Lady snowblood (Shura-yuki-hime)
di Fujita Toshiya, 1973



Impossibile parlare di un film che tanto (forse più di qualsiasi altro) ha influenzato il (pen)ultimo Tarantino, senza giocarla sul confronto. E invece mi rifiuto, perché poi sembra che Kill Bill si sminuisca riscoprendo i suoi riferimenti, e invece non è così. Anzi. Almeno, per me. Vabbè, dunque.



La figura della donna nel cinema giapponese è un tema più che interessante, è un tema da tesi di laurea. Alcuni grandi registi nipponici, Ozu e Mizoguchi su tutti, hanno concentrato la loro attenzione sulla condizione degradata della donna del sol levante e la sua impossibilità di reagire. In questo contesto, Lady snowblood è un film profondamente politico (data come sottintesa la distinzione tra un film di genere qual è questo revenge movie e i nomi impronunciabili sopra citati).



Perché Lady Snowblood reagisce, eccome. Si può dire che è pura reazione, essendo pura vendetta, mentre intorno a lei si scatenano gli elementi, che prendono nuovi colori, mentre la storia del suo paese fa i passi falsi e la gente cade sotto l’inganno della politica, così che il rosso del sangue che lascia sulla neve al suo passaggio (sangue altrui, e il suo) non può ricordarci la bandiera giapponese. Bandiera che sventola nella sala da ballo su di un valzer che non può avere nulla di sacro e che, alla morte dell’ultimo nemico, viene trascinata via dal cadavere cadente.



Al di là di questo lato, che dimostra la profondità di un film che potrebbe sembrare una semplice carneficina (perché il sangue scorre, a litri), Lady Snowblood è un film bellissimo e incredibilmente intenso, come non me l’aspettavo. Molto del merito va alla splendida Kaji Meiko, ma anche alla regia di Fujita, che alterna una mobilissima macchina a mano a momenti di grande precisione e rigore, e altri in cui sfiora un briciolo di sperimentazione (quando appaiono le tavole a fumetti, probabilmente del manga da cui il film è tratto).



Non manca qualche momento di stanca, soprattutto nella parte centrale, e la voce off è spesso fastidiosa: ma si può anche soprassedere. Splendida la canzone che apre e chiude il film, cantata dalla stessa protagonista: la conoscevamo già bene tutti quanti, Flower of Carnage, ma risentirla qui ci dà nuove vibrazioni.

7 Thoughts on “

  1. mmm…tralasciando il significato politico a me il film non e’ che abbia preso più di tanto.

  2. murda: eh, lo sapevo che richiamavo il tuo commento… pazienza, tanto ho capito che non siamo mai d’accordo! eheheh! (però, innocence…)

  3. Ormai per ogni film occidentale che recensisci ce ne sono tre orientali, direi che ho esaurito il mio compito nei tuoi confronti ^^

  4. grazie, guru.

    (in realtà è più merito di un altro blogger, che mi ha riempito di roba)

  5. Non intendevo che fosse merito mio, intendevo di aver esaurito il mio compito, non è la stessa cosa ^^

  6. iconcine in grande spolvero, vedo…stai diventando un artista ;)

    Andrea

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