La tigre e la neve
di Roberto Benigni, 2005

A scanso di equivoci: ve lo dice uno di quelli (metà del mondo) che ha adorato La vita è bella, e che nonostante l’orripilante Pinocchio ancora ci sperava. E invece l’ultimo film di Benigni è una costosetta fregatura, e una delusione ancora maggiore se si pensa che era un esercizio molto più alla portata dell’autore toscano, rispetto al film del 2002.

Non che La tigre e la neve non offra degli spunti interessanti, non che non ci siano sequenze riuscite (canguro e cammello; non mi viene in mente altro), non che non ci sia l’impressione che Benigni sappia cosa sta facendo: lo dimostra il ritorno a Roma del finale, che è davvero molto bello, con una gradita sorpresa, i pezzi che si rimettono a posto e una secca e bella inquadratura finale – in contrasto rispetto a certi eccessi visti nelle due – lunghissime – ore precedenti. Un finale che risolleva molto il film, non è da tutti ma non è abbastanza (la chiusa gli era venuta bene persino nel disastro collodiano).

Il problema è un altro, è che un filmetto così è inaccettabile, dopo i film che tutti conosciamo. Un filmetto, lo ribadisco, che non fa ridere e non commuove, realizzato con troppa passione e poca serietà, tiepidino e sostanzialmente inutile. Benigni poi non fa altro che strillare e protendere le mani in avanti, Jean Reno ha le battute migliori ma è imbarazza(nte)(to), e la Braschi recita come se leggesse gli Atti degli Apostoli a messa. Tutta la parte in cui Benigni sostiene in vita la sua amata comatosa nell’ospedale, in mezzo alle bombe che cadono è di una noia mortale.

Oltre che ambiguo: inganni la Croce Rossa per vedere la tua metà mezza morta? Rompi il cazzo ad un povero, povero, povero medico irakeno per salvare solo e solo lei (la beneficenza ovviamente arriva, ma sarà detraibile…)? Rubi le scarpe al souk perché ti si sono rotte le tue e sei senza un euro? Ma scherziamo? Ti barcameni per cercare le bombole da sub per comesichiama mentre la gente muore sotto le esplosioni? E di chi sono quelle bombe? Non saranno di quei ragazzi simpatici ma un po’ nervosi che ti fermano alla frontiera?

Con un egocentrismo che sfiora il delirio d’onnipotenza, il film si autodichiara inno alla poesia. Ma le ferite del presente cauterizzate da quattro sciocchi versi (due rime non fanno una quartina, mister Benigni) non sono argomenti che amiamo sentire da uno che un tempo ideava, graffiava, scioccava e proprio per questo era amato. Ora vive di rendita sul proprio talento assopito, ossessionato da una donna fragile ma poco interessante, e sembra si sia seriamente rincoglionito. Forse dobbiamo dare la colpa a lei?

E poi, chi gliele sceglie quello schifo di locandine?

42 Thoughts on “

  1. che emozione commentare dalla postazione di kekkoz…che la tigre era una porcata si poteva immaginare… ora andiamo a vedere the descent

    murdamoviez

  2. utente anonimo on 24 ottobre 2005 at 19:28 said:

    sulla locandina condivido, il film nn lo andrò a vedere come puoi ben immaginare.

    lillo

  3. Bè, in confronto alla locandina della vita è bella (che aveva SOLO le loro due facce, enormi) questa è man ray.

    Buon descent

  4. ancora non ho avuto il coraggio di andarci..personalmente anke della ” vita è bella ” salvo solo l’idea-base..

    penso che benigni abbia troppa fiducia nella sua maschera, al punto di poter fare a meno di regia sceneggiatura ecc..e poi, come dici tu un tempo lui era su TELEVACCA e all’Alberichino di Roma faceva monologhi sulla sega, altro che poesia !

    se non ti scriverò più sull’argomento vorrà dire che la eventuale visione avrà confermato ciò che penso ora. ciao

  5. Uau, sei stato più cattivo di me… condivido a pieno, su tutti i fronti… compresa la locandina, degna di La febbra 2, il nuovo film di Ennio Annio…

  6. Recensione adorabile. Fossi andato al cinema a vederlo sarei uscito subito dopo la scena del pipistrello, 10 minuti dall’inizio, e non avrei potuto manco avere il rimborso.

    Film penoso. Uno dei, se non il, film peggiore di Benigni.

  7. per una volta, non son d’accordo quasi su niente -a parte ovviamente la performance braschiana, e poco altro. Neanch’io ho amato il film chissà quanto, ma con altri argomenti. e la cosa più losca: ambiguità? questo è spaccare il capello, se accetti l’assunto narrativo dell’ “ubriaco d’amore”.

  8. @lillo: immaginavo.

    @ohdaesu: sto ancora tremando.

    @alpoisson: attendo tue nuove.

    @giordano: il peggiore rimane pinocchio. il penpeggiore, ecco.

    @vannij: de gustibus. ^^

  9. il film non l’ho visto, ma mi sa che quoterò in toto le tue impressioni.

    nicoletta braschi è un paradosso: nei film del marito fa pena, invece le rare volte che recita in film di altri è addirittura brava.

  10. Mi dissocio completamente. Non su questo film, che non ho visto né probabilmente mai guarderò. Su “La vita è bella”: porcata immonda, film brutto e approfittatore dell’Olocausto, roba da galera e basta.

  11. “Approfittatore dell’olocausto”, ma andiamo.

  12. mi sa che non ridesse nessuno nei campi di sterminio. nessuno. la vita è bella ci fa della poesia sopra, certo. ma permetteteci di dissentire.

  13. Lo ripeto, approfittatore dell’olocausto. Benigni mette in scena un campo di sterminio, e nella sua visione “poetica” un campo di sterminio è un durissimo campo di prigionia. Ebrei buoni e tedeschi cattivi. Del dramma degli ebrei cattivi contro se stessi non c’è traccia. Della Shoah non c’è traccia.

    Mi dirai, ma vabbè, massu, mavvia.

    Eh no. Benigni avrebbe potuto mettere in scena la sua (brutta) storia ovunque, visto che rinuncia all’unicità dell’Olocausto. Vuol dimostrare che la “vita è bella ” anche nel luogo più brutto della terra. Ma invece di rappresentare il luogo più brutto della terra rappresenta qualcos’altro. E quindi bara.

    Non bara solo filosoficamente, ma anche storicamente. Il suo è negazionismo: nel suo film si fa vedere un Olocausto che non è l’Olocausto. E’ stato un brutto momento storico. C’è stato odio e violenza. Un momento brutto come ce ne sono stati tanti. Il film mette la parola fine: è stato un brutto momento, ed è passato. Ne da una visone consolatoria. Ne smorza l’impatto sulle coscienze. Questo, per me, è essere negazionisti.

    Avrebbe potuto mettere in scena un qualsiasi sterminio della storia, visto come lo rappresenta. Ma non lo fa, sceglie proprio quello. Perché fa “audience”.

    Ricordo una dolorosa vignetta di Spiegelmann con uno dei suoi topi con l’abito da internato di Auscwhitz, tristissimo, con la statuetta dell’Oscar in mano. Denby scriveva:

    “E’ uno dei film meno convincenti e più auto-congratulatori mai girati. Quando l’ho visto lo scorso ottobre, la risata mi è morta in gola. Sono uscito dal cinema sentendomi terreo, come se mi fosse stata scippata l’anima”.

    Benigni “sa sicuramente che un bambino che entrava a Auschwitz veniva immediatamente messo a morte, che in ogni campo la gente veniva picchiata e umiliata a caso”, ha scritto il critico. “Però non ci mostra niente di tutto questo. In definitiva protegge il pubblico così come Guido, il suo protagonista, protegge suo figlio. E finisce che ci tratta tutti come bambini”. Denby non ha negato lo straordinario successo del film e ha una sua spiegazione: “Suggerisce che il pubblico è stanco dell’Olocausto, che è nauseato a morte dalla sua infinita capacità di disturbare”. E Life is Beatiful è “una forma benigna di negazione dell’Olocausto. Il pubblico esce dal cinema sollevato e felice e premia Benigni per avergli consentito finalmente di evadere”.

  14. La vicenda critica del film è nota, io mi schiero come s’è visto tra i detrattori, il dibattito s’è svolto tutto all’epoca, ecco qui un bel riassunto ^^

  15. lol, ma io ti amo XD

    per il commento alla locandina, non avendo visto il film (ed essendo in dubbio sull’opportunita’ di farlo, altrimenti non sarei qui a leggere recensioni prima di avere la mia idea ^^) e’ l’unica cosa su cui posso pronunciarmi… ^^

    Misato-san

  16. OFF TOPIC: Dispetto. Io ho già visto ELIZABETHTOWN. Proiezione per la stampa nella saletta privata della Universal Italia.

    Se ti incuriosisce, la mia recensione è QUI.

    Ma non leggerla se non vuoi perderti la sorpresa di vederlo.

    Film consigliato.

    Ma poi tu non sei stato a Venezia quest’anno?Dovresti averlo visto ancora prima di me. :D

  17. utente anonimo on 25 ottobre 2005 at 08:54 said:

    E’ sempre una soddisfazione leggere tali parole sui film italiani.

    Jiro

  18. 1. Quando ho visto La vita è bella ero ancora troppo giovane per quest’interpretazione. Grazie Gokachu.

    2. La tigre e la neve non l’ho visto. E penso che non lo vedrò almeno fino all’home video. Benigni mi ha altamente rotto i cosidetti con le sue boiate sull’amore universale, il “volemosse tutti bene”, ecc ecc.

    3. Ottima recensione, come sempre.

  19. OT:

    otto pallette in arrivo



  20. beh “approfitattore dell’olocausto” mi pare un po’ grossa. Allora anche Chaplin si è approfittato delle repressioni naziste ^^;

    Ciaoo Rob

  21. utente anonimo on 25 ottobre 2005 at 13:25 said:

    concordo con Gokachu in tutto e per tutto. L’operazione di Benigni ne La vita è bella è stata bassissima, e squalliduccia.

    Andrea

  22. utente anonimo on 25 ottobre 2005 at 16:07 said:

    In linea di massima condivido quello che hai scritto, anche se non con tutta questa drasticità.

    La locandina è veramente oscena, ma di solito l’abito non fa il monaco … appunto, di solito!

    E anche sulla Braschi è meglio sorvolare … concordo appieno con chi nei commenti ha sostenuto che in altri film sa recitare e con Benigni proprio nun glia fà … almeno qui passa buona parte del film senza dire nulla.

    Per quanto riguarda il commento su “la vita è bella come approfittatore dell’olocausto”, mi sento di censurarlo (ottimo l’esempio su Chaplin) in quanto lo spirito che viene dato al personaggio è quello spirito che ha permesso di andare avanti ai sopravvissuti e che ci viene tramandato anche nei romanzi di Levi.

    edo

  23. Chaplin ha detto, dopo la guerra, che se avesse saputo cosa succedeva in Germania davvero, non avrebbe girato Il Grande Dittatore.

    E comunque a un film bello perdono tutto; Benigni avrebbe potuto fare un bel film filonazista e probabilmente non mi sarei lamentato. Invece i film brutti devono sottostare alla dura legge dell’etica.

  24. P.S. Lo spirito che anima il personaggio nel film non è affatto quello che ha permesso ai sopravvissuti di sopravvivere. Rileggersi il capitolo 9 di “Se questo è un uomo”.

  25. Suvvia Goka, Hero non t’è piaciuto perché era reazionario.

    Quanto alla diatriba Benigni, sto cercando di riorganizzare i pensieri. Devo dire che, a parte la vignetta di Spiegelman (che a suo tempo avevo trovato fuori luogo – e che comunque raffigurava un uomo e non un topo) queste critiche a La vita è Bella mi giungono piuttosto nuove. Colpa mia che a suo tempo non m’informavo a dovere. Ci penso su.

  26. Oh bravo. Teniamo separati estetica ed etica, che è meglio. E datosi che “la vita è bella” non ha alcuna pretesa documentaria (come non la hanno i moltissimissimi film che trattano la persecuzione ebraica in maniera edulcorata) non credo che eticamente abbia nulla da rimproverarsi.

    P.S. Poi non è che io straveda questo film, ma mi sembrava esagerata l’accusa di sciacallaggio ^^

  27. Il fatto è che trattare certi argomenti in maniera poco rispettosa e poco veritiera rischia di offuscare una memoria storica già vacua, soprattutto nel caso della Shoah. A quanto ho capito, anche riguardo la guerra in Iraq Benigni fa il furbo e si tiene ben distante dall’esprimere opinioni o dal rappresentare (minimamente) la crudele realtà della guerra.

    PS: Non basta leggere la Divina Commedia per essere poeta. La legge qualsiasi pirla in ogni liceo d’Italia.

  28. No, distinguiamo causa ed effetto. Hero non mi è piaciuto perché è statico come un pezzo di plastica, patinato come Playboy e i suoi personaggi sono appassionanti come merluzzi. Dato che è un brutto film, noto anche che è un film reazionario, e la cosa non è bella, nella Cina di oggi

    Fosse stato un bel film sarei stato zitto al riguardo.

    In quanto al fatto che La vita è bella non sia un documentario, verissimo. E’ un film brutto che fa soldi banalizzando una tragedia, alla faccia della memoria. Per esempio fa liberare Auschwitz dagli americani per compiacere il pubblico più danaroso. Se fosse stato francese, il pubblico più danaroso, avremmo visto Auschwitz liberato dai francesi.

    La cosa non è bella, nell’Europa (e nell’Occidente) di oggi.

  29. Bè, ma non viene mai detto che sono ad Auschwitz. Magari il film si svolge in un campo di concentramento situato, che so, ehm, in Normandia? No, eh?

  30. fosse un forum ti quoterei!

  31. d’accordo con gokachu (anche se a lui probabilmente darà fastidio) sulla rilettura storica di Beningni ne La vita è bella. un baro bello e buono. c’è poco da discutere. una (fastidiosa) pennellata di poesia sull’olocausto. quello che ho scritto di la (“una storia commovente nella quale si riusciva a rileggere l’olocausto attraverso il gioco, facendosi beffe della Storia”) si riferisce a come è stato percepito il film. detto questo l’idea di base del film mi sembra cinematograficamente funzionante (almeno viene portata alle estreme conseguenze e, celando la verità, Beningni muore). la locandina effettivamente è putrida. nessuno si ricorda della canzone alla fine di pinocchio? scritta da cerami? una bombetta…

    FEDEmc

  32. Oibò, e perché mi dovrebbe dare fastidio? ^^

  33. ho sbagliato. do fastidio a un altro. scusa.

    Fmc

  34. Mah, secondo me Gokachu ha scritto una serie di boiate incredibili su “La vita è bella”. Comunque lo rigrazio per il link, interessante :)

    Su Pinocchio… mah, a suo tempo non mi aggiunsi al “tiro al bersaglio”. Lui fece delle scelte, tutte personali comprensibili e condivisibili, ma è vero che il film nel suo complesso non funziono’. Lo posso dire ora che, a distanza di anni, non ho mai avuto l’impulso di rivederlo.

    Su Benigni e la divina commedia, penso che l’one-man-show “L’ultimo del paradiso” sia stata una delle cose più belle mai viste tra piccolo e grande schermo.

    Tutto imho.

  35. utente anonimo on 30 ottobre 2005 at 17:08 said:

    così la vita è bella sarebbe una cazzata di film, uno sciacallaggio alla storia.. non sono affatto daccordo. chi lo ha detto che tutti i film che trattano di un argomentazione storica e di forte impatto morale debbano essere dei documentari.. c’è una chiave di lettura per tutto, lo sappiamo tutti come è andata la shoah, e tutti sappiamo la tristezza e l’ingiustizia che ci sta dietro, il cinema non è solo informazione, il cinema deve emozionare, è emozione, io alla vita è bella ho riso ed ho pianto, ed è una componente in un film che non sottovaluto affatto. Se voglio informazioni obbiettive su come andò la storia, cerco negli archivi dell’istituto luce, o mi informo su fonti obbiettive.. non cerco informazioni certo in un film, che in quanto tale ha sempre poco di obbiettivo, non facciamo i moralisti del cazzo, e cerchiamo di capire il modo in cui le cose vanno viste, ogni cosa dalla sua angolazione. credo sia un elogio ai sentimenti, e dal punto di vista tecnico nonha niente di scontato, e fila che è un piacere.. io l’homolto apprezzato.

    pinocchio, è vero, non è niente di eccezionale, anche se secondo me lui ha voluto lasciare inalterata la storia, come giustamente si fa quando si rivisitano le grandi opere, cmq non cambia che è troppo pieno di benigni/clichè.. lo trovo tra il sufficien/mediocre, non ha innovazione sulla storia che già conosciamo, beh allora che senso ha farlo.

    la tigre e la neve non l’ho ancora visto ma ci andrò, tutti i pareri che ho sentito avevano poco di buono.. saluti e complimeti sinceri per il blog.

    MeloMotta

  36. Avevo scritto un lungo comemnto articolato ma il defacing di splinder me l’ha bruciato. Diciamo che lo posso riassumere cosi’: moralista del cazzo tua sorella.

  37. utente anonimo on 1 novembre 2005 at 18:01 said:

    ci sono sempre diverse angolazioni da cui guardare un film, e secondo me “la vita à bella” non è uno di quei film da guardare dal punto di vista storico.. è da un pò che non lo guardo, ma mi sembra che il suo punto di forza sia proprio la capacità di tenere fuori la violenza dal film nonostante il tema trattato..

    a me la tigre e la neve è piaciuto.

  38. Che poi l’orrore non viene nemmeno negato del tutto allo spettatore: c’è almeno una scena della vita è bella in cui Benigni si trova di fronte a un mucchio di cadaveri ammonticchiati… se non è orrore questo.

    Non ho visto la tigre e la neve, ma spero che ci siano delle scene come queste.

    Ciaoo Rob

  39. ho avuto finalmente il coraggio:debolissimo film, approvo senza condizioni quanto da te scritto

  40. Il film è uno show personale di Roberto, continuamente presente, continuamente al centro dell’azione, continuamente in primo piano: ed è “il solito Roberto”, il clown che conosciamo a memoria, certo bravissimo ma inevitabilmente ripetitivo e prevedibile. Ne “La tigre e la neve” particolarmente difettosa è la sceneggiatura, povera di idee. Difetta anche il coraggio in questa opera. Benigni e Cerami sono notoriamente di sinistra, quindi è intuibile cosa pensino della guerra in Iraq. Ma nel film non c’è una qualsiasi nota polemica, una seppur timida critica all’Occidente (o almeno qualche perplessità): c’è un conflitto, ci sono bombardamenti dappertutto ma nessuno si domanda cosa stia accadendo e perché (e i soldati americani appaiono come dei bonaccioni che difendono gli ospedali e abbassano le armi davanti a un poeta). Certo, il film deve andare in America e quindi… ma quanti film americani hanno polemizzato con i conflitti che hanno visto il coinvolgimento degli USA? Perché oltreoceano si ha coraggio e da noi no?

  41. Oh ragazzi quella è arte. Fa ridere , sorridere; qui l’aspettativa è troppo alta. se andate avanti così e fate paragoni con la vita è bella allora il toscano è meglio che si ritiri.

  42. utente anonimo on 5 luglio 2006 at 01:35 said:

    Ne sono passati di acqua sotto i ponti,ma ho visto il film solo oggi. Kekkoz, per la prima volta non sono daccordo con te. Considero Begnini un Genio-Ingenuo. Nei suoi film non esiste la “cattiveria”. Il Male c’è, ma è soprattutto fisico-materiale. Si percepisce chiaramente che la salvezza è sempre a portata di mano, c’è l’Amore, la Donna-Musa (nessun’altra a parte la Braschi potebbe sostenere una parte del genere), l’Arte e la Poesia perché questa è la Fede che ha ereditato dai grandi del passato come Dante e Petrarca. E’ vero: è totalmente (e fastidiosamente) anacronistico rispetto alla nostra visione del mondo; ma io di un artista apprezzerò sempre e prima di tutto la sua coerenza e la sua fedeltà verso i propri ideali. Per favore non scambiare questo per “egocentrismo che sfiora il delirio d’onnipotenza”.

    T T

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