Lemony snicket – Una serie di sfortunati eventi (Lemony Snicket’s A series of unfortunate events)
di Brad Silberling, 2004
Prima d’altro, premetto che non sono un lettore dei libri di Daniel Handler: quindi non posso giudicare, come molti hanno fatto, quanto il film renda giustizia al libro, o se il secondo libro sia troppo sacrificato (anche se si vede), o cose simili. E’ tuttavia piuttosto scontato che restringere tre libri in meno di due ore sia un’impresa alquanto rischiosa.
Nonostante ciò il film non mi è risultato affatto sgradito: molto del merito va a scenografie, costumi, colonna sonora e fotografia, che hanno creato in sinergia alcune scene di grande effetto (come la bambina col serpente) e altre molto emozionanti (la casa sul dirupo, la macchina sul binario), ma anche a una costruzione narrativa che, pur tradendo un’eccessiva bibiofilia, lo rende almeno piacevole, o più, e addirittura bellissimo nelle sue battute iniziali.
Certo, i problemi non mancano, anzi ce ne sono a bizzeffe: prima di tutto il ritmo, che dopo un’inizio scoppiettante cala mostruosamente; ancor più grave, i divi che con le loro gigionerie (la loro idea di cinema per ragazzi?) cercano di oscurare le nuove leve: Jim Carrey è insopportabile (ve lo dice uno che lo adora), per non parlare della Streep. Nel frattempo, i due giovani protaonisti fanno il loro buon lavoro: belli e bravi.
Brad Silberling, dopo il piacevolissimo Casper e il tonfo del remake wendersiano, si riconferma buon mestierante, forse nulla più, ma senz’altro autore in potenza: un po’ come Gore Verbinsky. Che sia un Jean-Pierre Jeunet annacquato o un Tim Burton appisolato, comunque ci sa fare.
Emily Browing è un’istigazione al reato penale.
quando carrey fa il dinosauro, mi fa scompisciare dalle risate.
Io l’avevo notata sin dall’inizio! Per cui propongo: coalizziamoci. Chiedo la depenalizzazione del reato penale nel solo caso di Emily Browning. E’ una legge ad personam, secondo me la passano.
Anzi, già che ci siamo, depenalizziamolo in toto.
degenerate al secondo commento… andiamo bene! XD
Forse e’ vero che il secondo libro e’ un tantino penalizzato, ma non e’ che la struttura della saga sia troppo complessa… si tratta di una serie di sfighe per le quali la definizione stessa e’ mooooooolto… aleatoria, diciamo cosi’. Caratteristica che il film mette bene in evidenza, per altro. Sono libri che in mezza giornata li leggi, eppure ti intrigano (stupida me che non ho fatto l’acquistone in blocco… tocca attendere un mese abbondante per prendere il quinto… voglio una Feltrinelli international sotto casa T_T). Alimentano il gusto del sadico che c’e’ in ognuno di noi… anche se si tifa per i 3 fratelli vederli sempre sotto pressione e’ divertente ^^

E questo era il limite piu’ grosso (e insoluto… concordo con l’idea della caduta di ritmo ben percepibile) nel renderlo per il grande schermo.
Pero’ a me JC e’ piaciuto
Misato-san
uaglio’….
non esiste il reato civile. Il reato e’ penale sempre.
Scusate ma una volta fui avvocato.
Fringe
A me ha fatto impazzire. E Jim Carrey va preso così…
freestate
Condivido in toto il giudizio, problemi annessi (ritmo e Carrey insopportabile e… beh, troppo Carreiesco! E’ palesemente lui!).
@fringe: era un’iperbole retorica.