Clean
di Olivier Assayas, 2004

Clean è il racconto di una maturità raggiunta con la sofferenza. Non è certo il racconto di "una che ce la fa", ma piuttosto il percorso aperto di una donna che si sacrifica e (forse) vince, contro se stessa e gli altri, contro la maldicenza dei gossip, contro i buchi e il metadone, contro tutto.

Svolto tutto intorno alla magistrale interpretazione di Maggie Cheung, Clean ha in realtà una doppia articolazione: da una parte il desiderio, poi necessità, di una donna di essere madre, che diventa bisogno, poi necessità, di essere "pulita"; dall’altra la rassegnazione alla morte di una madre e il contrastante e imperterrito bisogno di perdono da parte di un uomo che, anche lui, torna nuovamente ad essere padre.

Un racconto di serenità ricercata, di una fuga dalla droga che prima è la via obbligata per riavere il proprio figlio, e solo in un secondo momento sentita: niente moralucce da due soldi, quindi, ma una storia profondamente morale, e che ci porta comunque solo alla fine della ricerca, e non alla sua realizzazione. E oltre a questo, un "roadless road movie" a cavallo tra quattro città-nazioni (Parigi, Londra, Vancouver, Los Angeles), fotografate con affetto e cinismo dallo stesso Eric Gautier di Irma Vep, fino a quel canto, alla realizzazione (forse) del proprio sogno, all’uscire fuori a respirare l’aria "pulita" di L.A.

Nick Nolte, sornione e bofonchiante, è al solito monumentale, ma Maggie Cheung è semplicemente incredibile, e lo è in tutte e tre le lingue che padroneggia nel film (francese, inglese, cantonese: è un’idiozia vederlo doppiato), tra elementi autobiografici (la fine della relazione con Assayas), lacrime e sorrisi, e una vena autodistruttiva scritta sul volto e nella voce che va pian piano trasformandosi in maternità, sotto i nostri occhi, e come un miracolo, in lacrime. Immensa, Maggie.

Formidabile, va detto, anche la regia di Assayas (pezzi da novanta: le focali corte nella splendida sequenza della sala da biliardo, o il piano-sequenza in cui Emily scende nel garage del ristorante a impasticcarsi), e davvero strepitosa la colonna sonora: molta farina del sacco di Brian Eno, oltre alla bellissima canzone che David Roback (che appare alla fine) ha scritto per la voce di Maggie Cheung: vi sfido a non commuovervi.

16 Thoughts on “

  1. Il Rabdomante ti cerca

  2. Difficile non farlo…

    Bravo, bel post davvero.

    Ciao

  3. kekk, volevo segnalarti che anche un mio amico ha fatto la marketta :P a lidobloggers

    http://ilgrandecocomero.splinder.com/1125951531#5628484

  4. quinta riga dal fondo: “..in cui Emily..”. per il resto ci siamo ricompattati. monumentale nick nolte, monumentale il tuo secondo paragrafo. che si fa? quattro pallette e mezzo?

  5. a me era piaciuto “‘l’eau froide”.

  6. Io l’ho indicato come uno dei dieci film migliori dell’annata 2004-2005, quindi sotto le 4 e mezzo non vado :P

  7. @rabdomante: mi hai trovato.

    @m-arte: grazie mille! era sentito.

    @rob81: buono a sapersi.

    @claudio: addirittura monumentale? beh, sì, direi quattro o quattro e mezzo, comunque meritate. refuso vergognoso, che ora vado a correggere.

    @diderot: ahimé, di assayas ho visto solo questo e irma vep, ma progetto di vedere presto Demonlover.

    @gokachu: sulla connection gliene hai date 4, a suo tempo, ma si è sempre in tempo per rivedere i propri giudizi.

  8. Ero più fresco di visione epiù obbiettivo, il tempo è signore e fa dimenticare i difetti. A volte infatti alcuni film me li dimentico completamente ^^

  9. Diciamo allora che l’ho indicato tra i migliori 10 della stagione eprché non ce ne erano solo nove al più da quattro stelline e mezzo o cinque ^^ E mi son dimenticato di inserire The Village!

  10. io non ragionando ad annate ma ad anni solari (lo so che è “sbagliato”, ma mi piace l’idea che non sia una classificazione arbitraria), saprò la posizione di clean solo alla fine dell’anno.

    altuccia, per ora.

  11. lunedi sera di ritorno da milano vorrei fermarmi a bologna per le proiezioni dell’europa cinema.Ti faro uno squillo dalla stazione di bologna.scusa ma utilizzo una tastiera islandese….naturalmente se hai possibilita di ospitarmi ne ne sarei grato.ciao

  12. nic, ti ho risposto in email.

  13. anche a me gli anni piacciano solari, gli oscar non gli assegnano così?

    e comunque il risultato non cambia: topten anche da me.

  14. Sicuramente c’è quello che dici ma sembra che Assayas non per pudore ma per focale di sguardo non riesca davvero a entrare sotto pelle alla protagonista del film. C’è una patina costante, in tutta la pellicola, che avvolge e opacizza le emozioni.

    Ho trovato straordinaria la scena dell’incontro tra Nolte e Maggie quando il bimbo non vuole vedere la madre, per il contrappunto tra la freddezza glaciale del bar e la desolata inquietudine dei due primi piani. Ecco, come sempre mi pare che Assayas, dia il meglio di se nei contrappunti pieno-vuoto. Ma che alla lunga questo crei un manicheismo di fondo che resta solo superfificie.

  15. David Roback? Quello degli Opal e dei Rain Parade? Un grande!

  16. la cheung ha strameritato la palma, ma fa anche piacere ritrovare un grandissimo Nolte. finalmente in un ruolo degno (vorrei si dimenticasse quell’obbrobbrio di Hulk -_-”).

    l’aspetto curioso è che Assayas somiglia non poco a Truffaut… (fisicamente proprio).

    mh, vabbè una chiosa che niente c’entra con la cinefilia. ho sfociato nel gossip…

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