L’amore ritorna

di Sergio Rubini, 2004

Per parlare di sè in questo modo, ci vuole coraggio. Ci vuole anche una mastodontica dose di egocentrismo (dote che non manca di certo a Rubini, si sa) per stabilire, ad un certo punto, di poter essere esemplari. E se alcuni maestri (o almeno uno) hanno dimostrato che, oltre all’artificio (in questo caso la malattia), può essere utile farsi altro da sé, ecco la scissione.

Fabrizio Bentivoglio è quindi Sergio Rubini? Sì, ma poco importa, perché Rubini usa la biografia come stimolo iniziale per parlare d’altro. Anche se il suo ritratto affettuoso (ma con una necessaria punta di cinismo) dell’ambiente del cinema è riuscitissimo, L’amore ritorna è soprattutto un film sulla paura della morte, e sulla scoperta che il rapporto con il dolore tira fuori il meglio degli esseri umani. Perdonatemi il lirismo: l’umanità fiorisce sui cadaveri dei figli, e sboccia sulla tomba dell’amato.

Se il film funziona, è per una volta molto merito degli attori, tutti bravissimi. Se di attori si può parlare, visti i cortocircuiti che coinvolgono alcuni di loro (la Buy per prima, costretta a fare se stessa, per non parlare di Alberto Rubini, vero padre di Sergio). Comunque Rubini e Bentivoglio, il primo in disparte ma entrambi meravigliosamente sottotono, si confermano attori di grande sensibilità. Forse qualche nota di demerito andrebbe alla Mezzogiorno, un po’ parodistica (povera Asia Argento…), ma in fondo nevroticamente bravissima.

Dove il film pecca è magari in qualche forzatura nella sceneggiatura, oppure, se vogliamo, in un eccesso di sceneggiatura (come l’assistente innamorato, o le polemiche sul "set pericoloso"), tentazione più forte che mai in un film così corale e complesso. Ma una tale vitalità, una così profonda speranza, e il coraggio di Rubini di mettere tutto se stesso dentro questo lavoro, sono cose che vanno premiate e salutate con un applauso.

E poi, a tratti, sa sorprendere (la scena onirica della sala operatoria), sa vibrare e commuovere. E poi, c’è quel dolce fantasma del sud, guida spirituale di bianco vestita che ti cerca e volteggia e corre e si nasconde. Ti salva, raccoglie le tue arance da terra, e ti lascia andare al tuo destino.

11 Thoughts on “

  1. utente anonimo on 8 ottobre 2004 at 09:32 said:

    Per quel che ricordo, uno dei film più brutti mai visti: roba buttata lì, “e che si arrangino a capirci un po’ quel che vogliono”. Ma forse non sono stata abbastanza attenta.
    maddalena

  2. ma tutti i film italiani hanno la parola “amore” nel titolo?

  3. l’amore ritorna… purtroppo.
    4 euro pagate a bologna? e allora di che ti lamenti… qui a torino ormai siamo arrivati a 7 euro… sigh.

  4. normalmente tutti pagano 7, ma gli studenti pagano meno…

    senti, mi dici la tua sul film di rubini? so che il mio commento sembra superentusiasta, ma quello che ho definito “eccesso di sceneggiatura” (colpa di starnone?) è una pecca mica da ridere… detta “alla cinebloggerconnection”, direi un 3/5, bello pieno però.

  5. non ho ancora visto il film di rubini… devo ancora scrivere la recensione su quello di piccioni, del resto. e poi dicono che il cinema italiano è in crisi…

  6. Io lo recensì a suo tempo. QUI Mi piacque ma non lo reputo un capolavoro.

  7. idem. non è un capolavoro. ma tra post e commenti l’ho già detto e ridetto.

  8. Io lo trovai incantevole. Ma a me piace particolarmente lo stile immaginifico della coppia Rubini-Starnone. Particolarmente incantevole :)

  9. l’ho adorato, scena per scena (credo che il commento tu lo possa trovare negli archivi del mio blog… sono per giorno, ma c’e’ l’argomento indicato… e dovrei aggiornarli ^^)…
    Ogni volta che lo vedo da Block penso che dovrei noleggiarlo per vederlo di nuovo…
    Misato-san

  10. sarà che non ne ho visti tantissimi, ma questo m’è sembrato uno dei migliori film italiani della passata stagione. quando uscii dal cinema avevo un sorriso a 64 denti per la soddisfazione. bello!

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