Battaglia nel cielo (Batalla en el cielo)
di Carlos Reygadas, 2005
Ci sono casi in cui è piacevole sentirsi presi per il culo, al cinema: a volte dimostra l’intelligenza o la sensibilità superiore del regista, e il fascino della manifestazione estetica di una *ipotetica* superiorità intellettuale è qualcosa a cui è difficile resistere. A dirla tutta, càpita anche piuttosto spesso, di essere presi per i fondelli al cinema, e altrettanto spesso càpita di gradire la cosa con un sorriso tirato a metà della faccia. Arguzie.
Ma questo non è decisamente il caso, perché Batalla en el cielo, promosso da una campagna pubblicitaria che faceva presa sulle scene di sesso – effettivamente molto esplicite – è un film sostanzialmente inutile, un pacco d’aria fritta e tragicamente noioso ma travestito – e travestito molto bene – da cinema "art house". Ma davvero basta una provocazione davvero forte (come la fellatio che apre è chiude il film) ad innalzarlo sopra la media dei tentativi andati a buca, o è solo – appunto – una vacua e programmatica provocazione, insomma, un mero pompino?
L’impressione è che Reygadas abbia delle cose da dire, e a volte le dica piuttosto benino, con l’aiuto della bella fotografia di Vignatti (che però gioca quasi solo sulle focali corte, e la tattichetta mostra la corda dopo una mezz’oretta) e alle scenografie spoglie, ma anche che queste cose siano decisamente poche. C’è materiale per una ventina di minuti: per il resto, il regista di Japòn si arrabatta a tappare i buchi con lunghissime e inutili panoramiche, che tornano sempre al punto di partenza come se volesse dirci qualcosa o come se volesse dire qualcosa – ma che stanno dove stanno solo per arrivare ai 90 minuti secchi.
Forse per uno spettatore *italiano* è difficile cogliere i mille riferimenti al presente messicano, ma altrettanto difficile è arrivare alla fine del film senza perdere la pazienza. Però almeno una promessa è mantenuta: Anapola Mushkadiz.
Chi usa leziosismi come benino e tattichetta non ha alcuna credibilità.
A me è piaciuto di più.
ma se non metti almeno – che so – una faccina, qualcuno potrebbe pensare che verso di me provi solo astio e disprezzo.
a me è piaciuto di meno. ^^
Che cattivo.
Mi associo a chi mi ha preceduto, e a me è piaciuto ancora di più.
Andrea
Dissento.
“Tattichetta” non è un leziosismo, è neo-neorealismo marcio.
Specie nei confronti del regista di Japòn, uomo reo di avermi fatto lasciare un coglione in sala con l’opera precedente.
(Quello che mi rimane lo tengo stretto, spero capirete)
la segretaria ermafrodita di Kekkoz
Vero. Pessimo e pretenzioso, nonostante le fellatio con profilattico (uniche inquadrature che mi hanno turbato, prevedibilmente. Mi ha fatto sognare di un personaggio dell’ultimo Houellebecq…..). A prescindere dalla prestazione cui sopra non mi sembra affatto particolare neppure la attrice dedicata. C’è -e c’è stato- troppo bel cinema anche in messico per incensare una simile troiata
anche “troiata” è neo-neorealismo marcio? meraviglioso.
grazie anonimo, se sapessi chi sei ti abbraccerei.
azz neanche agli esimi partecipanti marziano-marzulliani non era piaciuto. dunque a volte sono attendibili pure loro…
bella la nuova immagine per il blog kekkoz
a rega…porca puttana!!!ma metti che me lo volevo vede?!?mo cor cazzo che me lo vedo!!!
liberissimo di vederlo, guarda quanto è piaciuto agli altri bloggerz!
Con profilattico?
quello iniziale sembra di sì, quello finale sembra di no.
ehi, ho trovato un nuovo meraviglioso significato?
anch’io non ho gradito.
bella però la musica -e ovviamente la fotografia… ma forse troppo fotografia!
per il “prima-con, dopo-senza”, secondo me è stato solo un… fallo!
…ops!
Chiaretta
Grande kekkoz. Concordo pienamente col tuo giudizio. Stasera mi sono lasciata “fregare” da un’entusiastica recensione di Nepoti, e sono andata a vederlo in un cinemino vicino a casa.
A dir poco pretenzioso. Ho sbadigliato fino alle lacrime per tutto il tempo.
Ottima la fotografia, belle alcune inquadrature. Si e allora? Non basta per fare un buon regista, al massimo per fare un bravo fotografo. E comunque, per chi ha visto solo un paio di mostre d’arte contemporanea, sono cose non già viste, ma straviste.
La tecnica non è tutto, e in un film anche il ritmo vuole la sua parte.
Alcune scene (i dialoghi con la moglie e la scena col benzinaio) mi hanno fatto ripensare ad alcuni film di Kaurismaki. Solo che lui è molto + bravo.
No decisamente non mi è piaciuto
Sara