The god of cookery (Sik San)
di Stephen Chow, 1996



Ancora Chow, e si rischia di ripetersi. Ma il piatto questa volta è ancora più prelibato: un gioiellino. Al terzo film il genialoide artista di Shanghai mostra già tutto il suo talento: forse è questo il vero punto di partenza del suo personalissimo (e riconoscibilissimo) stile.



Ci sono magari meno singole scene memorabili, ma l’impressione palpabile ad ogni sequenza è che ci sia una distanza immensa rispetto a From Beijing with love in quanto a raggiunta maturità tecnica, narrativa e registica (e che tempi brevi, per un comico!) e soprattutto a completezza dell’insieme. Insomma, bocciarlo (o semplicemente sottovalutarlo) come un’idiozia non è più possibile, se si ha un minimo di occhio (e di cervello).



Per dirne una, per il contesto in cui sono messe in atto le assurde vicende del "re dei cuochi": che è quello di emarginati sociali cresciuti per le strade, imbruttiti e resi mostruosi dall’accanimento e dalla povertà, e di un personaggio spocchioso e insopportabile che scopre l’umanità proprio in questo mondo. E poi, per dirne un’altra, la svolta melodrammatica, che è vanificata dalla leggerezza dall’insieme e dal finale, ma quando arriva è inaspettatamente struggente. Per dirne due.



Comunque, ciò che conquista davvero è la vena irridente e più sconsideratamente spassosa di Chow: il film è una delizia per gli occhi e fa davvero scompisciare, le caratterizzazioni sono fantastiche (la mia preferita è la giudice di gara, soprattutto quando si mette a ballare per testare la concentrazione dei concorrenti) e la trama è una trama vera, perché il dileggio continuo del cinema cantonese e la demenzialità continua non la rendono mai pretestuale, ma si mettono al suo servizio, in difesa di una vera poetica di fondo.



Bravissima Karen Mok, costretta ad un makeup orrorifico dalla smania di Chow di rendere orrende le sue attrici (ovviamente, non a caso, non tanto per) come succederà a Vicky Zhao in Shaolin Soccer. Nel finale sa rifarsi: non sarà la più figa di Hong Kong, ma che grazia.

4 Thoughts on “

  1. Tutto vero. Prima che lo dica Murda, cito io i bonzi bronzei (provate a ripeterlo velocemente) del tempio shaolin. E il presentatore della gara finale, quando spunta a tradimento da dietro una porta.

  2. li avevo citati per fare il banalone autoreferenziale (non si parla d’altro che dei bronzi bonzei), poi ho avuto dei problemi con il post e ho cancellato.

    grande il presentatore: “no, non c’è nessuno, possiamo cominciare”

  3. coi bonzi dorati avevo già rotto i coglioni a tutti ^_^

  4. utente anonimo on 23 marzo 2005 at 19:03 said:

    bonzi bronzei bonzi bronzei bonzi bronze bonzi bronzei bonzi bronzei bonzi bronzei bonzi bronzei…

    Andrea

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