The face of another (Tanin no kao)
di Hiroshi Teshigahara, 1966
…è passata più di una settimana dall’ormai storico "cineforum snob" di (alcuni) cineblogger bolognesi, e a una tale distanza mi è difficile parlare di Tanin no kao diversamente o tantomeno meglio di quanto già fatto da lui, oppure da lui, o di quello che lui e lui avrebbero potuto dire, quindi non mi resta che aggiungermi al coro degli irrefrenabili entusiasmi, quelli rari di chi si trova davanti a un film mai conosciuto né sentito nominare, di un autore forse spesso accennato ma perlopiù dimenticato, un film di quasi quarant’anni fa ma che anticipa in modo impressionante ossessioni dei decenni successivi, quali l’identità flebile e malleabile del cinema postmoderno, come non rimanere insomma di sasso davanti a un Tatsuya Nakadai che non solo se ne va a spasso bendato come un Claude Rains qualunque, ma che poi si fa impiantare una maschera-faccia-maschera, con conseguente ovvio delirio di identità, quando John Woo non aveva ancora fatto un film e Sam Raimi andava ancora alle elementari, il tutto immerso in un’atmosfera glaciale e inquietante, tra studi medici biancominimali e chiaroscuri espressionisti, un ritmo ipnotico e urla postsurrealiste?
Una mano di plastica che cade e ricade nell’acqua, mentre nelle strade c’è un esercito di uomini, e donne, senza più un volto. Byutifuru.
i commenti per sto film scarseggiano dappertutto…sarà che fra di noi non ce niente da dirsi …sarà che il film è (a gravissimo torto) sconosciuto…
ma non c’era una scena dove lui cadeva per terra?…forse mi sbaglio con il braccio nell’acqua… ^_^
non mi ricordo, sinceramente. dovresti chiedere a checco, che ha la “fonte”…
mano di palstica nell’acqua indimenticabile… l’altra scena non la ricordo… lo rivediamo se volete