Last life in the universe (Ruang rak noi nid mahasan)
di Pen-Ek Ratanaruang, 2003



E’ importante premettere che il film di Ratanaruang è innegabilmente bello. Un protagonista con lo charme di Tadanabu Asano, una bellezza come Sinitta Boonyasak, la splendida fotografia del maestro Christopher Doyle, una storia che con pacato e maturo senso del dramma intenerisce, sconforta e infine commuove. In più, un bel ritmo dilatato che permette di avvicinarsi ai due personaggi con una quiete sommessa talvolta travolta da visioni (la scena del frutto e dell’incidente, quella – meravigliosa – dei libri volanti), una sottile ironia che pervade tutto il film, e un gran finale tronco.



Eppure, forse per idiosincrasia nei confronti della lingua thai (e del doppiaggio) aggiunta alla confusione dovuta alla mescolanza con il giapponese, forse per la solita scomodità fisica (modo di stare seduti, cose così) che attanaglia certe mie visioni unita alla qualità medio-bassa del "formato", o forse perché non capisco cosa ci trovino di così spassoso i fan nelle citazioni miikiane, perché il nipponismo del film è evidentissimo ma funziona molto meglio in altri momenti rispetto alle situazioni yakuza eiga semiparodistiche.



Eppure, dicevo, per una o per tutte queste ragioni, forse indipendenti dal film, ho fatto davvero una gran fatica a vederlo tutto di un fiato. Però alla fine ce l’ho fatta, e riguardando alcune foto di scena e captures (cercando la locandina, capita sempre) mi rendo conto che forse ho sbagliato io, e che quindi, presto o tardi, gli darò una seconda chance. Per, finalmente, conquistarmi.

3 Thoughts on “

  1. era già in wishlist…

  2. certo che hai sbagliato tu :P

    ma ti tiri fuori dal gruppo dei “fan”, quelli che hanno trovate spassose (oddio spassose, diciamo che mi hanno strappato un sorriso) le citiziani miikiane?

    Andrea

  3. mi è piaciuto e molto.

    si le nippofilie funzionano meglio sui tagli e sui tempi che su gli yakuza e miikate.

    però il quadro è sempre altamente signficante e non mi ha mai annoiato.

    Anche un dettaglio all’apparenza marginale può essere una rivelazione importante ai fini della trama (come il tatuaggio yakuza del protagonista)

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

You can add images to your comment by clicking here.

Post Navigation