My name is Tanino
metto “in primis” il post su Virzì perché so che tanto i post sui giappofilm li legge solo Teo…
Non posso che riconfermare quanto ho scritto parlando di Caterina va in città (“Ma quanto mi piace Virzì”, tra le righe). E un po’ mi rode, perché un po’ volevo che My name is Tanino, che sapevo essere più grezzo e irrisolto degli altri suoi film, non mi piacesse. E invece sì.
La storia picaresca e rocambolesca del giovane e ignorantello studente di cinema, da Castelluzzo a New York, riesce a divertire ed appassionare con la forza della semplicità, quella ingenuità incarnata da Corrado Fortuna (bravissimo, davvero), una forza di spirito ottimista e irrefrenabile, degna del Candide voltairiano: (come molti personaggi di Virzì, come Piero e Caterina), un’eterna fanciullezza che Virzì protegge come un padre, e che difende con i denti.
E nasce anche la possibilità di vedere due modi di fare cinema così differenti (gli attori nordamericani e la troupe italiana) incontrarsi, scontrarsi e armonizzarsi. Delizioso.