Gozu (Gokudô kyôfu dai-gekijô: Gozu)
di Takashi Miike, 2003
Gozu è il "viaggetto all’inferno" del giovane yakuza Minami alla ricerca di un "fratello" scomparso (che poi ricompare, ma…) nel contesto di un’inquietante paese della provincia giapponese (Nagoya) che sembra non risentire delle leggi della logica, ricolmo com’è di personaggi bizzarri e assurdi.
Girato con una cura persino maggiore del solito, il film inizia con una divertente svolta surreale su un tipico canovaccio yakuza. Ma è il finale horror la trovata più salutare e intelligente, e ha una carnalità e una schiettezza che non si vedeva più dai bei tempi di Yuzna (e infatti ricorda vagamente i mostri borghesi di Society). In mezzo, un florilegio di trovate e situazioni che sottolineano il valore formativo del viaggio di Minami: un viaggio di formazione sessuale, simbolicamente sessuofobo, e ben definito.
Decisissima l’influenza di David Lynch su questo film: oltre che nello stile rarefatto e inquietante, e nell’interesse nel sonoro e nei rumori di fondo, Miike risente dell’opera del maestro americano anche nello "sguardo perturbante" sugli oggetti, nella poetica del fuori-posto, e nella creazione di un mondo assurdo che scaturisce come un incubo dalle bizzarrie della provincia. E la struttura narrativa, con improvvisi cambi di identità e rinascite, sembra – da lontano – una versione sclerotica di Lost highway.
Gozu forse non va preso troppo sul serio: è il modo migliore per goderselo appieno. Se ci si riesce, se si chiude la visione (come il film stesso fa) con una grassa risata venata di inquietudine, Gozu può essere davvero spassosissimo, e una manna per i nostri cervelli bacati.
E leggete anche cosa ne ha scritto Cineblob: lui l’ha visto a Parigi, in pellicola.
E’ uno dei Miike che ho amato di più.
Le scene da citare non si contano, ma io ancora rido a pensare alla ragazza americana che si rivolge a Minami in giapponese, e…
sì daesu, la scena della ragazza americana è fuori di testa.
By the way: niente classificona 2004?
by the way, i try to say: arriva a minuti.
così poi chiudo il blog e vado a dormire.
concordo con ohda (ultimamente capita spesso e la cosa mi preoccupa…): uno dei 3 Miike che adoro. Ma vogliamo parlare dello stacco “parto” vasca da bagno e spazzolino?
Tra Audition, Ichi the killer e Gozu non saprei quale preferire.Li metto tutti sullo stesso piano.Senz’altro i migliori.
la scena iniziale col cane fa troppo ridere. ma pure la medium… very bizzarro
Miike…genio o paraculo?
Sicuramente non lascia indifferenti e questa è una dote rara al giorno d’oggi…
Filippo (Cinedelia)