In linea con l’assassino
La premessa obbligata è questa: Joel Schumacher è il mio regista (scusate il neologismo infantile) spreferito. Lo detesto. Il perché lo spiegherò nell’ultima parte di questo post.
Quando ho iniziato la visione di questo Phone Booth, con quel prologo presuntuoso e videoclipparo, e con quello schermo postmoderno diviso in parti, ho messo la testa tra le mani e ho detto: “ci risiamo”. Poi mi sono dovuto ricredere, e ammettere che, forse, un po’ di talento Joel ce l’ha (qualcosina di buono c’era in Ragazzi perduti, ma il mio è più un rapporto affettivo che altro). Lo ha tenuto stretto, e lo ha tirato fuori in questo film. Che è infatti, a parte dei tonfi clamorosi nella parte centrale e nel suddetto incipit, un vero gioiellino. La mia stima nei confronti del lavoro del team intorno a Schumacher aumenta con la visione del “making of”: 10 giorni di riprese per questa creaturina. Ragazzi, sono davvero pochi. Soprattutto, visto il risultato. Com’è possibile? Metà del merito va a Colin Farrell, che ha recitato un vero e proprio dramma da camera, con un incredibile talento teatrale (scene girate per minuti senza interruzioni). Poi il concept e lo script (frutto di quel geniaccio di Larry Cohen) è entusiasmante: una vera sfida. Non è eccezionale, non è un capolavoro, però è più che dignitoso, e realizzato con freschezza, soprattutto nella gestione degli attori e delle comparse. Direi che la sfida è stata vinta, quindi.
Ora parliamo di Schumacher. Perché lo detesto? Presto detto. Perché ha rovinato una serie che ho sempre amato moltissimo (Batman), trasformando i due capolavori Burtoniani in due ridicole baracconate indegne del nome di film. Perché è riuscito a trasformare un plot geniale, quello di Un giorno di ordinaria follia, in una schifezza inguardabile. Perché ha preso un film e una tematica dal potenziale cinicamente amorale (8mm) e l’ha fatto diventare uno dei film più moraleggianti (e brutti) degli ultimi anni. Perché ha fatto i due più brutti film giudiziari di ogni tempo: Il cliente e Il momento di uccidere. Credo che basti. Flawless non l’ho nemmeno preso in considerazione, e non credo lo vedrò mai. Grazie a Dio ha fatto Phone Booth e Tigerland (che pare sia molto bello, ma non l’ho visto per le suddette ragioni). Magari si è accorto di aver sbagliato tanto.
joel schumacher è un vecchio fricchettone paraculo che fa film un tanto al chilo – cioè è uno “Shooter” e non un “Director” utilizzando la terminologia tanto cara al new hollywood – e “phone boot” non va più in là infatti del prodotto dignitoso (tra l’altro l’idea della cabina l’aveva avuta un anno prima Kari Skogland con il mediocre Liberty Stands Still). era partito bene con “I fuochi di S. Elmo” (anche sceneggiatore) e poi tanta spazzatura. Si salva solo “Tigerland”, bello e lucido, quasi un film underground per questo corsaro che un tempo fece il 68 (a Chicago).
grazie del… come definirlo… riassuntino? comunque si respira anche in phone booth l’aria underground… l’hanno girato in 10 giorni 10, con pochi soldi, unità aristoteliche di spazio e tempo, metodi di regia inusuali… secondo me già questo è già un bel passo avanti…
confesso che Schumacher non mi dice granche’ (di suo mi sa che ho visto solo il primo Batman perche’ c’era Nicole *__* che anche tu apprezzi tanto :D), ma Phone Boot mi ha lasciato una buona impressione quest’estate (altro film visto al cinema), e non era dovuta solo ai 2 euro del biglietto
Per di piu’ trovo che sia il miglior film di Colin Farrel,
un attore con un buon potenziale ma che finora ha fatto ben poco di assolutamente salvabile…
Misato-san
Joel Schumacher è un genio e qui l’ha dimostrato, altro che Burton