Expect the unexpected (Fai seung dat yin)
di Patrick Yau, 1998
Mai titolo fu più chiaramente messaggio, e direttamente allo spettatore: aspettati l’inaspettato, perché come la vita non è fatta di schemi prestabiliti e l’inatteso è dietro l’angolo, così può essere il cinema. O almeno, questo cinema. Ma per quanto possiamo essere stati "avvertiti", e quando siamo convinti che tutto sommato le regole siano state rispettate, che il film insomma sia finito, il celebre finale arriva come una vera pugnalata, uno sparo al cuore, meravigliosamente crudele.
Poi, da qualche parte (come su FilmTv) si dice che il resto del film sia un medio e onesto noir hongkonghese come molti altri: ma forse non lo è, a parer mio e a parer storico, perché Yau e (soprattutto) i produttori Johnnie To e Wai Ka-Fai mettono in campo una concezione del noir metropolitano che è la stessa che porterà al ben più celebre The mission, dell’anno dopo: la rappresentazione del celato e i tempi morti della vita.
Insomma, il film è sì una "caccia all’uomo", ma tale caccia sembra impensierire i personaggi molto meno della vita vera. Che è quella delle occasioni perse e delle seconde occasioni, e che è quella che tiene conto anche dell’inaspettato: da qui il senso sottile di presagio mortifero che attraversa il film, anche quando i personaggi (tutti straordinari, per tacer degli attori) cazzeggiano, scherzano, si innamorano, litigano, si riconciliano.
E’ proprio a causa di quest’affezione, di questo legame che si viene a creare con i personaggi (e in fretta, perché il film è breve) che il finale è così doloroso? O forse perché coglie un aspetto della vita, la sua drammatica e spietata casualità, che non siamo abituati a vedere sullo schermo con tale schiettezza e tragicità?
Un film di cui ci si può innamorare a prima vista.
L’ho visto anch’io ieri sera su Sky, proprio come te (almeno credo, altrimenti sarebbe una coincidenza mirabolante). Son d’accordo.
Peccato che fossi un po’ distratto durante la visione, e che Mereghetti avesse anticipato che c’era un finale tragico, cosa che ha diminuito l’unexpectedness.
Peccato per l’orrendo doppiaggio.
una delle mie sequenze preferite ne esce massacrata.
è quella in cui lau ching-wan interroga il ladruncolo interpretato da lam suet e gli offre da mangiare, trattandolo da essere umano.
è una scena umanissima ed emozionante, ma nella versione italiana si rischia di non notarla neppure.
comunque un capolavoro. mi ricordo che quando l’ho visto per la prima volta, anni fa, ho pensato che riuscisse a dire cose profondissime sulla vita e il caso, senza prediche nè didascalismi. e mi è venuto spontaneo un paragone con Magnolia, che invece sbrodola sentenze e dice molto meno.
lonchaney
(quando passate a trovarmi in negozio? ho il retro pieno di film asiatici che non posso noleggiare…sigh…c’è anche il primo film di patrick yau, il meraviglioso odd one dies, che anticipa throwdown)
(…come ti avevo detto, è uno dei film passati a “far east” che ho amato di più…)
dear kekkoz sul fatto che marra sia deprimentissimo non ci sono dubbi ma è molto più sincero di giordana invasato di demagogia. Ciao carissimo. La Reine Paresseuse
è in wishlist
@ohdaesu: no, l’ho visto su un dvd hongkonghese che mi sono procurato a Udine.
quindi, coincidenza mirabolante.
@lonchaney: grazie a dio l’ho visto in cantonese. bellissima la scena che citi, e che dire del dialogo “ma tu non mi ascolti quando parlo!”?
(però io adoro magnolia, sappilo)
ripeti l’indirizzo del negozio, che magari organizzo con gli altri una gita collettiva…
@trenta: già, mr. 30, davvero bellissimo.
@regina: spero che tu non te la sia presa! di marra ho comunque parlato qui
@murda: bravo.
l’indirizzo è: via pizzardi 44, videoteca metropolis (sempre se sopravviviamo…brrr, povero negozietto dall’affitto raddoppiato di colpo)
lonchaney
p.s.: MAGNOLIA non mi dispiace, in fondo, quello che detesto è UBRIACO D’AMORE
dimenticavo: il trafiletto su film tv è ridicolo, EXPECT THE UNEXPECTED non è un action, ma soprattutto non è nemmeno lontanamente simile a nessun altro film prodotto ad hong kong, altro che standard e routine…
lonchaney
Via Pizzardi, ma in che città?
Sei stato citato nel mio ultimo post.
Ritengo corretto informarti.
Magari vuoi dire qualcosa di sinistra in proposito ;-))
Un saluto.
Rob.
BOLOGNA, ovviamente…ma non ci fanno più pubblicità al dams?
lonchaney
ragionissima sul trafiletto… comunque ohdaesu non vive a bologna.
oops, chissà perchè ero convinto che ohdaesu scorrazzasse anche lui da queste parti…peccato…
THE LONGEST NITE l’avete visto? secondo me ha diversi punti di contatto con Collateral (ed è pure meglio)
lonchaney
gokachu l’ha visto e ne ha scritto. io no, ahimé.