La regola del gioco
Ho tappato questa sera una delle mie (tante) pecche da cinefilo: non aver mai visto La regle du jeu.
Come spesso succede nel cinema, la fama non è immeritata: un film dalla complessita “genderica” incredibile (per il 1939), che parte come una commedia di costume, dal ritmo scatenato, che ritrae una cricca di borghesi impagliati come avrebbe potuto fare un Bunuel maturo. E finisce in dramma, ma con un senso ironico e sardonico davvero unico, e davvero crudele, perché l’intento sembra proprio scavare all’interno del genere umano, e della sua decadenza. Bellissimo e modernissimo nei contenuti e nello stile. Il resto, bene o male, è leggenda.
complimenti… è la prima volta che ti leggo ma devo dirti una cosa… mi affascina molto il suono delle tue parole, spigioni una finitura di aggettivi ache un film sembra di vederlo sul monitor…
cacchiarola, grazie (come mi butto giù…) torna a trovarmi!
qualche volta nel tuo blog capita (anche) qualche ignorantone come me.Cosa significa “genderica”?
è un errore di battitura… no, lo ammetto, forse è un neologismo nato male – anche perché volevo intendere “generi” cinematografici e invece mi sono reso conto che “gender” è relativo al genere sessuale… sono io l’ignorante!
intendiamoci…non ti volevo far notare l’errore.La mia è solo ignoranza…e nella A di complessità è necessario l’accento…mi pare.Stai guadagnando in sintesi.BRAVO!!!!
e poi…a questo mondo esiste una cosa terribile:che ognuno ha le sue ragioni.
cavolo..una citazione caduta a fagiolo.