Peppermint Candy, Lee Chang-dong 2000

[FEFF2005]

Peppermint candy (Bakha satang)

di Lee Chang-dong, 2000

Per comprendere a fondo la crisi dell’uomo coreano, Lee Chang-dong si confronta con vent’anni di storia del suo paese con una profondità impressionante, andando a scavare nell’inconscio individuale e collettivo, a partire dal folle gesto di Young-ho (immenso Sol Kyung-koo), che si suicida buttandosi sotto un treno.

E lo fa con uno stile timido eppure superbo, con la splendida fotografia di Kim Hyung-koo (quello di Memories of murder, ospite qui a Udine), e con l’idea geniale di raccontare la storia a ritroso (con qualche mese d’anticipo su Memento) riuscendo tuttavia a creare una struttura speculare e circolare al tempo stesso.

Tutto incentrato sul tema del tempo, il film è dominato dalla figura del treno (mezzo che attraversa lo spazio nel tempo): non solo il treno che viaggia all’incontrario all’inizio di ognuna delle sequenze, ma anche quello che all’interno di ciascuna di esse fa sentire il suo rumore – come un presagio di morte - o forse per ricordare che Young-oh è già morto, è solo un fantasma che attraversa il tempo rivivendo i suoi traumi. Quel treno che lo ucciderà sta passando in ogni momento e in ogni posto, e forse è quello stesso treno che, fermo alla stazione, nascondeva nell’ombra il corpo di una ragazza destinata a morire.

Peppermint candy è sì la struggente storia di un uomo, ma è soprattutto la storia di un paese e un popolo, e il racconto doloroso e violento (e profondamente politico) di ciò che gli uomini di questo paese si portano dentro nel cuore, rischiando l’annientamento: la guerra, la perdita, l’abbandono. L’impossibilità di tornare indietro se non in un sogno pieno di lacrime.

Un gioiello.

5 Thoughts on “Peppermint Candy, Lee Chang-dong 2000

  1. mi garberebbe vedermelo

  2. Io l’ho visto un sacco di tempo fa gnegnegne

  3. anche io, anche io! Cristo, finalmente un film che ho visto…è mi è “garbato” parecchio anche a me

    Andrea

  4. non avevo mica capito che andavi a udine, se no ti dicevo di salutarmi ribes. a parte che lei adesso sta in olanda.

  5. però io l’ho visto in sala gnegnegne.

    (bugia: ho visto in sala la prima metà, e la seconda nella saletta video dei giornalisti)

    questo è l’unico film non-2004 che ho visto qui a udine (era nel focus sui direttori della fotografia). mancata per assenza di ubiquità tutta la splendida rassegna Nikkatsu. ahimé.

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