Audition (Ôdishon)
di Takashi Miike, 1999
Molti di quelli che hanno scoperto il cinema del regista giapponese sono partiti da qui, da Audition. Io, che sono tra gli ultimi, ci sono arrivato solo ora, dopo molte altre visioni. Speravo in un dvd italiano (spesso promesso, mai arrivato), e alla fine mi sono arreso (Andrea: grazie!).
Non mi resta che confermare quanto avete già sentito da molte altre parti: Audition si gioca senza dubbio la palma per il miglior Miike, o forse lo è e basta. A partire da una semplice riflessione psicosociale, e cioè la solitudine dell’uomo giapponese, Miike costruisce un film bizzarro e affascinante: prende le sue forme da un plot che sembra una commedia romantica (il provino del titolo serve per trovare una moglie a un inconsolato vedovo), lo sviluppa come un dramma intimo e amaro, per giungere a un vero e proprio implacabile mystery-thriller.
A differenza di quello che si può pensare, invece di esplodere subito come al solito, Miike parte con una scene triste e intensa, quella dell’ospedale. Per poi amministrare la tensione in modo magistrale per quasi tutto il film, concentrandosi con riflessività smodata sui personaggi e sui rapporti (con alcuni quadretti d’interno degni di un Ozu, e forse ad egli ispirati), centellinando la tensione in un modo impagabile: il primo spavento arriva dopo tre quarti d’ora, e poi nulla per molti minuti.
E mostrando la solita ammirevole libertà linguistica: scavalcamenti di campo, jump-cut sui dialoghi, varietà fotografiche. L’effetto è di straniamento, confusione, inquietudine. E aiutano molto le interpretazioni di Eihi Shiina, davvero incredibilmente brava, e di Ryo Ishibashi, perfettamente nel ruolo e consono ad un’identificazione spettatoriale che nel finale darà i suoi (aspri) frutti.
Da un certo momento in poi comunque, Miike può permettersi di far debordare i materiali raccolti con tanta calma nella prima parte del film: su questa tecnica di rielaborazione si basa la lunghissima sequenza "onirica", che confonde ancora di più le acque (sogno/realtà?) mescolando i piani narrativi, e riesce in modo incisivo a scavare nei territori dell’inconscio. Magistrale, forse la parte più strabiliante del film.
E infine, c’è l’insostenibile finale, di cui si parla molto in giro, dove in effetti Miike sciocca come pochi altri sono riusciti a fare negli ultimi anni. Ma non in modo banale. Il regista gioca con l’orrore soprattutto da un punto di vista sonoro, forse perché sa che l’udito è un senso inescludibile (mentre gli occhi si possono chiudere), ed è un senso che punta diretto al cervello: impossibile non rabbrividire al rumore del ferro che striscia contro l’osso. Ma colpisce soprattutto l’incredibile consapevolezza di Miike sull’uso del fuori campo: non è una violenza completamente esplicita, non si mostra tutto, piuttosto si mostra e si nega, giocando con i nervi dello spettatore, con il risultato di uno shock fisico e mentale molto maggiore che non quello provocato dal gore incontrollato.
E, con la chiusa, perfetta come al solito, mostra di non aver usato tutta questa violenza senza un fine, non perdendo mai comunque di vista il progetto iniziale: che in fondo è la storia di un inganno, di un amore impossibile, e di una doppia e amarissima solitudine. Che non può non finire in lacrime.
mi scuso se ho fatto un post così lungo su un film su cui in realtà si è già detto tutto. [in realtà avevo anche altre cose da dire.]
beh, cacchio.
Piccola protesta:
più di 50 righe per “Audition” (che se le merita tutte) e solo 9 per “Simpathy for mr Vengeance” (un piccolo capolavoro).
JB
Ah, dimenticavo, è uscito La maschera del demonio.
ciao grande jeffrey! ma la quantità di righe non c’entra con la qualità del film, c’entra con quello che ho da dire io! :-))
per farmi perdonare l’effettiva mancanza, mettiamola così:
“Sympathy” è più bello di “Audition”.
(forse no)
(anzi, sì, cacchio)
Audition, alla fine del film ,l’ho criticato un pochino…cioè daccordissimo con tutto quello che hai detto, sia chiaro, ma; nonostante abbia uno stomaco di ferro per certi film, le scene finali mi han fatto sudare freddo anche a me, per l’eccesso. Anche se poi col tempo si capisce il modo come è stato fatto e li capisci che c’è della genialità in tutto il film. Tu l’hai capito prima di me:), aehh, l’esperienza…
Kirin kirin kirin kirin kirin kirin…
Indi alla fine audition rulez:)
E io l’ho visto AL CINEMA! Nel 2001!
Posso citare la scena del telefono che squilla? Da mettere sui manuali di “Come costruire alla perfezione la tensione e provocare con altrettanta perfezione un vigoroso salto sulla sedia”.
astor: sudare freddo, è l’effetto che ha fatto anche a me. yes, it rulez.
ohdaesu: citi bene. pur’io, saltai.
uno dei film più inquietanti che mi sia mai capitato di vedere. molto molto bello. tra l’altro la tortura finale c’era in un racconto che avevo scritto tempo fa e non ho mai capito come ha fatto miike a rubarmi l’idea.
miike in realtà è uno spettro.
complimenti giovane cinefilo il tuo blog è veramente superiore!!!
non aggiungo altro!
cacchio, troppo buono, grazie!
anzi, direi troppo buonA.
non è bologna ma mi sa che tu hai abbastanza a che fare con quella splendida città che vorrei mi ospitasse perchè i suoi portici la sua malinconia mi appartengono, adoro camminare,…
buon blog natalizio!!
ma questa earjam è deliziosa! cioè, fa chiaramente uso di stupefacenti e non ama particolarmente la punteggiatura, ma ho letto il suo blog ed è deliziosa. che sia straniera? deliziosa, deliziosa.
tiritiritiri
quando ripenso alla scena della tortura ancora ho i brividi.
Gran post, kekkoz. Hai detto tutto quello che c’era da dire
A.
mp: sei proprio un mollicone. però hai ragione.
andrea: grazie del complimenti, come al solito immeritati – e anche di audition, perdiana. veramente bellissimo.
io ho visto al cinema in pellicola Gozu! ;-P
cazzo che rabbia! audition è passato su sky quando ancora non sapevo chi fosse miike così l’ho guardato distrattamente e a pezzetti. se lo ridanno lo registro e te lo mando.
checco: ma non mi dire! eheh…
rat: perché me lo mandi? io ce l’ho… comunque sì, riguardatelo se ripassa su sky. merita.
kekkoz, tanti auguri e complimenti: il tuo blog migliora a vista d’ occhio rispetto ai pur ottimi mesi passati. E’ quasi un delitto che sia “solo” un blog e non un giornale di cinema…
nordovest77:
tu mi àduli! mi adùli! mi adulì!
GRAZIE!
e aggiungo: almeno è gratis, no?
Il dvd italiano é arrivato.. era ora.
Peccato che sia “solo” in 2 canali.
Cmq – l’ho visto ieri sera ed é passato troppo poco tempo per dare un giudizio – rimane uno dei film più sconvolgenti dopo e OLTRE “Lost highway” di Lynch.
La VERA INSOSTENIBILITA’ del finale non é nell’orrore, ma nella possibilità (per questo é oltre anche Lynch) che l’onirico SIA reale – creando doppia solitudine, doppio orrore…
Forse mai nessun altro film ha saputo rendere così bene e fino in fondo la terribilità, immoralità, pericolosità di ciò che si cela dietro quella parolina dolce chiamata “amore”….
Ma alla fine l’incubo è davvero incubo?