ipotesi su cui non ho riflettuto e che butto giù adesso – alla triade famiglia/consumo/guerra), Boyle, che aveva già dimostrato ampiamente di poter essere un autore di talento, eccezioni a parte, vuole soprattutto divertire (la scelta del digitale sembra davvero una ripresa del buon vecchio metodo low-cost di autori come Raimi o Romero stesso) e magari riflettere cinicamente sulla natura umana, con quell’esplosione finale di furia ribelle nei confronti dei militari che assomiglia vagamente alla furia avida descritta in “Piccoli omicidi tra amici”. Il tema preferito da Boyle sembra quindi davvero essere l’istinto di sopravvivenza (o conservazione), contrapposto all’istinto di prevaricazione tipicamente umano?


Altre cose ancora più banali da dire, bravi – senza esagerare – gli attori (che rendono però alla perfezione il senso di spaesamento e disperazione), e dulcis in fundo la fotografia, splendida: le immagini dell’abbandono delle città e delle strade fanno venire i brividi e possiedono un bel senso della costruzione dell’immagine. Non sapevo si potessero fare tali miracoli in digitale. Si aprono nuove strade per la mia immaginazione registica.


Vedete? Ho scritto tantissimo. Mi rendo conto che quando inizio un post, mi sembra sempre di non aver niente da dire e poi mi dilungo. Vorrei davvero essere più breve, ma è più forte di me.

9 Thoughts on “

  1. Caro Francesco sono una giovane marmotta della prateria e adoro scorrazzare nei campi e fare all’amore.E sì proprio all’amore. Ma sei davvero un ex skater?ma è vero che hai girato un corto? ma è vero che sei l’erede diretto di Benedetto Croce?Aspetto risposta tua instancabile fichetta.

  2. Grazie Lillo, di essere sempre te stesso. KeGaLiTe rulez!

  3. Grazie per il link! :o)

  4. siamo Bergamasche, pleasE!!!!

  5. non so se lo sai, ma le riprese della London abbandonata sn state fatte all’alba in tutta fretta =) davvero straordinarie qlle scene…

  6. Perfettamente d’accordo. Notare la prima scena: alla scimmia vengono fatte vedere immagini di guerra e violenza. Morale, gli esseri umani si uccidono comunque fra loro, anche senza il virus (tra l’altro sottolineato dal capo dei militari!)

  7. utente anonimo on 19 aprile 2005 at 15:17 said:

    occhio: digitale non significa low-cost per forza..e poi tali miracoli quali? occhio che non esiste IL digitale e poi 28 G.D. è stato molto trattato.esistono altri esempi di vero uso del digitale.sebbene questo film sia un buon esempio in un senso del suo uso per vari motivi ma non ho voglia di dilungarmi. e poi: nota che è il primo film in cui gli zombi (o meglio “gli infetti”) corrono..attento a valutare bene ciò che è la ripresa e ciò che è la visione (la proiezione) nell’ambito della dicotomia pellicola/digitale.(che comunque tuttora non si può definire ancora tale non per la resa ma per motivi intrinseci e produttivi di utilizzo)…

    edo

  8. occhio! occhio! nota! attento!

    sono cose che so. ho semplicemente semplificato.

    e poi era il 21 gennaio 2004. blog appena nato. perdonabile.

    (cosa c’entra “nota che è il primo film in cui gli zombi corrono” con il discorso sul digitale?)

  9. utente anonimo on 30 aprile 2005 at 13:31 said:

    il fatto che gli zombi corrano è forse il fattore più originale del film direi..se ci pensi bene non era mai stato pensato prima.

    chi fa critica di film dovrebbe sapere che esiste anche critica della critica…erano osservazioni sul digitale che non so quanto siano così note.

    edo

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