Cast away


Finalmente l’ho visto e ho tappato la mia filmografia zemeckisiana (per chi non lo sapesse, uno dei miei guru). Mi è piaciuto da impazzire, e sfido chiunque a criticare un film che riesce a coniugare esigenze di entertainment (lo spettacolare incidente, la storia d’amore) con un’autorialità diffusa più unica che rara in un regista così profondamente hollywoodiano.


L’incredibile ma vera storia del naufrago permette a Zemeckis, oltre un incredibile studio sul personaggio (grazie anche all’aiuto di un impressionante Tom Hanks), lo sviluppo del suo tema portante: la riflessione sulla dilatazione del tempo. Basti pensare a Marty MacFly (“Ho tutto il tempo che voglio, ho una macchina del tempo!”) o alle streghe senza età della “Morte ti fa bella”, per non parlare di “Contact” (dove un istante corrisponde a migliaia di secondi e anni luce).


Oltre a questo sviluppo tematico estremamente maturo, una messa in scena perfetta, che utilizza l’effetto digitale in senso poetico e funzionale (come pochissimi riescono a fare) e si prende i suoi tempi senza fretta, senza paura di annoiare (riuscendoci). Bellissimo.

2 Thoughts on “

  1. eh eh eh, caro giovane cinefilo temo di doverti contraddire, io stroncai il film all’epoca della sua uscita in sala. e non ci ho ripensato…

    “Cast Away” – film drammatico, Usa ’00
    Regia di Robert Zemeckis, con Tom Hanks e Helen Hunt.

    Trama: Chuck Noland e’ un manager della FedEx sempre in giro per il mondo per ottimizzare la gestione dei tempi della multinazionale dei trasporti. Finche’ una notte l’aerocargo sul quale viaggia non precipita lasciandolo unico superstite su di una isola deserta.

    Commento: Cosa avra’ capito Tom Hanks / Chuck Noland al termine della lunga trasferta solitaria nella sede FedEx piu’ isolata del mondo? Avra’ compreso qualcosa del suo “essere” umano? Sara’ un uomo piu’ tollerante, piu’ riflessivo o semplicemente piu’ indulgente con se stesso e con gli altri? Trasfigurera’? Sara’ migliore, o peggiore?… Domande che si
    impongono alla visione del lungo film di Zemeckis e Hanks (qui anche produttore). Ma le risposte non arrivano, o se arrivano sono incomplete, come mozziconi di conversazione cellulare su linee disturbate. Eh si’, perche’ cio’ che ci e’ dato di capire al termine di questa incredibile avventura e’ che… non cambia niente. Chuck Noland soffre per quattro interminabili anni, va parzialmente fuori di testa, elegge a suo migliore amico un pallone da pallavolo e alla fine riguadagna la liberta’ con la grinta e la determinazione che ci hanno fatto e ci fanno uomini. Eppure…
    Eppure le sue sicurezze non risultano minimamente scalfite. Come un salmone Noland risale la corrente e torna dalla fidanzata, alla FedEx e al mondo che aveva lasciato. Certo e’ un po’ scosso. Affannato. Ma non ha un solo dubbio. Nulla. La fidanzata si e’ risposata, ha paura ad affrontarlo ma quando lo fa rivela che si’, che ama solo lui ecc ecc. Noland fa quel che e’ giusto, risale in macchina come gli eroi tristi dei western di una
    volta e se ne va. Finisce ad un crocicchio di strade in mezzo al deserto, per consegnare l’ultimo pacco FedEx che gli era rimasto. E adesso?
    Finale vivificante? Chuck Noland uomo libero anche dalla schiavitu’ moderna dei tempi e pronto a tutto, in piedi a fronte alta con un orizzonte illimitato di possibilita’? Questo hanno visto molti commentatori, e hanno fatto bene perche’ questo e’ il senso piu’ ovvio del film. Ma non e’ certo quella prevista dal diabolico duo Hanks / Zemeckis, giacche’ in tutta la
    pellicola non una sola traccia e’ stata lasciata per simboleggiare questo mutare di pelle.
    Dunque? Cosa resta al termine del viaggio? Niente. Solo riflessi di qualunque cosa lo spettatore voglia vedere nel film piu’ che vuoto. Spoglio, superficiale e patinato: parabola a buon mercato buona per tutti, a qualsiasi latitudine si trovino: come la FedEx.

  2. alla faccia del “commento”… un link non era meglio? comunque, non condivido una parola, ma de gustibus…

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