Donnie Darko
di Richard Kelly, 2001
Finalmente anch’io ho visto Donnie Darko, film celebratissimo e ormai celeberrimo. L’ultimo cult possibile. Difficile parlarne senza rivelare nulla (di quel poco che si capisce, o intuisce, grazie a dio). Farò del mio meglio.
L’impressione finale è che il plauso generato dal culto generalizzato sia spiegabile: è il film giusto al momento giusto, si può dire. Paradossalmente, perché come è anticipatore di una moda (quella degli svavillanti eighties), allo stesso tempo è fuori tempo massimo: appunto per la malinconica ambientazione negli anni ’80. Che si fa però anche riflessione storico-culturale: l’apparenza e gli scheletri nascosti dallo yuppismo, la riduzione del mondo in categorie (paura/amore).
Un’altra cosa è giustificare tale culto: Donnie Darko è un bellissimo film, ma che sconta qualche ingenuità, e forse l’eccesso di sincero entusiasmo con cui è stato prodotto. Ciò non toglie che Kelly, ai tempi 26enne, sapesse con miracolosa precisione cosa voleva, unendo una filosofia spicciola ma estremamente intrigante (gli universi paralleli, il viaggio nel tempo) con una abilissima mescolanza di generi: la commedia americana anni ’80 è iconograficamente quasi replicata, ma c’è di mezzo anche l’universo kinghiano della periferia investita dal soprannaturale (non a caso mamma Darko legge IT), ovviamente l’horror e la fantascienza, più citazioni cinefile più o meno colte, da Harvey a Ritorno al futuro.
Nella storia dall’atmosfera inquietante e dal ritmo ipnotico, fuoriesce una sorta di battaglia tra la forza di volontà e l’inevitabilità del destino, cardine di tutto il film. In questo movimento di contrasto, spicca il fascino il protagonista Donnie, che possiede le doti di complessità, eroicità e sacrificio che vengono direttamente dal mondo dei fumetti ("Donnie Darko, che nome strano. Sembra il nome di un supereroe", eccetera). Sublimamente intepretato da Jake Gyllenhaal, sa trasmettere il peso e l’angoscia di una responsabilità che è tutta sulle sua spalle.
Molto curata ed eclettica la postproduzione: questo perché la struttura del film, concentrandosi sullo spazio-tempo (e della sua relatività), permette a Kelly di utilizzare le tecniche di ralenti ed accelerazioni non per un esercizio fine a se stesso, ma coerentemente con i fatti narrati. In più, Kelly è un ottimo regista ma senza spocchia: basta vedere le scene nei corridoi della scuola per capirlo. La colonna sonora non ha bisogno di commenti: semplicemente perfetta.
Bellissimo quindi, ma decisamente non un capolavoro. Però, per quanto mi riguarda, ed è un caso abbastanza raro, mi ha fatto venire voglia di rivederlo praticamente subito. Ed ha attivato una sorta di meccanismo paratestuale per cui è impossibile non passare ore a discuterne, a cercare spiegazioni (che ci sono eccome, pare più esplicite nel director’s cut), a scervellarsi per mettere insieme i pezzi del mosaico.
Donnie Darko è un bel film che migliora di ora in ora, e forse funziona di più fuori dal cinema che non nel buio della sala. Non è da tutti.
Sono proprio curiosa di vederlo. Ciao
ciao emanue’.
D’accordo, dai.
Condivido tutto tranne la voglia di rivederlo, che a me non è venuta subito dopo averlo visto, bensì di recente. Lo metto in lista per una prossima re-visione.
Sono quasi tutti d’accordo nel dire che il Director’s cut spiega TROPPO, rovinando di conseguenza. Io non l’ho ancora visto né sinceramente ci muoio dietro…
visto che il commentaggio scarseggia, rilancio un “who’s who” sulle solite cazzute iconcine
che significa “funziona di più fuori dal cinema che non nel buio della sala”?
significa quello che dico nelle righe prima. cioè il discorso sul paratesto.
ok
come mi hai cortesemente invitato a fare..ho scritto qualcosa su Donnie…
http://murdamoviez.blogspot.com/2004/12/donnie-darko-richard-kelly-2001.html
ciauz
ieri sera ho visto due bellissimi film. soprattutto uno, inaspettatamente.
post in attesa…
3 cose: sono rimasto a casa questa semain, ho comperato brazil e ho visto 3msc, 3 metri sopra il cielo.Cazzate devastante, di livelli infimi, però la protagonista bellissima. Lo sò che nn centra con donnie darko ma mandarti una mail o telefonarti sarebbe una procedura troppo complicata.
lillo, I suppose.
3msc? sei impazzito?
Ciao Kekkoz, ero già passato dalle tue parti (via mp, credo). Ottime recensioni. Non potevo che commentare Donnie Darko e linkarti per leggermi le recensioni future.
grazie struzzo! lietissimo!
a proposito di paratestualità: dai un’occhiata al sito http://www.donniedarko.com, secondo me merita!
giusta segnalazione. ci sono andato ma mi blocca in fretta. bellissimo. questo sì che è un signor paratesto (anche “the grudge” non scherza)
certo che sono io kekko, quante persone conosci con tanto coraggio?!Ti faccio ancora più felice, sai qual’è la canzone “theme” del film? dìiiii sere nè èe reeeee (leggi cantando). Ti è piacito tutto questo vero? lil
donnie darko è stupendo nelle scene più malate e psicotiche ma ne ho trovato la trama ed i colpi di scena alquanto sempliciotti. E comunque, cosa significa paratesto?
by Tizzz (studente anch’egli di Sc. della Comunicazione, oh yeah!)
sono kekkoz – non riesco a fare il login – splinder 3.0 di merda
lillo: sei il mio eroe. tiziano è un buzzicone in potenza. schif’.
tiz: è una delle 2 o 3 cose (esagerando) che insegnano a scienze della comunicazione…
definizione (da internet, che si fa prima): “Il paratesto è, secondo Gérard Genette, l’insieme dei messaggi che precedono, accompagnano o seguono un testo”
a me non è piaciuto granchè (a parte i joy division), se fosse stato distribuito al cinema da subito forse non avrebbe ricevuto così tanto plauso…
boh!
ciao kekkoz!
Rosa
allora i cineblog esistono! ottimo lavoro questo, complimenti sinceri. anch’io ci provo, ma senza grande successo. tornerò spesso. dopo aver visto donniedarko, naturalmente. domani sera. continua così.
Devo vederlo, speriamo di riuscirci in settimana. Molti dicono “fantastico”, altri gli gettano merda addosso… vedremo!
la mia opinione è chiara: davvero molto MOLTO affascinante e interessante, un gran bel film, NON una pietra miliare.
finalmente l’ho visto e di base concordo con te… e’ da vedere per taaaaaaaaaaaaaaanti ottimi motivi. bello davvero. spero di avere tempo per scriverne anche io ^^
Misato-san
finalmente una recensione che mi rappresenta in pieno.bravo!
mimidef
Ritorna la dicotomia spazio-tempo ed il ribaltamento alchemico tra bene e male.
A presto un mio post. Nel WE credo, domani sono a Torino.
Un saluto.
Rob.
grazie misato e rob, grandissimi come sempre.
e ciao mimidef, sono contento che ti sia piaciuta!
Hai descritto in maniera straordinaria quello che è successo anche a me: la voglia di rivederlo che mi prendeva già sui titoli di coda, le ore passate a discutere con gli amici su cosa fosse successo e perchè, la constatazione che fosse bellissimo, anche se con qualche ingenuità. Ma forse è meglio così.
E che ne dici della scena iniziale in bicicletta? L’accoppiata immagini-colonna sonora mi è sembrata efficacissima…
Un brindisi alla tua (e a Kelly)
sì, molto bella la scena iniziale in bicicletta. riesce a farti entrare subito nel “mood” del film con pochissimi elementi (e con il senno del finale, tanto di più)
Svelami le simbologie che si celano dietro le immagini e i dialoghi di questo film. Ne ho bisogno come tutti, credo. Intanto, metterò tra i preferiti il tuo blog, giusto perchè non mi dispiace come scrivi.
L.
L’ho visto ieri, e sono d’accordissimo con te!
l’ho visto ieri notte. dopo una lunga serie di voci che mi diceva “guardalo, ti sconvolgerà”…
non mi ha sconvolto. mi ha tenuto sveglio e intrigato, anche se ho trovato parecchie cadute di tono. un po’ banale forse ogni volta che donnie e l’amico coniglio non sono in scena. subito dopo non ho potuto fare altro che pensarci… dimenticandomi del vettore temporale (non granchè come effetto), dei continui 360 nella prima entrata nella scuola e del recupero dei tears for fears. divertente ed intrigante, ma non riesco a capire perchè abbiano urlato tutti instantaneamente al cult… anche se è stato indubbiamente il film giusto al momento giusto. a chi è indirizzato però? a tutti quelli che sono convinti di pensare con la propria testa, fuori dal coro, alternativi e volutamente emarginati? kelly ha indovinato forse il “target” che poteva renderlo cult, con sincerità o astuzia questo non so dirlo.
Capolavoro.
Troppe le ragioni. Nel mio blog è cmq presente la mia recensione, cercate nell’archivio di Maggio 2006 se volete conoscerle.