Election (Hak seh wui)
di Johnnie To, 2005

Mettiamo subito le cose in chiaro: l’ultimo di Johnnie To è un gran bel film, e rimette da parte i dubbi che la brutta esperienza di Yesterday once more avevano sollevato. Ciò nonostante, non mi posso trattenere dall’ammettere che da Election mi aspettavo di più, e che è un altro il To del mio cuore, quello di A hero never dies, The mission e (per non fare i nostalgici) Throw down. Non che To sia irriconoscibile: la sua firma e il suo stile sono ben distinguibili e ancora altissimi, ma forse mi piace il To più curato, barocco, teorico, e anche (perché no) action che non questo To così serio, dimesso, violento e soprattutto politico.

To è sempre un maestro e tale si riconferma: solo per un paio di sequenze meriterebbe quella valanga di Golden Horses che si è portato a casa. Per esempio il finale, atteso e inaspettato al tempo stesso, dotato di tempi di azione e reazione perfetti, una ferocia e una freddezza incredibili, tanto da ribaltare la mediocrità di alcune scelte precedenti, e tanto da chiarificare senza parole ma con la forza di una pietra sul cranio il discorso politico sulle triadi. Che per tutto il film sono al centro di una sorta di apologia, in quanto organismo democratico all’interno del regime con cui l’ex colonia si trova suo malgrado a convivere da molti anni.

Piuttosto, è l’essere così spezzettato a non giovare al film, e a guastare un po’ la festa. Si seguono le vicende dei due protagonisti rivali e dei molti comprimari senza alcuna fluidità né troppo senso della coralità (a To riescono meglio i duetti e gli assoli, non c’è che dire). All’inizio c’è persino un po’ di noia, anzi troppa. Il film si riprende nettamente nella bella parte dedicata alla ricerca del bastone, feticcio del potere, in Cina. Le questioni etiche, politiche e morali aumentano sempre più, ma il meglio To lo dà comunque in scene come quella del "soldato fedele" (grande mangiatore di cucchiaini) che in mezzo ad una strada difende da solo l’onore e l’immagine della "famiglia".

Quasi quasi sarebbe tutto al suo posto, se non fosse per la sequenza del rito di iniziazione: altrove molto gradita e in effetti un intermezzo alquanto impensabile. Ce la poteva risparmiare: deludente, fastidiosa e inutile, nonostante l’incredibile colonna sonora del film continui a picchiare nei nostri cervelli. Ma poi c’è il finale, che demolisce il senso del sacro con cui i riti delle triadi erano stati ritratti, con un cinismo, con un pessimismo e con una violenza disturbanti e inquietanti.

Aspetto con trepidazione che qualcuno si decida a proiettarlo in Italia, magari non ai primi di Agosto come Breaking news e magari con un doppiaggio che non butti alle ortiche un cast strepitoso, ma, a costo di sembrare uno che cerca il pelo nell’uovo a un film simile, non riesco ancora* ad innamorarmi di lui.

*conto in un futuro ripensamento

15 Thoughts on “

  1. già forse è un po’ troppo parlato e discusso, per certi aspetti ho anche apprezzato la scelta, ma certo è che To ci piace più quando fa altro….

    a me la prima parte invece è piaciuta

  2. a me piace molto anche questo To, ma ammetto che non l’ho apprezzato troppo in film in cui eccede dal versante opposto.

    in generale comunque sono d’accordo con il post, anche se con qualche entusiasmo in più

    Andrea

  3. @murda: sono sicuro che a te è piaciuto Tony Leung, più smargiasso di così! lo voglio negli smargiassi al più presto!

    @andrea: strano, tu sei notoriamente un baroccofilo! comunque nel 2006 usciranno ben tre (…) film diretti To, chissà se dovremo dire addio alla sua splendida vena esagerata…

  4. utente anonimo on 23 gennaio 2006 at 21:27 said:

    beh, non è la prima volta che To cambia radicalmente stile…lo ha sempre fatto e continuerà a farlo.

    D’accordo con tutto quello che scrivi, è giusto sottolineare però che il girato del film sarebbe bastato per fare un film di quattro ore, il montaggio che circola pare non sia un director’s cut, e si vede.

    Il personaggio di louis koo appare e scompare, e della parte di cherry ying (che donna!) non è rimasto nulla.

    Si vocifera damesi che prima o poi possa uscire un director’s cut.

    Secondo me salterà fuori magicamente nel momento in cui uscirà il sequel.

    Vorrei sottolineare comunque la bellezza della prima sequenza, con i boss che discutono delle elezioni, e quella delle casse di legno che ruzzolano.

    lonchaney

  5. sì, si vede.

    se salta fuori una versione più lunga di un’ora (e quindi che sistema la frammentazione eccessiva del film, di cui parlavo) giuro che mi inchino e chiedo perdono.

    le casse che ruzzolano non mi hanno fatto impazzire, il caminetto sì.

  6. pure a me le casse che ruzzolano non hanno fatto impazzire

  7. Credo sia la prima volta che la parola “ruzzolano” compare in 4 commenti consecutivi

  8. sono andato in australia e ho visto uno struzzo lanoso.

  9. utente anonimo on 24 gennaio 2006 at 13:29 said:

    ma gli struzzi ruzzolano?

    e mentre ruzzolano perdono lana o piume?

    l’importante è che non si crei attrito e il ruzzolamento ruzzoli agevolmente.

    5 post, adesso.

    e il primo in cui il termine viene citato due volte.

    segnalo anche la prima apparzione di ruzzolamento e ruzzoli.

    lonchaney

  10. Vado vergognosamente OT, che Election ancora non l’ho visto, e quindi la scheda non la leggo:-)

    Però, voglio farti parlare un pò di musica :-P

  11. Okie, te la passo perchè sei te, e perchè mi hai detto cosa ascolti ultimamente:-)

    P.S.: vai a vedere Art Brut? Io me li perdo, causa esami [e son due - il FFF e gli Art Brut - sarebbe l'ora di finirla].

  12. cascasse il mondo ci vado, a vederli.

    (che poi lo so che andrò al Covo e non riuscirò ad entrare, dal casino che ci sarà)

  13. utente anonimo on 24 gennaio 2006 at 16:36 said:

    dimenticavo la sequenza del semaforo, favolosa: molto PTUesca, nel suo sospendere il tempo, gonfiare la tensione per poi dissolversi in una bolla di sapone.

    lonchaney ruzzolone

  14. ce l’ho qui pronto da un pezzo…

    mi hai dato la spinta decisiva: sta sera lo vedo!

  15. l’ho visto giorni fa, forse è vero è un po’ meno immediato di A hero never dies, però tutta la faida interna alla triade funziona a meraviglia.

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