Paycheck


La prima premessa da fare è che adoro John Woo. Quasi tutto: motivo per cui non ho visto Windtalkers, che sapevo mi avrebbe deluso. La seconda premessa è che Philip K. Dick è il mio scrittore preferito, lo conosco come le mie tasche. Uno più uno fa due, penserete. Parzialmente è vero, ma solo parzialmente. Infatti il film mi è piaciuto, mi ha appassionato, e quindi il mio giudizio è assolutamente positivo. Dick inoltre non è stato rovinato o semplicemente “ribaltato” come temevo. Ma ho sentito un po’ la mancanza del barocchismo di Woo (che c’è, ma solo nella seconda parte), anche se questo vestito di regista adulto o di regista classico gli sta discretamente. D’altronde, se fai un film così Hitcockiano… ma di questo parliamo dopo.


Paycheck, cosa che in un film d’azione è un punto di partenza comunque necessario, è molto divertente. E’ diretto con la solita destrezza dal regista honkkonghese, fedele al testo (un bellissimo racconto del 1953, uno dei miei preferiti) soprattutto nello spirito (gli “oggetti” sono ovviamente aggiornati ai tempi, ma sono funzionalmente simili), con una scelta intelligente, quella di non riempire il film di oggetti futuristici e (im)probabili come Spielberg, ma di concentrare tutto sui tre elementi-chiave dell’opera: l’azione, il melò e il giallo. Mi correggo: e Alfred Hitchcock. Un abbinamento, quello tra action e melodramma, che noi occidentali, non ho mai capito perché, troviamo ridicolo (personalmente lo trovo splendido, ed è uno dei motivi per cui amo John Woo). Paycheck, visto in questo modo, può sembrare, per due terzi, un’enorme autocitazione (infatti cita Face-off e alcune cose dei filmhonkkonghesi, per il caso del melò). Non lo è. Anche se è vero che nel piatto c’è ben poco di nuovo, anche se è cucinato bene.


Hitchcock (e soprattutto North by northwest, ovvero Intrigo internazionale) si immette tra i generi come storico spartiacque, segnando il ritmo più volte con le musiche “alla Hermann”, scene “alla Hitchcock” (la scena nella Central Station con il bambino e i palloncini, o l’incontro di Affleck con la “sosia” della Thurman), più alcuni riferimenti giocosi (come il taxi con la scritta Northwest sul fianco: l’avevate notato?). Da Hitchcock eredita quella vera mania spesso definita come “poetica degli oggetti“, concentrando su di essa molta dell’attenzione della macchina da presa, e trasformandola in una “poetica del feticcio“, in cui dei semplici oggetti materiali vengono caricati di senso e diventano la chiave di volta per la continuazione della storia. Uno spunto per cui Dick era molti decenni avanti, come spesso accadeva.


La critica ufficiale, per quel che ho letto finora, l’ha smembrato. E a molti “spettatori” non è piaciuto. Pazienza. Non si tratta né di razzismo culturale (anche se il cinema d’azione è ancora vittima di un certo atteggiamento snobbistico), né di un errore di valutazione (lungi da me!). E’ proprio una questione di gusti, e di priorità. Sui gusti, se uno spettatore trova ridicolmente ridondante lo stile di Woo, posso capirlo: la sua mentalità, almeno quella, grazie a Dio, non l’hanno ancora comprata. Sulle priorità, se a uno spettatore o a un critico dà tanto fastidio Ben Affleck, posso capirlo: è un tronco di legno. Ma si può soprassedere. In fondo c’è Uma.


17 Thoughts on “

  1. ehilà, buongiorno! (scusa se non ho commenti più intelligenti da fare)

  2. *** non ho parole *** argh!

  3. de gustibus non disputandum est – grazie a dio non sono il solo, almeno

  4. be’ spesso no – ma in questo caso temo proprio che quasi quasi tu… ehm… lo sia… a parte gli appassionati di Woo, voglio dire ;-)

  5. di john woo mi sono piaciuti “Face-Off” e “Mission Impossible 2″, anche se a dirla tutta non posso considerarmi un grande esperto di questo regista, dato che mi manca praticamente tutta la sua cinematografia, soprattutto quella “honk-konghiana” degli inizi di cui ho visto brandelli di spezzoni alcuni mesi fa in seconda serata su La7…quindi devo pregare quella tv affinchè possa ridarmi la possibilità di colmare questa lacuna…

  6. stuporvacuo… non ci siamo proprio

  7. che bello, ho superato di lunghezza i 3000 contatti, ma non me ne sono accorto! grazie a tutti!!!

  8. mah, meglio la mia, di recensione. ecco

  9. maladoror, sei così antipaticamente simpatico che sei simpaticamente antipatico

  10. Non ho visto il film e non voglio nemmeno vederlo solo per un fatto, Woo ha detto in un intervista che non ha letto il racconto di Dick, perchè no gli interessa la fantascienza, e io aggiungerei, MA PERCHE’ CAZZO GLI HANNO FATTO GIRARE IL FILM? che rabbia che mi fanno certi registi… non c’è più rispetto nemmeno per i morti. ti chiedo scusa Philip, da parte di tanta gente che continua a saccheggiarti.

  11. non per fare il guastafeste, ma a me di Woo è piaciuto solo Face-off, di Mission Impossible era meglio il primo, e tanto lo so che sono l’unico a pensarlo.

  12. Cos’hai letto di Dick?

  13. Certo,il primo MI era(è) migliore del secondo.Ti riferivi a questo quando hai scritto che sei l’unico a pensarlo?Oppure che ti è piaciuto solo Face-off? Perchè nel secondo caso o hai visto solo la cinematografia hollywoodiana oppure,scusami,non sai apprezzare il cinema di Woo.

  14. mia opinione: il primo MI è bello. il secondo MI è bello. sono diversi. non li confronto. punto.

    ho letto tante cose di dick. magari quando mi viene voglia faccio un post e le elenco.

  15. (messaggio che non centra niente col resto dei commenti) Ma kekkoz, tu lo sapevi che oggi c’è un raduno di bloggers a bologna?

  16. carissima adia, non ne avevo idea, pazienza, tanto non sono a bologna – ma chi avverte?

  17. intendevo dire che ero l’unico a pensare che di Mission impossible è meglio il primo. ciao

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