Samaria
di Kim Ki-duk, 2004
Si può già amare alla follia un regista dopo sole tre opere? In realtà, ne basterebbero due: Binjip, che ho amato tantissimo a Venezia, e Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera. In più, ci si mette questo capolavoro… Faccio molta fatica a scriverne (vedere per credere)… proviamoci.
Samaria è un film bellissimo, straziante, terribile, ma estremamente morale e profondamente religioso, sul tema del peccato e della redenzione. Kim Ki-Duk, con uno stile ineccepibile e dalla bellezza frastornante, riesce a raccontarci una storia di prostituzione minorile e di suicidi (con una sorta di piglio sociale, mai stucchevole, ma più pretestuale che altro) e della vendetta disperata di un padre, senza scandalizzarci forzatamente, ma colpendoci al cuore e allo stomaco.
La storia di Yeo-Jin e di suo padre Yeong-Ki è stracolma, come ho già detto, di temi religiosi. Ma si parla di una religiosità che trascende i valori cattolici o buddhisti, presenti comunque nel film (il padre è un fervente cattolico). La liberazione e la catarsi infatti trovano strade diverse tra loro ma comunque mai rassegnate, né facilmente consolatorie, nè legate a fattori culturali se non il proprio cammino interiore.
I due percorsi della giovane ragazza e del padre non sono altro infatti che due facce dello stesso cammino redentivo, perché la salvezza non può passare se non dal dolore, dall’ostacolo (e dalla sua eliminazione), dalla tragedia; ma anche dal recupero della comunione (reciproca ma anche funebre), e della dimensione del dono. Ed è un dono infatti (quelle pietre gialle) a chiudere il film (dopo un sogno virato in blu, tremendo e dolcissimo, che mette i brividi), ed è di un’amarezza tale che lascia storditi.
Splendido, davvero splendido. Speriamo di vederlo presto in Italia…
Pare la Mikado l’abbia preso, ma lasciatemi essere dubbioso: un film così, in sala in Italia non ci esce. Lo sguardo candido che Kim ha verso le minorenni prostitute e i pedofili, quest’ultimi ritratti in diversi casi anche con una certa tenerezza, non avrebbe vita facile da noi.
Gran bel film, come tutti quelli di Kim ki duk ovviamente…finora mai una caduta di stile, uno dei miei preferiti
rcreep
già , gran film….”bad guy” l’hai già visto?…
io mi auguro non esca mai in italia….solo per il doppiaggio che ci metteranno, al massimo ne facciano un’edizione sottotitolata…sempre che sappiano fare sottotitoli…
purtroppo di Kim ho visto solo questi 3 che ho nominato, per ora (ma progetto a breve un acquisto online dei mancanti…)
goka, speriamo di sbagliarci!
Ahi ahi ahi, Ghezzi trasmetteva L’isola e Indirizzo scoosciuto e tu dormicchiavi! ^^
lo so goka, sono una merda. aspetto che li rimandino. tanto ghezzi fa sempre così, prima o poi tutto torna.
Ultimamente torna solo Ozu. Quando rifà Satantango che me lo voglio registrare e conservarlo vita natural durante? la risposta è facile: nevermore.
in assoluto il mio regista prefertio, una gran persona in tutti i sensi.
Pienamente d’accordo con la recensione
Nut
boh
Permeato di cristianesimo e di buddismo, “La Samaritana” (che in confronto agli altri concede meno ai nostri occhi, qui si vede meno il grande amore del regista per la pittura) si caratterizza prima di tutto per la completa assenza di morbosità, assenza di scene che mettano lo spettatore in imbarazzo (neanche una sequenza che mostri attività sessuali!): nessun sensazionalismo ma grande delicatezza, discrezione, pudicizia. Trama come sempre surreale e paradossale (ma meno visionaria del solito), personaggi di difficile interpretazione, messaggi del tutto originali, leggerezza e profondità: qui l’argomento è particolarmente scabroso (si parla di minorenni che si prostituiscono) e ci si chiede cosa avrebbe fatto un nostro regista con tale materiale in mano.
Ogni spettatore vedrà nel film cose diversissime (vojeurismo, dolore e disperazione, meditazione, perversione piccolo-borghese, dissoluzione dei rapporti umani…), cose da accettare o rifiutare: restando però sempre affascinato da quanto vede e da quanto uno dei migliori registi oggi in circolazione gli fa percepire.