Masters of horror, #1.10
Sick girl
di Lucky McKee, 2006
Non è il primo della lista dei Masters of Horror, ma anche Lucky McKee è un nome che non ci dice molto: May, il suo unico lungometraggio, ha un certo seguito ed è da qualche parte un piccolo cult, ma è assolutamente inedito in Italia. Ma ora si è molto curiosi di vederlo. Perché se Sick girl dimostra qualcosa, non è forse una perfetta esplicitazione di un teorema, ma sono di certo le curiose doti di abile miscelatore del suo regista.
Che di fronte ad un plot (co-scritto da lui stesso) che mescola ossessioni cronenberghiane a tematiche gender e una sorta di bizzarro lesbo-fly a non sottilissime metafore sociali, decide di condire il tutto con un sugo ironico e grottesco. L’addizione è uguale alla somma degli addendi, niente di più: ma tanto basta a rendere Sick girl il film più gradevole che si possa immaginare da una storia così bizzarra e sbilanciata. Parte tutto in modo così scherzoso e stupidotto, con l’insettologa lesbica e i consigli "male-oriented" del suo collega: chi si immaginerebbe enormi donne-insetto, litri di sangue, gravidanze tanto tenere quanto mostruose?
Le due attrici, recitando sopra le righe come in un fumetto, contribuiscono in grande percentuale alla gustosa graphicità del film: che è vero, slitta un poco in curva, ma azzecca alcuni momenti impagabili e soprattutto riesce a dire una cosetta o due, seppure con una semplicità un po’ naif o forse senza troppa voglia di prendersi sul serio, sull’intimità e sulla diversità. Clap clap.
mi scuso tantissimo per l’assenza degli ultimi giorni. cercherò di rimediare. intanto ora sforno un altro post.
Nel caso possa essere utile:
http://www.cinemavvenire.it/articoli.asp?IDartic=1600
^^
Beh, aancora non ho visto questo, ma c’è da dire che “May” è veramente interessante.
A metà tra Frankenstein e Carrie, propone un ritratto di sociopatica disadattata dotato di inventiva e di un paio di sequenze difficili da dimenticare.
Per tre quarti, il film è una versione più seria, bizzarra e visivamente originale di un classico teenage movie americano, con indizi sparsi un po’ ovunque sulla vera natura del disagio di May e sugli orripilanti effetti che questo produrrà quando il già fragile equilibrio psichico della ragazza crollerà definitivamente.
La sceneggiatura e l’interpretazione degli attori riescono a portare degnamente alla luce la storia di “un’outsider tra gli outsider”, un personaggio che – nonostante le figure atipiche che lo circondano (tra le quali, quindi, May si sarebbe dovuta trovare a proprio agio) e la sua totale disponibilità ad assecondare (anche se in maniera maldestra) i loro desideri – scoprirà quanto ci si possa sentire soli ed incompresi quando la propria diversità risiede nelle pieghe più profonde dell’animo oltre che nel proprio aspetto e comportamento esteriori.
Lo script del film, insomma, riesce nel difficile compito di far vivere in maniera credibile e coerente un mondo in cui una ragazza “strana” viene allontanata dai suoi apparenti simili.
Il regista/sceneggiatore Lucky McKee conduce il ritmo di ‘May’ in maniera ottimamente cadenzata, cuocendo a fuoco lento il montante spirito di risentimento della protagonista in modo da rendere inevitabile e molto efficace l’esplosione di violenza in cui la ragazza verrà trascinata dal succedersi degli eventi.
La protagonista Angela Bettis incarna alla perfezione il ruolo di freak per la quale non si può non nutrire compassione e comprensione, capace di suscitare tenerezza, repulsione e orrore con una gamma espressiva ampia ed una partecipazione convinta ad un personaggio affatto semplice.
Molto bravo anche Jeremy Sisto (Adam), una specie di Jim Morrison della porta accanto (e fan di Dario Argento e dell’horror italiano in generale) che – nel bene e nel male – tiene ancorata May alla realtà dei fatti nonostante sia proprio lui l’oggetto dei desideri e dei sogni della ragazza.
Certamente non un film per tutti i gusti (anzi…), ‘May’ potrebbe sorprendere positivamente chi fosse in cerca di un qualcosa di originale sbucato dal nulla capace di coinvolgere vista ed emozioni senza ricorrere a facili e sterili stranezze registiche e narrative.
Haran Banjo
@gokachu: toh, grazie per il parere autorevole.
dunque, May non è inedito in italia come pensavo? ma perché non ce n’è traccia su film.tv.it, filmup.com, cinematografo.it?
mah!
@Haran Banjo: mi segno questo commento e me lo leggo quando ho visto May. gracias.
Nono, è inedito, su cinemavvnire si recensiscono anche gli ineidti, c’è scritto pure nella recensione che è inedito °°
ah ecco. non ho letto la recensione (non avendo visto il film) e avevo letto distrattamente l’incipit, mal interpretando.
Inquietudini a posteriori.
Visto solo ora, il mio commento se puo’ ancora interessare…
Forse uno degli episodi di Masters of Horror che mi ha gustato maggiormente, tralasciando naturalmente l’atipico esperimento demenziale di Landis e l’inarrivabile Carpenter.
Siamo nel campo preferito da McKee, che come in May mette in scena dei personaggi con piu’ di qualche sfumatura malata, ma all’apparenza normalissimi. A questo punto credo che Angela Bettis, con la sua aria innocente ma inquietante, sia la musa che ispira con successo il regista in storie cosi’ borderline. I rapporti umani non sono mai semplici, e l’espediente horror serve solo a far collassare il conformismo che tiene in piedi l’apparenza dettata dal sociale. Forse ancora gli manca un po’ di coraggio in piu’ per osare, ma il tono sempre leggero e ironico colpisce forte e non rischia mai di annoiare con pesanti retoriche. Basta vedere come la protagonista ricercatrice di insetti venga “raccontata” in poche scene, che ce ne fa affezionare senza utilizzare i soliti flashback o l’altrettanto abusata voce fuori campo. E l’altra meta’ della storia, la disegnatrice sognante, ci viene introdotta altrettanto bene senza praticamente dire nulla.
E quando alla fine il cuore horror dell’opera esce fuori, non si puo’ dire nulla… colpisce duro e non delude. Senza dimenticare la piccola perla animata, una manciata di secondi raccontano splendidamente un sogno surreale ma vivido e colorato come un quadro di Van Gogh.
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