La giuria


“Gentlemen, trials are too important to be left to juries.”


Nel genere del thriller c’è un sotto-genere, il legal-thriller. Il mio legal preferito è Codice d’onore di Reiner (tratto da Sorkin), acuta riflessione sulla morale civile e sull’etica militare. Nel sotto-genere del legal-thriller c’è un sotto-sotto-genere, il Grisham-movie. Qui le cose si fanno complicate: se il migliore è di sicuro Il socio di Pollack, asciutto e paranoide, e se c’era del buono (e non poco) nell’Uomo della pioggia di Coppola, il resto è un disastro. Pakula, Foley, addirittura due Schumacher: salvateci!


Per questo sorprende che a riportare aria fresca nelle aule di tribunale sia Gary Fleder, registucolo mediocre e derivativo (basta pensare alle tarantinate di Cosa fare a Denver quando sei morto o alle fincherate del Collezionista), che invece a sorpresa prende il libro di Grisham e lo trasferisce coerentemente in un ferocissimo atto d’accusa nei confronti di almeno due capisaldi della democrazia americana: il celeberrimo secondo emendamento (quello delle armi, per intenderci) e il sistema giudiziario su base popolare. Non errato di concetto, ma troppo facilmente condizionabile da forze esterne e oscure. E ben pagate.


L’interesse è in ogni caso l’entertainment, e si vede: e infatti il film è ritmato, divertente, appassionanto, forse un tantino ridondante e pompato (ma è un difetto comune del cinema mainstream, no?), ma con una struttura a puzzle costruita con perizia (ci si sono messi in quattro). I personaggi sono ben tratteggiati, anche se la battaglia principale è manicheista: Hoffman è idealista fino al midollo, Hackman è un figlio di puttana. Tra i due mostri (di bravura, ovviamente), Cusack se la cava comunque bene come al solito. La Weisz è un gran pezzo di attrice. Ci siamo capiti.


Comunque, nonostante si tratti di un film di intrattenimento, ogni occasione per discutere su temi scottanti relativi alla democrazia (le lobby delle armi, del tabacco e del petrolio, per esempio, oppure la pena di morte) è una buona occasione e meritevole di lode. Ce ne fossero.

5 Thoughts on “

  1. Anche a me Codice d’onore è piaciuto un casino…è un film ke rivedo sempre volentieri. Colonello Nathan Gesset(mi pare!) fu lei ad ordinare il codice rosso? Si per Dio…stupendo…cristallino!!

  2. Si fu lui ad ordinare il codice rosso. Curiosità sul film. Da quelle che sono le mie riminiscenze dell’epoca questa faceva parte dei film Clintoniani. Clinton appoggiava una corrente di film (e di cineasti) che rimettevano in discussione alcuni paradigmi della società americana. Per esempio i marines. E’ noto che Crise ad esempio era molto vicino al presidente. Grande sempre il vecchi Jack. Grandissimo. Ma chi di voi lo ha presente in professione reporter di Michelangelo Antonioni? Altra roba. Altro cinema. Nel mio blog si discute di Cinema e Immagine commentado alcune tesi di Wim Wenders sulla bidirezionalità dell’atto di fotografare. Grazie della visita giovanecinefilo, magari la prossima volta esprimi pure un parere. Un saluto alla tua community. Rob.

  3. piaciuto anche a me qualche mese fa… sostanzialmente condivido la tua analisi, e anche le note sui film sempre tratti da Grisham (del quale prima o poi DEVO leggere qualcosa…)

    Misato-san

  4. _meeting the witch___*

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