Bright future (Akarui mirai)
di Kiyoshi Kurosawa, 2003
Girato in un digitale livido e illuminato, Bright future è l’ennesimo tassello della riflessione sulla contemporaneità dello straordinario regista nipponico. Ancora la società e l’individuo: da una parte, una desolazione (sociale, lavorativa, umana) sotto cui scorre la sottilissima speranza: un abbraccio, un sacrificio, un piccolo gesto anarchico. Dall’altra parte, una novella dai tratti fantastici e favolistici sulla crescita e sui legami, sulla dipendenza e sull’adattamento (di Yûji come della medusa), sulla perdita e riscoperta della figura paterna.
Contro ogni immaginabile ruffianeria nei confronti del pubblico, con la solita "bellissima lentezza" (ma usando l’interruzione del climax come marca linguistica costante), Kurosawa costruisce la sua parabola morale (e ancor più spiccatamente sociale del solito) da simboli più che da didascalie, permettendo una stupefacente immersione inconscia (perché il film conquista in punta di piedi, senza che ce ne avvediamo) e un’interpretabilità estrema che fa il paio con una cristallina chiarezza d’intenti.
Non ho grande simpatia per il digitale, e mi manca forse la ricercatezza formale di altre opere del regista: tutto è apparentemente più grezzo, lasciato solo alla forza dei protagonisti (immensi il solito Asano Tadanobu e Fuji Tatsuya) e alle reiterazioni e alle distanze/divisioni da colmare: gli split-screen in auto, la prigione. Ma apparentemente, perché il film è con evidenza studiato fino al dettaglio (soprattutto in post-produzione) e riesce a proporre immagini di grande bellezza, come quella magica e incredibile delle meduse che vanno a disperdersi nel mare, fuggendo dalla città.
Efficacissimo il lungo piano-sequenza finale (con scoprimento del set), che segue i passi del vero "futuro luminoso" del giappone, anch’esso forse inconscio e racchiuso in un simbolo, ma un simbolo che è Storia e che si imprime sul cuore. Speranza.
Links: Murdamoviez, neo(N)eiga, Cinemavvenire, Locandina francese.
Sympathy for Mr. Digital
Ho letto un pò di tue recensioni e mi complimento: complimenti!
ho voglia di prenderti per mano e di andare al cinema con te (:
(scusa la mia intrusione)
[hurt]
Ma QUEL tatsuya fuji? Quello dell’impero dei sensi??
@gokachu: Sympathy for Mr.Analogic
@seymandi: maurizio?
[dal tuo blog: "E se anche Nicole Kidman, (Alice), in "Eyes Wide Shut" fosse il monolite?": geniale]
@hurt: ma ti pare, quando vuoi.
@ohdaesu: eh sì, a quanto pare.
Mi manca. Ma Kurosawa mi intimorisce. Mi intimorisce molto.
Andrea
timor kurosawae
No, Fabio…Però, come già ebbi modo fi dire, Seymandi è un imbuto.
Ti ringrazio per il “geniale”, sto studiando per un esame di cinema, quindi mi sa che, ogni tanto, pubblicherò qualche riflessione del genere, mia e di gente come Bazin, Ciment, Debray, Canova, ecc.
Buon lavoro.
Questo mi manca.
Sembrerebbe interessante, lo metto in lista.
A proposito, saluti.
[Neubauten]
santissime! ^_^
ciao, ho un po rinnovato il blog.
facci un salto, aspetto consigli
@[Neubauten]: lista, lista. lista tutto kurosawa. e saluti anche a te
(e agli altri, ovvio)
@kekkoz: eh eh, ma con Kurosawa sono a buon punto, però qualcosa ancora manca…e quindi si recupera:-)