Collateral
di Michael Mann, 2004
“Mi dispiace”
“Mi dispiace non ricompone i pezzi di Humpty Dumpty”.
Finalmente, ancora, Micheal Mann. Collateral non è un semplice thriller, non è un mero film d’azione: è un bellissimo, complesso, nerissimo ritratto della città di notte, e dei suoi abitanti. Dopo una partenza sinuosa, tra soul e Bach, arriva Vincent sulla vettura dell’ottimista tassista Max. E il mondo di Max crolla “come corpo morto cade”, interrompendo la “aria sulla quarta corda” e ingranando una marcia (rock) che non si fermerà più.
Già dai primi scambi tra Cruise e Foxx (il protagonista vero è comunque solo il secondo, nonostante lo charme di Tom Cruise), dove Vincent racconta la storia di un uomo morto in metropolitana ignorato da tutti, si comprende il tema portante del film: la città, metonimia del mondo, è il luogo dell’indifferenza e dell’individualismo.
Sarà compito di Max rompere questa convenzione, in cui è inserito suo malgrado e inconsapevolmente: la madre lo descrive infatti solitario e silenzioso, e un tassista non è che la quintessenza della solitudine urbana, con i suoi microrapporti incapaci di andare oltre quei finestrini che ti proteggono dal mondo vero. E Vincent, non a caso, è un appassionato di jazz, che, oltre che improvvisazione (come si dice nel film), è il genere solipsista per eccellenza..
Per quanto io continui a preferire la pellicola, Mann fa un uso sublime del digitale: d’altronde, il film è filmato tutto di notte, e la pellicola, ovviamente, non gli avrebbe permesso di lavorare con una tale libertà, e con qualche marchio di fabbrica (i piccoli zoom nervosi, le riprese appiccicate alle nuche dei personaggi) che mostra ancora una volta la sua indipendenza espressiva e la sua enorme personalità. In più, due protagonisti bravissimi (nonostante siano fuori ruolo o proprio per questo?), e un amore di colonna sonora: (bellissimo il pezzo dei Green Car Motel sui titoli di coda).
Non manca l’ironia e i momenti di quiete, ma con la senzazione viva di una quiete prima della tempesta. Sono queste forse le scene più belle del film, come quella buffa ma tesissima dell’ospedale (che si conclude in una fuga) e quella geniale del locale di jazz (che termina con uno sparo). E comunque il ritmo è sempre elevatissimo: Micheael Mann, oltre che grande autore americano, si riconferma (se ce ne fosse stato bisogno) un grandissimo regista d’azione: e lo dimostra l’ultima lunghissima sequenza, emozionantissima e senza un momento di respiro.
Forse Mann non è ai livelli sublimi di Manhunter (ancora il suo capolavoro?) ed è apparentemente meno ricercato di meraviglie come Alì o Insider (su Heat non mi pronuncio: mi manca), ma Collateral è davvero un bellissimo film. Francamente inattaccabile.
Domani sera ci vado, giuro! Non ho trovato un parere negativo a pagarlo oro… muoio di curiosità
il mio giudizio su Collateral è stato un po’ meno entusiasta del tuo…saranno i miei pregiudizi su Mann…
Heat, da bravo morettiano, non l’ho mai amato. E confermo, secondo me Manhunter rimane il suo capolavoro.
kekkoz ma ti sei accorto che la storia fa un po’ acqua in piu’ punti ?
Buono fino alla discoteca…< br> Poi crolla.
collateral non andrò a vederlo perché sono contrario all’uccisione di passanti innocenti all’interno dei film.
come disse occhiodipollo: “Qualcuno ha mai notato se nei film, durante un inseguimento di macchine, qualche anima pia chiede se gli serve una mano a quello a cui hanno fatto volare via il carretto con tutti gli oggetti sopra? Sono cose che danno da pensare queste.”
mi dà fastidio quando la gente se ne sta lì tranquilla in discoteca a farsi i cazzi suoi e arriva un killer e li ammazza a pacchi per il solo fatto che si trovano lì.
qualcuno poi si preoccupa di sapere se questi tenevano famiglia, se avevano la rata del televisore in scadenza, se per caso manco ci volevano andare quella sera in discoteca e avevano una vita ricca e piena da qualche altra parte?
sono cose che danno da pensare, queste.
leppie ha ragione
per quanto mi sia piaciuto parecchio (soprattutto per via di Vincent… e si’ che odio Tom Cruise…) francamente non lo trovo inattaccabile… visivamente e’ splendido pero’.
Trovo un po’ strano invece il discorso di Rainthewall… nel senso che a mio avviso un passante che muore per sfiga non fa una morte meno accettabile di colui che viene invece ucciso su commissione.
Dalla parte del killer c’e’ solo la missione, e questo Vincent lo spiega piuttosto bene…
Valanga di comments per te sul blog del cineraduno!
rat: questa cosa è “trattata” all’interno del film stesso – è quello che dice misato
leppie e fringe: de gustibus (tra l’altro a me il finale ha fatto impazzire, anche se il meglio è altrove)
contento che qualcuno sia d’accordo con me
io e fringe combattiamo una battaglia solitaria nel mondo dei bloggers cineamatori…
bah, de gustibus.
fringe gli ha dato 3/5 su cinebloggers, quindi non è che combatta più di tanto…
stai per caso cercando di isolarmi?
scherzo… se è per questo io scriverò 6 e 1/2 (non certo 4)
Visto.
Bello, teso, incalzante, esistenziale, intenso, e i soliti aggettivi che per contratto vanno messi quando si parla di Mann. Mai vista una L.A. così bella, glaciale ma brulicante, scenario perfetto per la riflessione sul senso/non senso dell’uomo nel mondo portata avanti da due ottimi protagonisti e da qualche comprimario da non trascurare (i poliziotti, tra cui Ruffalo, la cui vita è una veglia nervosa e la cui morte è uno sparo inatteso e un cadavere trascurato). Splendida la scena al jazz club e magistrale per costruzione quella nella discoteca (discoteca coreana, peraltro). Bene, bravi.
Ma “francamente inattaccabile” mi pare però eccessivo; regia di ferro, ma qualche scivolone di sceneggiatura con un occhiolino di troppo alla hollywood più convenzionale io ce l’ho visto (Max che si finge Vincent e trova improvvisamente il coraggio di rispondere a tono: Ok che il killer lo ha influenzato e segnato, ma mi è parso implausibile, così come qualche superuomismo di troppo nel finale, ma gliela passo perché è comunque una GRAN scena). Allo stesso modo non parlerei di ambiguità morale o di confusione di ruoli buono/cattivo come ho letto da qualche parte: il nichilista cattivo per quanto carismatico, e il sognatore buono che si redime dalla sua vita inconcludente. Menomale che Mann non inzuccherisce quello che fondamentalmente -dai- è un happy end.
E poi basta con le vittime dei killer che sono sempre orientali grassi e unti! O messicani ciarlieri! O è Mann che gioca con gli stereotipi?
mann, in questo film, s’inzuppa di stereotipi e implausibilità. che le giri da dio è un fatto. ma è un altro paio di maniche.
trino: secondo me non è solo forma. non mi ci convinci. tutto qui. ho spiegato nel post come e perché.
ohdaesu: riguardo al superomismo e alla parte finale, ho due osservazioni. la prima è che sono estremamente affascinato dall’istinto di sopravvivenza, e credo che mann lo tratteggi con coerente visionarietà. infine, forse è lì che c’è una certa “confusione morale”, SE c’è (io non l’ho scritto). cioè, l’uomo che diceva “non posso, non posso”, ammanetta un poliziotto, ruba una pistola, e rischia la vita… in ogni caso, non vedo nessun superomismo – i gesti di max sono sempre molto ingenui (in questo Foxx è molto bravo a non uscire dal personaggio)
comunque è tutto da vedere, oh! si può anche avere un’opinione lievemente diversa. ti consiglio la recensione della martini sul FilmTv uscito oggi (la donna ci sa fare).
Infatti rimango di un’opinione lievemente diversa (eppure il dibattito non dovrebbe servire a far cambiare le opinioni? ihihi), ma sostanzialmente, ripeto, il mio giudizio si può riassumere con: “Avercene!”
avercene
caro kekkoz, collateral è magnifico ma secondo me il suo capolavoro rimane insider. trasformare una (scandalosa) storiella alla report in un avvincente e spettacolare thriller da quasi tre ore è un colpo da maestri.
Collateral è davvero un diamante da preservare. Cruise fuori parte (canonica per lui) non è mai stato così in parte. Stesso dicasi per Foxx.
ti consiglio vivamente di vedere anche Heat però; non solo per il testa a testa (per una volta non solo pubblicitario, ma di valore cinefilo) tra i due titanti De Niro e Pacino, ma anche perché riassume un po’ tutti i temi del cinema di Mann ed è la quintessena se vogliamo del suo cinema di uomini solitari, del suo cinema di Uomini, ecco.