Io la conoscevo bene

di Antonio Pietrangeli, 1965

Forse solo Nicola si ricorda di quanto io sia corso dietro a questo film durante quest’anno. Ne ho comunque parlato qui (altro film di Pietrangeli) e qui. Grazie al benedetto OffiCinema bolognese ieri sera l’ho finalmente visto. Nicola ha segnalato a sua volta questo film: seguitene i link.

Io la conoscevo bene è un affresco desolante e caustico di un universo (non solo maschile) regolato da rapporti sociali basati sulla perdita dell’identità, sull’umiliazione, sulla prostituzione dell’individuo. E uno straordinario ritratto di ragazza: qui la Sandrelli (sorta di corrispettivo italiano della nanà godardiana) era semplicemente divina, sempre capace, trauma dopo trauma, di rinnovare il suo sguardo e il suo spirito consapevolmente ottimista. Per non parlare del brevissimo Tognazzi: geniale e illuminante.

Antonio Pietrangeli, autore dai più dimenticato, era davvero un grandissimo regista. E’ la sua regia è il vero cuore del film, per il suo sguardo su Adriana e sul mondo che le sta intorno (le parole dello scrittore, suo alter ego, chiariscono poi il suo punto di vista con affetto e intelligenza). E per il modo, etico ed emozionale al tempo stesso, in cui utilizza l’inquadratura e il movimento di macchina.

Girato e montato con una libertà scioccante (l’interminabile viaggio in 500 verso la fine, gli sguardi in macchina, i flashback che arrivano all’improvviso e allo stesso modo si chiudono) ma senza alcun virtuosismo gratuito, bensì con un rigore eccellente e senza nessuna sbavatura, il film è costituito da una moltitudine di accadimenti, in cui si alternano commedia e dramma, idillio e trauma. La sensazione che se ne ricava è di sospensione e implosione, un senso di malessere crescente che viene poi liberato nel finale, che è (per quanto atteso) un pugno nello stomaco.

Tre tra le tante scene indimenticabili: la delirante lezione di dizione (in cui la macchina da presa entra in un cortocircuito fuoriuscente dai meccanismi della commedia), il ricordo della sorella (zucchero nella birra…) e la scena dell’incidente, che mette i brividi e getta il primo presagio di morte sul destino della giovane Adriana.

Splendido.

Per Gas (mio compagno di visione): visto quanto ne abbiamo parlato ieri notte, voglio un commento lungo. Poi tu sei uno scrittore della madonna, saprai sicuramente esprimerti meglio di me.

10 Thoughts on “

  1. e una nuova iconcina a destra.

  2. …..era ora!….(attendo notizie per il raduno…nicolamoroni@hotmail.com)

  3. Questo film lo vidi a pezzetti quando ero piccino (mi han tirato su bene a me, ma forse era un po’ troppo presto…). Il finale mi è rimasto impresso, comunque.
    Kekkoz ha un sesto senso per recensire i film che vorrei rivedere/comprare/vedere come dio comanda.

    Sbaglio o questo è il primo film della mia concittadina Sandrelli?

  4. la sandrelli aveva già recitato in alcuni film, tra cui divorzio all’italiana e sedotta e abbandonata, entrambi di germi ed entrambi bellissimi.

  5. utente anonimo on 28 ottobre 2004 at 18:26 said:

    domani ti scrivo qualche commento. per ora un’osservazione:

    hai detto caustico.

    gas

  6. Grandissimo film. Quello che anche a me ha stupito maggirmente è l’estrema libertà del film. Stralunato, pigro, indolente… penso sia un caso unico per il periodo. La Sandrelli è realmente neccezionale come tutte le piccole parti maschili (aggiungo a Tognazzi, un insopportabile Enrico Maria Salerno e un giovanissimo Franco Nero). Il mio cuore ha sussultato nella sequenza con Mario Adorf, puglie suonato, con una la foto dell’amore nascosta nella valigia.
    Fmc
    eravamo allo stesso spettcolo… a saperlo.
    Ciao

  7. ah sì fede? eri lì martedì anche tu?

  8. utente anonimo on 31 ottobre 2004 at 14:51 said:

    La meschinità livella tutti gli uomini, siano essi poveracci o poveri scoppiati, ricchi o sdentati. Questo film, come una canzone destrutturata – una strofa che si incarta in se stessa, senza ritornello – si inventa un riff e lo spiegazza, lo mostra dentro e fuori, ne scuce la fodera, lo dipinge, lo schiaffeggia, ci fa all’amore pure un pochino, ci fa di tutto, ma il riff è sempre quello. un riff meschino. adriana ha gli occhi, per sfuggire al riff. la sua saggezza ancestrale. un ottimismo che batte la meschinità in asetticità. gli fa un baffo, al riff. però prima ne subisce ogni frequenza ed ogni variante: ogni violenza. bisogna conoscere la musica, per farne a meno. che fra l’altro è lounge a palla.

    gas

  9. ah! sono commosso! grazie gas.

    un bacio da me e un succhiotto da mia moglie Cat Power.

  10. utente anonimo on 18 marzo 2005 at 21:41 said:

    ciao,

    so che non è un mercatino, ma mi chiedevo se per caso qualcuno di voi l’aveva registrato da Fuori Orario (sabato 12/03/05).Era in una rassegna dedicata alla donna degli anni 60. Questo film è bellissimo ma non si trova in commercio…se qualche volenteroso riuscisse a duplicarmi la cassetta…grazie mille

    saluti

    Marcello (gumarcello@libero.it)

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