Il trono di sangue (Kumonosu jô)
di Akira Kurosawa, 1957
Giorni felici al cinema Lumiere: oltre alla rassegna su Wong Kar-wai (disastri permettendo), è iniziata questo mese la retrospettiva (completa?) dell’opera di Kurosawa. Occasione rara di vedere tutto ciò che ci siamo persi (e non è poco, purtroppo) e anche qualche mezzo inedito. Quindi, prossimamente si parlerà spesso di lui…
Kumonosu jô è una rilettura, più che un adattamento, del Macbeth shakesperiano, capace di coniugare l’asciuttezza compositiva, narrativa, recitativa e scenografica del Teatro Nô (la cui presenza è comunque più imponente in Ran), e il frastornante fragore della battaglia. Uno stile quindi che rimbalza senza sosta tra un montaggio in alcuni momenti serratissimo e la fissità inquietante dello sguardo: con cui gioca, in modo precisissimo e geniale, anche per sottolineare il rapporto tra realtà e apparenza.
Un’opera violenta, matura e appassionante, fotografata in un bianco e nero astratto fatto di nebbie e di vuoti, con venature horror portate da splendide fantasmagorie (gli inquietanti spiriti nel bosco), in cui Kurosawa, partendo dalla tragedia, ne trae solo le linee per lui essenziali: il potere dell’affabulazione erotica, il destino e l’ybris, il delirio di onnipotenza.
Bellissimissimo.
nota: si attende un post dal mio compagno-di-visione.
i centinaia di millimetri che ci dividono non sono d’aiuto, eh?
ti saluto da qui perché se ti saluto dal vivo mi devo girare a sinistra e mi viene il torcicollo.
malati…
Retrospettiva sull’Imperatore?
Un po’ mi state sulle balle, eh, entrambi.
Comunque Kumonosu-jo (“il castello della ragnatela”, preciso solo per vantarmi senza costrutto) è BELLLLLLO. Lo posseggo in prestigioso VHS della Sanpaolo. Le mille frecce che trafiggono… basta, me lo vado a riguardare.
Lassù vedo Takashi Shimura. Vi aspetta “Vivere”? Maledetti.
kekkoz io ti odio!
da queste parti retrospettive come questa non ne fanno mai…
ti odio ti odio ti odio ti odioti odio ti odio ti odio ti odio ti odio
Già, la prossima tappa è “Vivere”.
Ah Kekkoz, ti confermo che domani ci sarò. Ci vediamo lì.
(così almeno non si può dire che noi giovinastri ignoriamo i classici…)
i sopracciglioni di lady machbet han turbato i miei incubi. e la foresta nebbiosa… e le frecce che inseguono machbet… e l’incombente presenza del forte numero (non ricordo). uno dei film più belli di kurosawa.
bel blog,interessante,penso che ti consultero’ spesso….e ti linko anche!
un bacio.
nordovest: verissimo.
ohdaesu: vivere mi aspetta oggi alle 16, sempre se mi torna la voglia (sono un po’ stanchino oggi…)
andrea: idem con patate.
grazie bry!
ohdaesu: grazie per la “corretta traduzione”, molto utile (tant’è che viene chiamato il “castello del ragno”, quindi siamo lì…)